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Dark Side of the Moon, la collezione di Omega si evolve

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Ci sono molti lati oscuri e sconosciuti nel nostro Universo, nello spazio infinito del sistema solare, della nostra galassia e dei gruppi di galassie di cui conosciamo l’esistenza. Insomma, luoghi lontani, lontanissimi da raggiungere. Persino per la luce. E poi ce n’è uno, carico di fascino e mistero, vicino a noi più di quanto immaginiamo. Ne avvertiamo l’invisibile esistenza soprattutto di sera, in quelle notti in cui la Luna si manifesta ai nostri occhi in tutta la sua bellezza. È il lato oscuro, nascosto, della Luna, opposto a quello che riusciamo a vedere. Perché, si sa, la Luna impiega lo stesso tempo a ruotare su se stessa e a girare intorno a noi, quindi mostra alla Terra sempre la stessa “faccia”. L’altra, quella opposta, sfugge alla vista ma non all’immaginazione.

Ed è questa che nel 2013 ha ispirato Omega a dar vita, all’interno della linea di orologi Speedmaster, alla collezione Dark Side of the Moon, il “Lato oscuro della Luna” per l’appunto. Quello cantato anche dai Pink Floyd nell’omonimo album del 1972, rimasto nella memoria collettiva e non solo dei rockettari. Una collezione che, vuoi per il soggetto extraterrestre cui si ispira, vuoi per il legame stretto che dai primi anni Sessanta a oggi Omega mantiene con la Luna, è subito diventata iconica. Non quanto la collezione dei Moonwatch, ma quasi. Perché, voglio sottolinearlo, gli Omega Dark Side of the Moon, pur essendo degli Speedmaster, non sono Moonwatch.

Omega e la Luna, un legame indissolubile

La collezione non nasce solo per celebrare il lato oscuro della Luna in sé. Ha origine da una missione spaziale, non di secondaria importanza: l’Apollo 8 del 1968. La prima del programma spaziale americano Apollo, con equipaggio, a lasciare l’orbita terrestre e a entrare in quella della Luna, orbitandole intorno per poi tornare sulla Terra. Gli astronauti a bordo – Frank Borman, Jim Lovell e William Anders – sono stati quindi i primi esseri umani a uscire dalla gravità terrestre, a osservare la Terra dallo spazio nella sua interezza e a entrare nel campo gravitazionale lunare. Non solo. Furono anche i primi a osservare con i loro occhi il lato nascosto della Luna, il famoso Dark Side of the Moon.

E fra i primi a vagare nello spazio interrompendo ogni contatto radio con la Terra. Prima che ciò accadesse, Lovell, pilota del modulo di comando, comunicando con il Kennedy Space Center, pronunciò la celebre frase: «We’ll see you on the other side», ossia «Ci vediamo dall’altra parte». Lui e gli altri astronauti, in quella missione, avevano al polso un orologio Omega Speedmaster. Ecco, il primo Omega Dark Side of the Moon nasce nel 2013 per ricordare quell’impresa. Poi – lo sanno tutti – altri Speedmaster avrebbero accompagnato, a luglio del 1969, gli astronauti della successiva missione Apollo 11, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, nel primo allunaggio della storia.

Alla versione già in commercio Dark Side of the Moon Apollo 8, Omega affianca oggi sette nuove referenze, di cui vi descrivo alcune particolarità.

Una meccanica esclusiva

Tutt’e sette i nuovi orologi hanno la cassa in ceramica di 44,25 mm di diametro e, come da tradizione Speedmaster, tutt’e sette sono cronografi. In più sono certificati Master Chronometer e incassano movimenti di manifattura dotati dell’esclusivo scappamento Co-Axial. Ora, i fan di Omega, i lettori più affezionati del Giornale degli Orologi così come i più esperti e informati in orologeria sanno benissimo di cosa sto parlando. Per tutti gli altri credo sia opportuno almeno ricordare in breve di cosa si tratta, rimandando comunque i più interessati a eventuali approfondimenti.

Lanciato nel 1999, lo scappamento Co-Axial è stato inventato dal maestro orologiaio George Daniels e messo a punto dalla stessa Omega. Ha una costruzione tale da permettere un minor attrito fra i suoi componenti e una minore lubrificazione, che si traducono in una maggiore affidabilità e costanza di marcia. Di conseguenza riduce anche la necessità di eseguire nel tempo interventi di manutenzione. La questione ovviamente è molto complessa di come ve la sto raccotando in queste righe. Per saperne di più, potete andare a leggere la spiegazione scritta in queste pagine da Augusto Veroni.

La definizione Master Chronometer invece si riferisce a una certificazione di cronometria rilasciata dal Metas (Istituto Federale di Metrologia), che è un ente indipendente – come del resto è indipendente il Cosc (Contrôle Officiel Suisse des Chronomètres). Rispetto alla certificazione di cronometro del Cosc, però, si basa su un più rigido protocollo di test, si applica all’intero orologio e non solo al movimento, richiede requisiti più severi e garantisce scarti di minore entità: 0/+5 secondi al giorno (contro i -4/+6 del Cosc). È stata introdotta da Omega nel 2015, dapprima su alcuni esemplari e poi via via su un numero sempre più ampio di orologi con l’obiettivo di raggiungere l’intera produzione.

Omega Dark Side of the Moon: quattro movimenti di manifattura

I nuovi Dark Side of the Moon, dicevo, si differenziano fra loro sia per quanto riguarda l’estetica che per la meccanica. Li possiamo suddividere in quattro gruppi: Dark-Dark, Dark-Red, Dark-White e Grey-Grey. Non si tratta di categorie ufficiali, mi raccomando: ma solo di indicazioni utili a riconoscere le sette diverse versioni.

Dark-Dark. Cominciamo dalla prima variante (che comprende le referenze 310.92.44.51.01.005 e 310.92.44.51.01.003). I due orologi hanno total look nero e sono animati dal calibro Omega 9900 Black Edition, a carica automatica: in cui il nero si ritrova sulle platine, sui ponti, sulla massa oscillante e su tutti gli altri elementi del movimento osservabili attraverso il fondello in vetro zaffiro. Entrambi mostrano due contatori – con i secondi continui a ore 9, mentre quello a ore 3 ha le lancette dei minuti e delle ore cronografiche coassiali – e il datario a ore 6. Si distinguono tra loro per il cinturino in caucciù oppure in tessuto, per essere più precisi in nylon che riveste un interno in caucciù.

Dark-Red. Passiamo quindi al modello che dispone della lancetta centrale dei secondi cronografici di colore rosso (referenza 310.92.44.51.01.001). Integra il calibro Omega 9908 a carica manuale, anch’esso interamente brunito. Si tratta ancora di un cronografo bicompax, con ore e minuti crono in un unico contatore e i secondi continui nell’altro, tuttavia privo di datario. Ed è disponibile solo con il cinturino in caucciù.

Dark-White. Altri due esemplari (referenze 310.92.44.51.01.004 e 310.92.44.51.01.002) rappresentano la versione rivisitata del Dark Side of the Moon originale. Molto simili ai modelli all black, sono caratterizzati però da indici e lancette in oro bianco che offrono un’ottima visibilità. Montano lo stesso movimento dei precedenti, il calibro Omega 9900 a carica automatica – qui però in versione non annerita -, e riportano quindi ore e minuti crono in un unico contatore, secondi continui e datario. Anch’essi sono corredati di due cinturini, in caucciù o in tessuto.

Grey-Grey. Gli ultimi due, infine, inaugurano la sotto-collezione Grey Side of the Moon (referenze 310.92.44.50.06.00 e 310.92.44.50.06.001). Sono equipaggiati dal calibro Omega 3869 a carica manuale, senza data, che ricrea sul quadrante la classica configurazione tricompax 3-6-9 – tanto amata dagli appassionati di cronografi -, con ore e minuti crono in due contatori separati e i secondi continui. Anche qui la differenza fra i due esemplari sta nel diverso materiale dei cinturini.

La ceramica Omega

Non temete per i tanti numeri: quello che ho appena scritto risulta molto intuitivo se guardate le immagini sopra e leggete le rispettive didascalie. Ci tengo però a sottolineare che tutti i nuovi esemplari Dark Side of the Moon presentano un’architettura ridisegnata, dai profili più sottili rispetto ai modelli del passato. Il che è stato possibile anche grazie alle migliorate tecniche di lavorazione della ceramica, che Omega ha affinato in quattro anni di sviluppo.

In effetti, la maestria con cui la Maison di Biel produce e lavora la ceramica è evidente. Per esempio, il doppio strato (in ceramica, appunto) di cui si compongono i quadranti ripropone il già apprezzato effetto di profondità che si osserva negli altri Speedmaster. Aggiungo poi che le versioni Dark-White utilizzano per la scala tachimetrica della lunetta e per il logo sulla corona il Liquidmetal. Ricordo che è un materiale ceramico speciale contenente zirconio, titanio, rame, nichel e berillio, tre volte più resistente ai colpi e ai graffi dell’acciaio inossidabile.

La funzione fuso orario

Se leggete le specifiche dei modelli con movimento Omega 9900, Omega 9900 Total Black e Omega 9908, vi trovate di fronte alla funzione fuso orario. Che può essere, a una prima osservazione, attribuita al contatore a ore 9, con le lancette di ore e minuti crono coassiali. Scambiare quel contatore per un secondo fuso orario è davvero un attimo. In realtà, l’Omega Dark Side of the Moon può mostrare un fuso orario per volta.

Ma se volate da un capo all’altro del mondo, vi basterà, una volta giunti a destinazione, estrarre la corona in posizione 2 (le posizioni sono in tutto tre), e ruotarla in avanti o indietro per far scattare la lancetta delle ore di un’ora in avanti o di un’ora indietro, senza modificare la posizione dei minuti. Al passaggio, in un verso o nell’altro, delle ore 24, la data avanza oppure indietreggia. Si tratta quindi di una caratteristica aggiuntiva per rendere più facile la vita dei grandi viaggiatori che posseggono un Dark Side of the Moon e altri Omega. L’attenzione al cliente si rivela anche in queste “piccole cose”.

Dark Side of the Moon: dal contrasto bianco-nero al total black

Dal punto di vista estetico, la nuova collezione può davvero soddisfare tutti i gusti. Se i modelli con contrasto bianco-nero sono leggibili con ogni tipo di luce, la versione total black però mi ha lasciato un po’ perplesso. La scelta di proporre in nero qualsiasi elemento visibile sul quadrante, dalle lancette agli indici al lay-out, può rendere difficile la consultazione delle informazioni. L’unico aiuto alla leggibilità arriva dalla differente riflessione della luce da parte delle superfici lucide e di quelle opache. La finestrella della data per esempio fa luce su un disco in cui il nero è usato tanto per lo sfondo quanto per i numeri. Se avete qualche problema di presbiopia, l’assoluta mancanza di contrasto potrebbe non fare al vostro caso.

Opinione personale, s’intende. Il nostro Direttore, Daniela, Fagnola, afferma al contrario di apprezzare le versioni total black, da lei soprannominate Phantom. Sostiene che si tratta di una delle tendenze più affermate nell’orologeria contemporanea. Una tendenza che, in fondo, è figlia del nostro tempo. Proprio perché ormai leggere l’ora al polso è quasi pleonastico, visto che la si ritrova ovunque negli strumenti tecnologici di cui siamo circondati (dallo smartwatch al computer al forno a micronde…), l’orologio assume altre valenze. Per esempio di accessorio che cattura l’attenzione, e in questo senso può anche essere in qualche modo “misterioso”. Fermo restando il suo valore di “status“, di oggetto che trasmette, a chi li sa cogliere, messaggi di cultura, passione, possibilità economiche. Ma non divaghiamo.

Decisamente più leggibile l’esemplare Dark-Red con lancetta centrale rossa. Che è anche una delle più sottili: 13,02 mm contro i 15,09 mm dei modelli total black e di quelli con contrasto bianco-nero.

Grey Side of the Moon, le due facce della Luna sullo stesso orologio

Se parliamo di spessore, che di un orologio determina spesso la vestibilità e la praticità d’uso, a spiccare è la versione Grey Side of the Moon a carica manuale. Con i suoi 12,97 mm surclassa la referenza da 13,02 mm e stacca nettamente i restanti modelli che si attestano sui 15,09 mm di spessore. L’assenza infatti di un rotore di carica, come spesso capita, permette ai progettisti di ridurre lo spessore del calibro e, di conseguenza, quello della cassa destinata a ospitarlo.

Ma la versione Grey Side of the Moon ha a mio parere un altro plus dalla propria parte. Prende spunto dalla frase pronunciata da Jim Lovell, quando la navicella, dopo aver sorvolato il lato nascosto della Luna, riprese i contatti con la Terra: «The Moon is essentially grey». Ossia «La Luna è essenzialmente grigia». Questo speciale modello esibisce, grazie a precise incisioni laser, entrambe le facce della Luna. La faccia visibile si trova sul quadrante parzialmente scheletrato; quella invisibile su platina e ponti del movimento, ed emerge osservando l’orologio dall’oblò in vetro zaffiro sul fondello. La stessa frase è incisa lungo l’anello in acciaio che incastona il vetro.

Considerazioni finali e prezzi

Per riassumere: sulla qualità dei materiali impiegati e sulla maestria di Omega nella lavorazione e finitura degli elementi in ceramica, c’è poco da dire. I nuovi Dark Side of the Moon esaltano entrambi gli aspetti più di quanto facessero i precedenti. Costano più dei Moonwatch, ma hanno un diametro maggiore e vantano lo scappamento Co-Axial e la certificazione Master Chronometer. Premessa indispensabile per introdurre i prezzi. Vale a dire: 15.600 euro per i Dark-White, 15.900 euro per i total black e il Dark-Red, 16.300 euro per le varianti Grey Side of the Moon. Siamo mediamente al doppio di un Moonwatch di base. A decidere se tale prezzo è giustificato o meno sarà lo stesso mercato.