Approfondimenti

Excalibur Spider Flyback Chronograph, la tecnologia Roger Dubuis

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Chi ricorda il Monovortex™ Split-Seconds Chronograph? Il concept-watch presentato nel 2023 da Roger Dubuis a Watches and Wonders Geneva, simbolo dell’Hyper Horology™ perseguita dall’allora Ceo Nicola Andreatta. Un concetto che rendeva bene l’idea di spingere l’orologeria oltre i limiti, per trovare soluzioni sempre nuove in fatto di materiali, tecnologie, metodi di costruzione. Bene. Quel cronografo sdoppiante, ipertecnico per quanto era ricco di innovazioni e peculiarità meccaniche, l’estate successiva trovò un discendente diretto nell’Excalibur Spider Flyback Chronograph. Un altro cronografo, questa volta con funzione flyback, che vedeva applicate nella pratica alcune caratteristiche sperimentate nel precedente pezzo unico.

Realizzato con la cassa XL in carbonio e un total look nero, appena illuminato da flash rossi, quell’esemplare tradiva una chiara ispirazione all’ingegneria delle super-car. Tant’è che nel 2024 conobbe un seguito dedicato alla Lamborghini Squadra Corse, nella palette cromatica della SC63 – Verde Mantis, Nero Noctis e Tricolore -, la vettura con cui la scuderia partecipò alla 24 Ore di Le Mans. In edizione limitata di 88 esemplari, era in vendita come il predecessore esclusivamente nelle boutique monomarca. Quest’anno l’Excalibur Spider Flyback Chronograph ritorna quindi con un nuovo habillage, sempre molto sportivo ma dallo stile meno estremo, più “cittadino”. Con la cassa in oro rosa, come i dettagli sul quadrante, sempre in tiratura limitata di 88 esemplari, ma non più come esclusività boutique.

Il quadrante multilivello

Che poi definirlo “quadrante” non sarebbe propriamente corretto, non nel senso letterale del termine: il quadrante vero e proprio è ridotto all’osso, alla flangia periferica in cui si trovano gli indici. Qui invece è sostituito dalla visione dei componenti del movimento, completamente scheletrato e organizzato su diversi livelli. Ma al calibro meccanico arriveremo dopo, gradatamente. Qui preferisco descrivere ciò che si vede dall’esterno, dal cosiddetto quadrante appunto, perché mostra la prima delle innovazioni fondamentali contenute nell’Excalibur Spider Flyback Chronograph. Quindi andiamo oltre i ponti e le strutture architettoniche che lo compongono e guardiamolo con attenzione.

A ore 6 è evidente la ruota a colonne (ne riparleremo altrove), a ore 3 si trova il bilanciere (idem), a ore 12 si intravvedono i due bariletti, a ore 3 il contatore dei minuti crono… Ecco, ci siamo: il contatore dei minuti crono è molto strano, ha una struttura quasi tridimensionale. I tecnici di Roger Dubuis l’hanno chiamato RMC, acronimo che sta per Rotating Minute Counter (contatore rotante dei minuti), che però non restituisce la complessità della costruzione. Si tratta comunque del primo dispositivo dell’orologio derivato direttamente dal Monovortex Split-Seconds Chronograph, per il quale la Manifattura ha depositato domanda di brevetto. Provo a spiegarvelo in modo semplice, comprensibile a tutti.

Una complicazione nella complicazione

L’RMC ha gli indici delle unità fissi (da 0 a 9, con quattro cifre in rilievo) che si leggono sulla destra, lungo un settore di 120°. Invece a sinistra ci sono i numeri delle decine (0-1-2), posti su tre lancette satellite. Immaginiamo di avviare il cronografo: man mano che il tempo passa, i satelliti ruotano in senso orario e, quando si ferma la misurazione, vanno a comporre il numero dei minuti trascorsi. Ma non finisce qui. I satelliti non ruotano in modo complanare: quello che riporta la decina corretta è sollevato rispetto agli altri due (uno visibile, l’altro nascosto), così da indicare più agevolmente la lettura. Per questo motivo la Manifattura definisce l’RMC “di forma isotossale”: un termine che deriva dal greco τοξον e significa arco, proprio come la figura a parabola formata dalla traiettoria di ciascun satellite.

È chiaro che l’RMC così concepito comporta implicazioni e difficoltà costruttive che si sommano a quelle solite del cronografo, per esempio la collocazione fisica dei componenti aggiuntivi o un maggior consumo di energia rispetto a una semplice lancetta. E poi c’è la complicazione dichiarata già nel nome dell’orologio: la funzione flyback. Che, è sempre bene ricordarlo, abbrevia la normale successione di operazioni del cronografo (avvio – stop – rimessa a zero – riavvio), in modo tale che l’azzeramento e il nuovo avvio siano istantanei. Nata in ambito militare, risulta tuttora utile quando si vogliono misurare degli eventi che avvengono in rapida successione.

Il calibro RD780SQ

A questo punto è proprio ora di dare spazio al movimento dell’Excalibur Spider Flyback Chronograph. Ovvero al calibro RD780SQ, versione scheletrata (come le lettere nel nome lasciano intendere) del movimento montato nel modello del 2023 e come quello ovviamente realizzato in casa. In realtà sembra identico al predecessore: sempre a carica automatica e dalla costruzione integrata, come quello presenta alcune particolarità degne di nota. Prima di tutto il dispositivo che controlla le leve del cronografo: la ruota a colonne (cui già accennavo prima). Fra i vari sistemi di gestione delle funzioni crono, sicuramente quello più costoso e raffinato.

La ruota a colonne aziona il cronografo in maniera fluida e reattiva, e restituisce una sensazione più “morbida” quando si fa pressione sui pulsanti. ln questo caso, poi, ha un innesto verticale, che permette un avvio più preciso del cronografo ed evita oscillazioni o sfarfallamenti della lancetta centrale dei secondi crono. Proprio per questo, i tecnici della Manifattura hanno messo a punto anche un “sistema frenante” SBS, sigla che ricorda quella delle automobili. Qui però sta per Second Brake System ed è un componente integrato nella frizione verticale proprio per dare maggiore stabilità alla lancetta dei secondi. Poco si conosce al riguardo, se non che anch’esso è in attesa di brevetto.

Altra caratteristica da citare è poi la Cryptodate – o cripto-data, se preferite. Non so se l’avete notata a ore 6, sotto la ruota a colonne. Difficilmente cattura l’attenzione: un po’ per la quantità di elementi presenti sul quadrante, un po’ per come è fatta. L’anello del datario, infatti, non riporta come al solito il numero stampato su fondo bianco o nero. È invece direttamente “ritagliato”, traforato all’interno (non mi stupirei se fosse inciso al laser) con un carattere modernissimo, e poggia su un segmento chiaro per poter essere visualizzato meglio. Niente di tecnologicamente rivoluzionario, certo, ma è comunque un altro dettaglio che contribuisce all’identità dell’Excalibur Spider Flyback Chronograph. Sul quale ci sarebbe ancora molto da dire, riguardo al bilanciere, ai bariletti, alla scala tachimetrica… Ma non vorrei esagerare. Trovate tutto nelle didascalie.