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Il Museo dell’Orologeria di Sedrina. “Il tempo e i suoi orologi”

A circa 15 chilometri da Bergamo, in direzione nord, lungo la strada che porta in Valle Brembana, si trova Sedrina. Da poco più di un anno è stato inaugurato un piccolo, ma assai ricco museo privato, dedicato all’arte dell’orologeria. In una casa antica in via IV Novembre 6, al piano terra, è possibile ammirare oltre cento esemplari, realizzati tra il XV secolo e la metà del ‘900. Parliamo del Museo dell’Orologeria di Sedrina, costituito dagli orologi della collezione Sonzogni, che Ivano Sonzogni, orologiaio e attuale curatore con il figlio Antonio dell’esposizione, mi ha illustrato con passione e competenza. L’esatta denominazione del Museo è Il Tempo e i suoi orologi. A dimostrazione dell’interesse suscitato dalla raccolta, i visitatori sono già migliaia, provenienti anche da altre regioni e dall’estero.

Una passione con radici antiche

Lancette e ingranaggi sono nel Dna della famiglia: già il nonno di Ivano, Battista, e i suoi fratelli erano orologiai e restauratori di orologi da torre. La famiglia è originaria di Maroncella, una frazione di Brembilla (nella valle omonima, sempre in provincia di Bergamo), che gravitava però su Sedrina. Un mestiere che dal nonno è passato al figlio Antonio e da questi ai due nipoti, i fratelli Ivano e Mauro. Questa terza generazione gestisce da molti anni una bottega di orologeria e restauro nel non lontano centro di Villa d’Almè.

Fu nonno Antonio il primo in famiglia a pensare di raccogliere gli antichi movimenti degli orologi da campanile, spesso rottamati per essere sostituiti da sistemi elettromeccanici prima, e in seguito elettronici. Una quarta generazione, rappresentata da Antonio, figlio di Ivano, prosegue la tradizione orologiera di famiglia.

Il Museo dell’Orologeria di Sedrina: un’esperienza incredibile

Quando si entra nella prima sala, si è accolti dal ticchettio di decine di orologi da torre, tutti funzionanti: una visione quasi surreale. L’impatto è notevole. Se ultimamente è di gran moda offrire nei musei esperienze “immersive”, con effetti visivi e sonori artificiali, qui la cosa è diversa. Nessuna simulazione: i suoni, i movimenti dei pendoli, i rintocchi delle campane sono reali, e l’effetto, naturalmente, ben altra cosa.

Partendo dagli esemplari in ferro forgiato, più antichi, è possibile seguire tutte le tappe dell’evoluzione della meccanica dell’orologeria monumentale. Caratteristica notevole della raccolta è la presenza di un buon numero di esemplari bergamaschi. Alcuni sono singolari per le soluzioni tecniche e per le peculiari caratteristiche strutturali. Ben rappresentata è anche la produzione, iniziata nell’800, dei Frassoni di Rovato Bresciano, la cui lunga e complessa storia aziendale meriterebbe una trattazione separata.

Frassoni fu il massimo produttore industriale di grandi orologi in Italia, tra ‘800 e ‘900, arrivando ad espandere le proprie capacità produttive fino ad avere 150 dipendenti e persino una fonderia interna. Fu l’unica azienda italiana del settore in grado di competere, per produzione e qualità, con i migliori produttori d’Oltralpe.

Orologi nostrani, orologi forestieri. Non solo da torre

Se visitare il Museo dell’orologeria di Sedrina è un’occasione unica per esaminare da vicino un gran numero di pezzi prodotti tra Bergamo e Brescia, non mancano gli esempi di altre manifatture. L’appassionato troverà pezzi provenienti da altre regioni italiane, oltre che esempi della produzione tedesca e francese.

Caratteristica comune a tutti gli esemplari è il fatto di essere stati restaurati ed essere perfettamente funzionanti. Dalle imponenti strutture a gabbia di ferro forgiato fino a insolite variazioni sul tema dei telai a doppio portale o dei flatbed, dal telaio orizzontale in ghisa, per ognuno Ivano ed Antonio illustrano peculiarità e caratteristiche al visitatore interessato.

Una saletta attigua è il regno dell’orologeria domestica e di piccole dimensioni. Una cinquantina di pendole e una trentina di orologi da tasca sono esposti in questo locale, la cui parte centrale è occupata da ben tre banchi completi da orologiaio. Raccogliendo antiche attrezzature, i Sonzogni hanno potuto ricostruire tre postazioni-tipo: una per il ‘700, una per il ‘900 ed una che ricostruisce il posto di lavoro di un orologiaio del Duemila. Una bella raccolta di libri e volumi specialistici testimonia la passione e lo studio che i curatori e proprietari del Museo dedicano ai loro esemplari.

Un museo in evoluzione

Inaugurato nel 2024, il Museo dell’Orologeria di Sedrina è una realtà viva. Ivano Sonzogni mi ha voluto svelare in anteprima le novità in arrivo. «Stiamo allestendo nel sotterraneo uno spazio che ricostruirà fedelmente l’interno di una fucina e di un laboratorio in cui anticamente si costruivano gli orologi da campanile», ci ha confidato.

«Avremo torni, incudini, attrezzi, tutto ciò che serviva per produrre i grandi esemplari, grazie al recupero di attrezzature d’epoca, cui abbiamo evitato il triste destino della dispersione». Non si sa ancora quando questa nuova sezione sarà inaugurata, ma di certo aggiungerà un ulteriore elemento di attrazione, che non mi risulta essere presente in analoghi musei italiani.

Come visitarlo?

Il Museo dell’Orologeria di Sedrina è solitamente aperto al pubblico la domenica mattina, ma è possibile concordare visite su appuntamento. Essendo una struttura privata, è sempre consigliabile contattare per tempo i curatori, al numero 327 017 9127, per verificare gli orari e avere conferma della possibilità di visitarlo. Il biglietto d’ingresso è di 3 euro. Potrei raccontarvi molto di più, ma non voglio anticipare altro, per non privarvi del piacere di una visita che vi lascerà, ne sono certa, stupiti e soddisfatti.