Watches and Wonders Geneva si avvicina. In attesa di vedere finalmente svelate le novità dei brand espositori, si fanno ipotesi e supposizioni al riguardo – plausibili o meno, spesso più proiezioni del desiderio che concrete possibilità. Ma l’aspettativa è alta soprattutto nei confronti di certi nomi. A cominciare da un marchio simbolo dell’intera industria orologiera elvetica: Patek Philippe. Che oltretutto quest’anno festeggia il centenario dall’introduzione del primo calendario perpetuo da polso prodotto in casa. Un anniversario importante, secondo gli “esperti delle Totonews”, anche se nessuno ha la certezza che sarà effettivamente celebrato. Più sicuri sono invece gli sviluppi del Cubitus, già preannunciati dal Presidente Thierry Stern. Andiamo allora a recuperare la collezione là dove l’avevamo lasciata, nelle tre referenze presentate lo scorso ottobre: il Cubitus 5821/1A e 1AR, solo tempo, e il Cubitus 5822P complicato.
Non credo ci sia bisogno di ricordare lo scalpore provocato al momento del lancio dalla nuova linea, che definire “divisiva” è un eufemismo. Tralascio le sterili polemiche sul design del “Nautilus quadrato” e presto fede alle motivazioni dichiarate dal Presidente in diverse interviste. Si tratta di un linguaggio stilistico, proprio di Patek, smontato e rielaborato. Di un vocabolario personale, decostruito così da poter riutilizzare le stesse parole in altro modo. Quanto alle critiche mosse alla meccanica, l’uso di movimenti rotondi permette di avere una maggiore libertà di dimensioni: la presenza di calibri “di forma” avrebbe condizionato troppo le misure degli esemplari, soprattutto se si vuole avere proporzionalità fra cassa e movimento. Del resto, proprio la speranza di vedere nuovi Cubitus di formato ridotto – o almeno più piccolo rispetto ai modelli attuali – è una delle più sentite per il prossimo Watches and Wonders.
La cassa del Cubitus 5822P
Mentre aspettiamo di scoprire le novità 2025, quindi, credo sia opportuno rinfrescarci la memoria su quanto è in catalogo. Cercherò di essere più sintetica possibile, per i dettagli vi rimando alle didascalie. Facciamo il punto in particolare sul Cubitus 5822P, a mio parere il più rappresentativo della collezione. Un esemplare con grande datario, fasi di luna e giorno della settimana “a salto istantaneo” – poi vedremo cosa vuol dire. Per ora concentriamoci sul design, tanto vituperato ma in realtà risultato di 4 anni di studi (e perfino registrato). La cassa ha una forma estremamente complessa, geometrica, dalle linee nette e decise, sviluppata a partire dal quadrato ma dalla struttura ottagonale e con qualche accenno al cerchio. Caratteristica per le alette laterali aggettanti, gli angoli stondati e le anse centrali.
La cassa, poi, è realizzata in platino, un metallo estremamente duttile, ma con una durezza di 3.5 nella scala di Mohs (quindi un po’ più duro dell’oro e dell’argento, che si attestano sui 2,5/3). Ed è impreziosito da superfici lucide, satinate, spazzolate. Il livello delle finiture è maniacale, come sempre da Patek Philippe e, insieme alla forma, conferma il savoir-faire raggiunto dagli artigiani della Manifattura nella lavorazione dei metalli nobili. Non c’è da stupirsi che il Presidente, in una delle tante interviste, abbia affermato di non voler adottare né ora né in futuro altri materiali, come quelli high-tech. Niente titanio, niente ceramica o carbonio… È comprensibile, viste le capacità raggiunte nei materiali della tradizione: acciaio, oro e platino, appunto.
Il mistero delle dimensioni
Passiamo alla questione spinosa delle dimensioni. Da più parti ho letto “Diametro: 45 mm“. A parte il fatto che parlare di diametro in un esemplare “di forma” non mi sembra sensato, semmai sarebbe più importante sapere la misura del “lato”… Comunque, basta consultare la cartella stampa per chiarirsi le idee: i 45 mm si riferiscono alla diagonale, da ore 10 a ore 4. Ma in geometria la diagonale divide il quadrato in due triangoli rettangoli, che hanno come cateti i due lati e come ipotenusa la diagonale. Dai, il Teorema di Pitagora lo abbiamo studiato tutti, alle elementari: ed è ovvio che l’ipotenusa è più lunga di ciascun lato. E se ne ha conferma anche dagli altri dati dichiarati da Patek. La larghezza della cassa è di 44,9 mm, misurata da ore 9 a ore 3, ma con la corona inclusa (oltre che le alette sporgenti). Per avere la misura del lato, dobbiamo perciò togliere i millimetri di sporgenza della corona.
Ancora, la lunghezza, da ansa ad ansa, è di 44,4 mm: e come lug-to-lug non mi sembra poi esagerato. Quindi per conoscere il lato in verticale dovremmo sottrarre quei 4/6 mm complessivi delle anse. Con questo non voglio sminuire l’importanza della cassa – fosse anche solo 40 mm di lato, sarebbe comunque una bella bestia – ma dire semplicemente che non è così grande come tutti la descrivono. Non so se questa eccessiva percezione sia solo un’interpretazione sbagliata di chi finora ha fatto “informazione”, o se – come sembrerebbe – Patek abbia volutamente confuso un po’ le acque per suscitare clamore. Di certo mi prendo l’impegno di fornire le misure precise dei lati della cassa appena mi capiterà fisicamente in mano un Cubitus 5822P.
Il movimento automatico complicato
E passiamo al movimento, meccanico a carica automatica. Il Cubitus 5822P monta il calibro 240 PS CI J LU, uno sviluppo del celebre 240 ultrapiatto ma che ha richiesto sei anni di elaborazione per la messa a punto del modulo della complicazione. Ovvero: grande datario e fasi di luna coassiali al giorno della settimana. Indicazioni che, a mezzanotte, scattano in avanti velocemente – ecco cosa significa ” a salto istantaneo”. Molto velocemente: in appena 18 millisecondi, a quanto dichiara la Manifattura (e non abbiamo motivo per dubitarne: se raccontasse frottole, sarebbe immediatamente sbugiardata). Si tratta dunque di un sistema che, al momento dello scatto, ha bisogno di una grande quantità di energia, per poter far avanzare non solo la lancetta dei giorni della settimana e il disco delle fasi di luna, ma soprattutto la Grande Date.
Non sappiamo di cosa sia fatto il grande datario, solo che è formato da due dischi complanari di grandi dimensioni. Se anche fosse di un materiale più leggero del consueto ottone (ma la scheda tecnica lo dichiarerebbe), il dispositivo di scatto resterebbe comunque energivoro, soprattutto quando – nel corso del mese – si cambia la decina. Ecco allora che per la gestione dell’energia i tecnici della Manifattura hanno dovuto trovare una nuova soluzione tecnica, oggetto di brevetto. A dir la verità le domande di brevetto che riguardano le modifiche apportate a questo movimento sono ben cinque, cui si aggiungono altri due brevetti depositati nel 2021. Credo che tutto questo già di per sé risponda a quanti accusavano Patek Philippe di non aver sviluppato un movimento appositamente per la nuova collezione. Di fatto, il calibro 240 PS CI J LU è come se lo fosse, un nuovo movimento…
Brevetti del Cubitus 5822P e conclusioni
Queste innovazioni garantiscono in particolare (e cito direttamente il materiale fornito dalla Manifattura) “il perfetto allineamento della grande data all’interno delle due finestrelle in qualsiasi momento, l’assenza del doppio salto delle decine in fase di passaggio della data da 31 allo 01 o in caso di urto, e la possibilità di correggere tutte le indicazioni (comprese l’ora e il giorno della settimana) in qualsiasi momento della giornata, senza correre il rischio di danneggiare il movimento o di sregolare le informazioni”. Per chi volesse approfondire e conoscere esattamente quali componenti del calibro siano coinvolti nei diversi dispositivi, rimando direttamente al sito di Patek Philippe, che esplicita perfino il numero della domanda di brevetto depositata.
Trovate ulteriori informazioni nelle didascalie. Qui mi limito ad aggiungere il prezzo al pubblico del Cubitus 5822P: 89.100 euro. Un prezzo élitario, come sempre nel caso degli esemplari in platino della Maison, siamo tutti d’accordo. Ma che va rapportato al pubblico di riferimento non solo della collezione, ma dell’alta orologeria in generale. Per quanto mi riguarda, non credo che riuscirò mai a comprarmi la Referenza 5822P né gli altri esemplari a tema (anche se dicono “mai dire mai”, ci credo poco). Ma la cosa non vuol dire che non mi interessi saperne di più, capire cosa è stato fatto, cosa c’è dietro o dentro… Al di là dei gusti personali, penso che chiunque sia un vero appassionato possa condividere questa considerazione.