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Defy Extreme Diver e Revival, i subacquei “shadow” di Zenith

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La collezione Defy (letteralmente “sfida”) è una delle più ampie dell’intero catalogo Zenith. Un insieme di orologi che traina il marchio facendogli strada in un mercato non facile – quello degli orologi sportivi -, in cui i grandi nomi (e sapete a chi mi riferisco) la fanno da padrone. Come confermato in un’intervista rilasciata da Julian Tornare, ex Ceo di Zenith, i modelli Defy – dal 2017, anno in cui la collezione è stata riportata in vita – sanno perfettamente come farsi valere. Lo si capisce dalla varietà delle referenze, dalle complicazioni presenti, tourbillon compresi, dalle funzionalità pensate per intercettare un’ampia platea di appassionati. Gli orologi al centro di questo articolo, lo Zenith Defy Extreme Diver e lo Zenith Defy Revival Diver, non fanno eccezione.

I precedenti e l’antenato

I due nuovi Zenith abbinano a un design storico, già sperimentato dalla Marca di Le Locle, prestazioni subacquee da primato, oltre a un particolare colore acceso che li rende riconoscibili da lontano. Riprendono infatti quasi in tutto i modelli omonimi del 2024, nati dalla rivisitazione di uno degli orologi subacquei vintage più desiderati della Casa di Le Locle: il Defy Diver A3648 del 1969.

Noto anche come Defy Plongeur, aveva caratteristiche costruttive peculiari dovute all’impermeabilità, che raggiungeva le 60 atmosfere, incredibile per l’epoca. La cassa ottagonale, con la corona a vite al 4, era dotata di un vetro minerale bombato e spesso 3 mm, con una speciale ghiera di bloccaggio che non solo garantiva un’efficace tenuta stagna ma soprattutto lo manteneva in sede nelle fasi di risalita. Un sistema antiurto (brevettato nel ’70) teneva sospeso l’intero movimento con una boccola in gomma. Completava il tutto un bracciale Guy Frères, oggi particolarmente ricercato dai collezionisti.

Un nuovo abbinamento fra titanio microsabbiato e giallo

Rispetto agli omonimi esemplari lanciati lo scorso anno, però, i nuovi Defy Extreme Diver e Revival presentano sostanziali differenze. Innanzitutto il materiale: perché sostituiscono l’acciaio della cassa e del bracciale con il titanio microsabbiato. L’aspetto più “cupo” che ne deriva – il titanio è infatti più scuro dell’acciaio inossidabile – li rende fascinosi e “ombrosi”, tanto da spingere Zenith a definire le due new entry shadow (ombra).

Le nuove referenze (la 97.9600.3620/21.I300 per il Defy Extreme Diver, la 97.A3648.670/21.M3648 per il Revival) sono poi caratterizzate da una tonalità di giallo molto viva. Che per il primo si limita al solo réhaut della minuteria; per il secondo si estende all’inserto in vetro zaffiro della lunetta e alle tre lancette. In entrambi i casi, la luminescenza è affidata a un generoso trattamento con Super-LumiNova bianco (perlopiù a emissione verde).

Come’è evidente dal nome, si tratta di due subacquei professionali con tanto di valvola di decompressione ad azionamento automatico. Testati anch’essi per resistere a una pressione dell’acqua di 60 atmosfere, quindi per inabissarsi teoricamente fino a profondità estreme, vantano indici e lancette di dimensioni generose, necessarie a rendere i tempi di immersione leggibili anche in condizioni di luce scarsa o assente.

Nonostante l’elevato livello di impermeabilità, le capacità costruttive dei maestri orologiai Zenith hanno permesso di utilizzare su tutt’e due gli orologi il fondello a vista. Una scelta non casuale, ma dettata dalla volontà di mostrare la bellezza dei calibri di manifattura che danno loro vita: l’El Primero 3620 per il Defy Extreme Diver; l’Elite 670 per il Defy Revival Diver. Se lascio il compito di descrivere le forme geometriche, le lunette girevoli unidirezionali, i bracciali integrati e i due cinturini in dotazione alle didascalie che trovate sopra, dei due movimenti vorrei dirvi invece qualcosa nel paragrafo seguente.

Il movimento leggendario del Defy Extreme Diver

El Primero 3620. Il mondo dell’orologeria ha già fatto la conoscenza con questo innovativo calibro quando Zenith, a febbraio 2022, ha presentato il Defy Skyline. È quell’orologio, unico al mondo, ad avere un contatore dei decimi di secondo a ore 9. Una piccola lancetta che compie un giro completo in appena 10 secondi e dimostra le prestazioni di un calibro a 5 Hz, cioè con una frequenza di 36.000 alternanze l’ora.

Nello Zenith Defy Extreme Diver, a far compagnia alle lancette di ore e minuti e al datario, c’è però una più “classica” sfera dei secondi centrali che sfrutta quei 5 Hz per avanzare con una fluidità impressionante. Se la guardassimo al rallentatore, la vedremmo scattare infatti 10 volte ogni secondo. Un bell’effetto, ve lo assicuro, anche nella cassa da 42,5 mm.

Più d’uno di voi a questo punto si starà chiedendo come mai un “El Primero a tre sole lancette”. Domanda più che lecita, visto che il calibro El Primero nasce nel 1969 come cronografo e tale resta fino ai nostri giorni. Non un cronografo qualsiasi, ci tengo a sottolinearlo, ma una vera e propria leggenda: che nei decenni successivi ha animato non solo orologi a marchio Zenith, ma anche di altre case blasonate.

La risposta la trovate proprio nell’articolo di Davide citato sopra, in cui potete leggere delle modifiche apportate all’El Primero per dar vita al Defy Skyline. E, ancora prima – nel 2012 -, un altro El Primero “semplificato”, ad alta frequenza e con secondi centrali, era apparso alla collezione un po’ meno fortunata Zenith Espada.

Guardate le immagini sopra e lasciatevi ammaliare dai tanti dettagli qualificanti. Come la massa oscillante a forma di stella con finiture satinate, simbolo di Zenith, che assicura al Defy Extreme Diver un’autonomia di circa 60 ore.

Il calibro Elite dello Zenith Defy Revival Diver

Altro valore storico ha il più semplice movimento Elite 670 incassato dallo Zenith Defy Revival Diver. Nasce in prima versione nel 1994 e, sulla scia del successo commerciale ottenuto a livello mondiale dell’El Primero, migliora di variante in variante fino a dar vita all’omonima collezione Zenith tuttora in catalogo. Montato nella cassa di dimensioni più contenute (37 mm di diametro), garantisce un’autonomia di 50 ore e altrettanta bellezza da ammirare attraverso l’oblò in vetro zaffiro sul fondello.

Qui la stella di Zenith è più piccola ma ugualmente visibile sul rotore di carica, decorato da un motivo a Côtes de Genève, dalla scritta che ne identifica il calibro, “Zenith Elite” per l’appunto, e quella che ricorda la produzione in-house (“Manufacture Le Locle”). Non ha la stessa frequenza del più famoso El Primero, ma si difende bene con i 4 Hz delle sue 28.800 alternanze orarie. Sul quadrante riporta la data a finestrella, che potrebbe dividere il pubblico fra favorevoli e detrattori. E, allineata ad essa, la corona a vite posta a ore 4:30, che piace parecchio agli appassionati, soprattutto ai nostalgici del design d’epoca.

La valvola di decompressione

Per ottenere prestazioni da subacquei professionali, gli orologi devono integrare anche una valvola di decompressione che permette di effettuare immersioni in saturazione, ossia prolungate e a notevoli profondità. Necessaria perché i sub, a profondità superiori a quelle amatoriali (sotto i 30 metri), respirano una miscela di ossigeno ed elio (heliox o trimix) per evitare la cosiddetta narcosi da azoto.

A ogni espirazione, il boccaglio emette molecole di anidride carbonica e altre di elio: le quali, più piccole delle prime, possono penetrare nella cassa dell’orologio superando le guarnizioni e la corona a vite che lo rendono impermeabile. In fase di risalita e decompressione subaerea, le particelle di elio, al pari di quelle di ossigeno contenute nel sangue, tendono a ingrandirsi e generano così pressioni anomale nella cassa. In casi estremi arrivano addirittura a far “saltare” il vetro sopra il quadrante come un tappo di champagne.

Per scongiurare questo pericolo è quindi necessario ristabilire lentamente l’equilibrio tra la pressione interna e quella esterna della cassa. La valvola è un semplice dispositivo meccanico che permette automaticamente all’elio di defluire all’esterno senza provocare danni. I due Defy Extreme Diver e Revival ne sono necessariamente dotati – come tutti gli esemplari subacquei professionali, predisposti per immersioni estreme.

Considerazioni e prezzi

La presenza nei due modelli del calibro di manifattura, della cassa in titanio microsabbiato (che giustifica il rincaro rispetto alle versioni in acciaio) e le elevate prestazioni sono elementi da tenere in giusta considerazione. Perché giustificano i prezzi non proprio alla portata di tutti. Sono infatti necessari 13.200 euro per portarsi a casa il Defy Extreme Diver e 8.800 per il Defy Revival Diver. Entrambi devono piacere, sia chiaro, ma chi acquista l’uno o l’altro si regala un orologio di indiscutibile pregio. E prestigio.