17 aprile 1970. Alle 18.07.41 Gmt, l’Apollo 13 ammarò nell’Oceano Pacifico, a sud-est delle isole Samoa americane. Terminava così la missione che avrebbe dovuto portare l’Uomo sulla Luna per la terza volta – senza però riuscirci, a causa di un guasto tecnico. Oggi, esattamente 52 anni dopo, Omega commemora l’evento che lasciò il mondo con il fiato sospeso per giorni interi. Del resto, se ci fu un lieto fine, lo si deve anche al Moonwatch al polso degli astronauti. Tant’è che poco dopo la Maison di Biel ricevette il Silver Snoopy Award, l’alta onorificenza assegnata a membri e fornitori della Nasa distinti per meriti nei voli spaziali. Un riconoscimento che ha dato vita a vari esemplari dedicati, chiamati appunto Speedmaster Snoopy Award (et similia). L’ultimo dei quali ha visto la luce due anni fa, in occasione del 50° anniversario dell’impresa.
Una disavventura memorabile
Ma vediamo di chiarire meglio i contorni della vicenda (quanto qui esposto deriva da un resoconto ufficiale, accessibile a tutti sul sito della Nasa). L’Apollo 13 fu lanciato dal Kennedy Space Centre l’11 aprile 1970 alle 20.13. L’equipaggio era composto dal James Arthur Lovell, comandante; John Leonard “Jack” Swigert, pilota del modulo di comando Odyssey; e Fred Wallace Haise, pilota del modulo lunare Aquarius. Dopo quasi 56 ore di volo, al termine di una trasmissione televisiva, cominciarono i primi segnali di malfunzionamento, subito seguiti da un forte botto. Un cortocircuito aveva provocato un’esplosione che mise fuori uso due dei tre serbatoi a ossigeno e danneggiò diverse parti del modulo di servizio.
Non è questa la sede per raccontare nei dettagli le fasi concitate successive all’incidente. Ma fu in questa occasione che Lovell pronunciò la celeberrima frase: “Huston, abbiamo un problema”. A dire il vero, nella realtà il comandante usò un tempo passato (“abbiamo avuto un problema”). Ma alla storia è passata la versione detta da Tom Hanks, nei panni di Lovell nel film Apollo 13, del 1995, diretto da Ron Howard. Senza dubbio il tempo presente voluto dagli sceneggiatori era molto più incisivo di quanto detto effettivamente.
In breve, risultò chiara l’estrema gravità della situazione. I tre astronauti erano a bordo di una navicella sparata nello spazio a gran velocità, privata delle riserve di ossigeno e con una strumentazione in parte guasta. La Nasa cambiò quindi le proprie priorità: annullò la missione sulla Luna e si concentrò sul modo per far tornare indenni sulla Terra i suoi ufficiali. I tecnici di Huston decisero quindi di utilizzare il Lem come “scialuppa di salvataggio”. E dovettero di conseguenza affrontare una serie di problemi per trasformare un mezzo pensato per l’allunaggio di due persone in un efficiente veicolo di controllo. Sebbene fortuito, dato che i tre vissero per gran parte del tempo nello spazio ristretto, al buio e con temperature vicine allo zero.
Salvifico Moonwatch
Ma il tema principale era come far rientrare Apollo 13, quale sistema di propulsione utilizzare, quale traiettoria seguire. In soldoni, si decise quindi di sfruttare l’attrazione gravitazionale della Luna per “prendere la rincorsa” fino a tornare nell’orbita della Terra senza l’uso dei motori. (Chiedo venia agli esperti per la superficialità e l’eccessiva semplificazione del discorso; lo stesso vale del resto per l’intero testo). Se tutto fosse andato liscio, gli astronauti avrebbero quindi continuato il loro viaggio verso la Luna, le avrebbero girato intorno e, nel giro di qualche giorno, sarebbero rientrati “a casa”. Dovettero però cambiare rotta per tornare alla cosiddetta traiettoria di ritorno libero, per cui si servirono eccezionalmente del motore del modulo lunare.
Lo stesso motore del Lem fu acceso anche per un’ulteriore correzione di rotta “in corsa”. Come ricorda la cartella stampa Omega, “la missione si era allontanata dalla traiettoria di circa 60/80 miglia nautiche. Di conseguenza il modulo sarebbe rientrato nell’atmosfera terrestre con l’angolo sbagliato e sarebbe rimbalzato nello spazio senza alcuna possibilità di recupero. Quindi, per correggere manualmente la rotta della navicella, era necessaria una combustione di carburante di 14 secondi esatti. Semplicemente non si potevano commettere errori. Privati dei loro timer digitali, il pilota del modulo Jack Swigert utilizzò il suo Speedmaster per cronometrare l’accensione; mentre il comandante James Lovell pilotò la navicella affidandosi all’orizzonte terrestre come punto di riferimento”.
In realtà, le correzioni di rotta dopo il passaggio sul lato oscuro della Luna furono almeno due, e penso che in entrambi i casi il Moonwatch abbia giocato lo stesso ruolo cruciale. Sta di fatto che dopo 5 giorni, 22 ore, 54 minuti e 41 secondi, la missione si concluse felicemente. E l’utilità dello Speedmaster, un cronografo meccanico che in quell’occasione dimostrò tutta la propria affidabilità e precisione, fu poi riconosciuta con il premio dello Snoopy d’argento. Che Omega ricevette il 5 ottobre 1970.
Lo Speedmaster e lo Snoopy Award ieri
Istituito nel 1968, il Silver Snoopy Award era stato creato dalla Nasa dopo il completamento dei progetti Mercury e Gemini, per promuovere la sicurezza dei voli spaziali. L’idea di era venuta ad Al Chop, direttore dell’ufficio per le relazioni pubbliche del Manned Spacecraft Center (oggi Lyndon B. Johnson Space Center); che con lo Snoopy Astronauta intendeva premiare i contributi eccezionali di dipendenti e supplier della Nasa. E trovò Charles Schultz, il papà dei Penauts, più che d’accordo. Convinto sostentiore del programma spaziale, il designer non solo permise l’utilizzo di Snoopy gratuitamente, ma realizzò di propria mano l’immagine della spilla d’argento del premio.
E la stessa effigie ritorna anche negli Speedmaster Snoopy Award. Per sottolineare il grande onore ricevuto, il marketing di Omega negli ultimi decenni ha infatti creato tre modelli a tema. Uno nel 2003, l’altro nel 2015, l’ultimo nel 2020. I primi due rigorosamente in tiratura limitata, ormai diventati oggetto del desiderio dei collezionisti.
Il primo, lo Speedmaster Professional “Snoopy Award Limited Edition”, è stato prodotto in 5.441 esemplari, un numero ricavato dalla durata della missione. L’aspetto è quello tipico del Moonwatch: cassa di 42 mm in acciaio lucido dalle anse sfaccettate, lunetta in alluminio con scala tachimetrica, vetro in esalite e quadrante nero. Nel contatore dei secondi continui spicca però la patch a colori del premio – completa di motto: “Eyes on the Stars” -, che ritorna anche sul fondello in vetro zaffiro. Il movimento era il “classico” calibro 1861: versione riaggiornata dell’originale calibro 861 e come quello a carica manuale.
Il secondo, lo Speedmaster Apollo 13 Silver Snoopy Award, fu prodotto in 1.970 esemplari per il 45° anniversario della missione. La cassa in acciaio di 42 mm di diametro montava il consueto calibro 1861, era equipaggiata dalla lunetta in ceramica e si allacciava al polso con un cinturino in nylon. Il quadrante però era bianco, ispirato alle comic stripes stampate sui quotidiani, ed era decorato con uno Snoopy dormiente in Super-LumiNova nel contatore al 9. In più riportava due ironiche frasi in inglese: “Cosa potresti fare in 14 secondi?” accanto alla minuteria – chiaro riferimento alla correzione di rotta durante il rientro dell’Apollo 13; e “Il fallimento non è un’opzione”, pronunciata dall’attore Ed Harris che interpretava il direttore di volo nel film di Ron Howard. Particolare il fondello in argento smaltato (che descrivo nelle didascalie).
E lo Speedmaster Snoopy Award di oggi
Infine, il più recente Speedmaster Co‑Axial Master Chronometer Chronograph “Silver Snoopy Award”, che per comodità definisco semplicemente Speedmaster “Silver Snoopy Award”. Anch’esso con cassa in acciaio di 42 mm di diametro, lunetta in ceramica con scala tachimetrica e quadrante bianco, arricchito però di dettagli blu. Nel contatore dei secondi continui torna lo Snoopy Astronauta, mentre il fondello in vetro zaffiro con chiusura Naiad Lock si arricchisce di un soggetto particolarmente suggestivo realizzato con una speciale tecnica di “metallizzazione microstrutturata” (altro rimando alle didascalie).
Ad animarlo però si trova il nuovo calibro Co-Axial Master Chronometer 3861, dotato appunto di scappamento Co-Axial e spirale libera in silicio – la cui regolarità di marcia, così come la resistenza ai campi magnetici fino a 15mila gauss, sono certificate dall’Istituto federale di metrologia. Ma il bello è che lo Speedmaster “Silver Snoopy Award” non è stato realizzato in edizione limitata. Anzi, è ancora in vendita a 10.200 euro nelle boutique Omega. Disponibile per quanti vogliono partecipare al mito del più grande “fallimento di successo” della Nasa.