Negli Stati Uniti del sogno americano, nella terra in cui tutti potevano ambire a tutto, ebbe inizio nella metà del XIX secolo una produzione su larga scala di orologi destinati a entrare veramente in ogni casa. Erano lontanissimi i tempi in cui un esemplare meccanico privato era orgoglio e vanto solo di principi e regnanti: non ci fu dimora, per quanto modesta, che non avesse il suo Gingerbread Clock. Il nome, curioso, è legato all’aspetto di questi orologi.
Perché Gingerbread Clock?
Guardando uno di questi orologi frontalmente, la parte decorata lignea, molto caratteristica, è costituita da una sorta di cornice piatta, lavorata a bassorilievo. Le forme e i motivi sono elementari: ricordano le sagome dei biscotti di pan di zenzero (ginger, in inglese), dolci tradizionali natalizi assai comuni nel Nord Europa e negli States.
Per chi li vedeva per la prima volta, l’accostamento ai biscotti era immediato: venne così spontaneo identificare questa tipologia di orologi ai gingerbread. Sono simpatici, nella loro ingenuità: nella decorazione non avevano richiami di tipo religioso, o politico. Erano veramente orologi per tutti. Oltre che Gingerbread Clock, sono spesso anche chiamati Kitchen Clock, orologi da cucina. A dimostrazione del loro rango assai modesto e della loro collocazione nelle case della gente comune.
La struttura
Nei Gingerbread Clocks la cassa vera e propria, che alloggia il movimento e il pendolo, è sempre un parallelepipedo in legno, lavorato molto semplicemente, decisamente rustico. La parte posteriore si apre, per poter accedere al movimento. La parte anteriore è caratterizzata tutt’intorno dalla cornice-fregio, più o meno ricca, che in basso diventa una base di appoggio per la cassa stessa.
Spesso decorata con un bassorilievo, ottenuto ammorbidendo il legno con vapore caldo e pressandolo con opportuni stampi, vista di profilo la cassa rivela la sua esiguità. I legni usati erano diversi: di solito quercia, oppure faggio.
Il quadrante è semplice, in 12: quasi sempre di colore bianco o avorio, nei modelli più economici è realizzato in carta o cartoncino.
Lo sportello anteriore in vetro presenta caratteristiche decorazioni, incisioni eseguite dal retro. Si dividono sostanzialmente in due tipi: realizzate con la tecnica dell’acido, che opacizza la superficie lucente del vetro ottenendo un effetto di monocromia in bianco, oppure dipinte in color oro. Le decorazioni talvolta nascondono parzialmente il pendolo.
La meccanica
I movimenti possono essere del tipo solo tempo, oppure tempo e suoneria. I rintocchi, se presenti, sono ottenuti grazie a gong, cioè molle sonore di forma circolare percosse da martelletti.
La carica è a chiave, dal quadrante, tipicamente di 8 giorni. L’energia necessaria al funzionamento è fornita da una molla.
I componenti, semplici, sono in ottone tranciato e lavorato industrialmente, secondo una ingegnerizzazione del prodotto volta a due precisi scopi: la riduzione dei costi di produzione e una buona robustezza del prodotto finito.
La struttura e la costruzione dei movimenti dei Gingerbread Clock sono di evidente derivazione germanica, così come l’uso dei gong ricorda le pendole viennesi Biedermeier e le loro consorelle austro-ungariche. In qualche modo, ne rappresentano l’evoluzione: non un miglioramento in termini di qualità o precisione, bensì una rivisitazione volta a semplificarli al massimo, per ridurre i costi alla fonte e garantire prezzi di vendita molto bassi.
I Gingerbread Clock, un tema sentito
Nel XIX secolo l’orologeria meccanica conobbe una svolta epocale. Pur continuando a esistere e a prosperare i produttori di altissima e alta gamma, nacque il concetto di “orologio per tutti“. Per la prima volta, si riuscì a offrire degli esemplari ragionevolmente precisi e robusti a un prezzo davvero accessibile a tutte le tasche.
Immediato il confronto con l’orologeria da tasca: attraverso i Roskopf – minimalisti, essenziali, dal prezzo irrisorio – per la prima volta chiunque poteva avere un orologio personale. Analogamente, in ambito domestico e sul territorio americano, i Gingerbread Clock ebbero un successo enorme.
Furono quindi sviluppati in innumerevoli varianti, nelle dimensioni come nella decorazione della cornice lignea o nell’eventuale grafica del vetro anteriore. Ne esistevano di qualità più elevata, destinate a un pubblico borghese: la cassa era in legno più pregiato, le lavorazioni del vetro più raffinate. Grandi o piccole, sono comunque rappresentative di una tipologia facilmente identificabile, ancora oggi presenti nelle aste minori, nei negozi di piccolo antiquariato e nelle vendite online.
I produttori
Per una serie di ragioni che qui sarebbe lungo elencare, dal 1850 in poi negli States proliferarono i fabbricanti di orologi di basso costo, soprattutto nel Connecticut. Erano orologiai che producevano con tecniche di grande serie, semplificando al massimo ogni lavorazione ed eliminando i costi superflui, e che giunsero a produrre milioni di pezzi l’anno. Lo Stato del Connecticut, grazie alla presenza di queste aziende, fu soprannominato American Switzerland, la Svizzera americana.
Grande fu il numero delle aziende che tentarono la fortuna nel settore. Con il passare del tempo alcune si dimostrarono più forti e finirono per conquistare la maggior parte del mercato. Di conseguenza, i produttori di maggior successo assorbirono quelli minori, secondo una nota legge dell’economia. I grossi gruppi non producevano solo Gingerbread Clocks, ma orologeria in generale. Le aziende migliori offrivano anche orologi di qualità superiore, naturalmente a costo adeguato. Tra i marchi più noti si possono ricordare, senza pretesa di essere esaustivi: Ingraham, Ansonia Clock Company, Seth Thomas, New Haven Clock Company e Waterbury.
I Gingerbread Clock erano spesso firmati sul quadrante. Sovente, sul retro della cassa erano incollate etichette di carta con il nome e i recapiti del produttore, il modello e talvolta l’anno. Alcuni apponevano sul retro anche un foglietto stampato, su cui erano riportate sommarie istruzioni e qualche consiglio per la corretta manutenzione.
La fine di una moda e il collezionismo
La produzione dei Gingerbread Clocks raggiunse l’apice, numericamente parlando, tra il 1880 ed il 1910. Poi, con il 1920, divenne più rarefatta, fino a estinguersi nel giro di qualche anno, anche a seguito delle mutate richieste del mercato successive alla Prima Guerra Mondiale.
Comunissimi negli Stati Uniti e in Canada, i Gingerbread Clock sono meno frequenti in Europa e scarsamente rappresentati sul mercato italiano. Data la loro modestia, spesso non sono neppure considerati degni di un restauro o di un intervento di pulizia e manutenzione. Ribadisco, comunque, che sotto la denominazione comune rientrano diverse classi di realizzazione e che i modelli di migliore qualità sono comunque meritevoli di attenzione.
Anche se molti andarono distrutti nell’ultimo secolo, la produzione fu così vasta che negli Stati Uniti è ancora facile reperirli. Se necessitano di manutenzione, il loro prezzo è irrisorio, quasi simbolico. Qualche volta, soprattutto sui siti di e-commerce, si trovano esemplari in cui la meccanica originale è stata sostituita da movimenti al quarzo. Qualora voleste avventurarvi in un acquisto, chiedete espressamente foto del movimento: potrete così evitare sgradevoli sorprese.