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Grande Sonnerie 6301P. Il rispetto senza limiti di Patek Philippe – 2

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Torniamo a parlare del Grande Sonnerie Ref. 6301P, ed entriamo nel vivo del discorso tecnico. Per onestà mi faccio da parte e lascio il palcoscenico a Philip Barat, Direttore del reparto di progettazione Patek Philippe.

Nel cuore della micromeccanica

Analizziamo ora l’interno dell’orologio e scopriamo il nuovo movimento Calibro GS 36‑750 PS IRM (GS sta per Grande Sonnerie, PS per Piccoli Secondi, IRM per Indicatore dell’autonomia residua) montato nella Ref. 6301. Sul lato del quadrante il movimento include, in particolare, il meccanismo dei secondi saltanti. Il ritmo del secondo è scandito da una bascula che si innesta sulla ruota che fa muovere la lancetta dei secondi.

Sempre sul lato quadrante troviamo il meccanismo della suoneria su tre timbri, ossia su tre gong anulari (visibili invece sul lato fondello, insieme ai tre martelletti). Questa parte deriva dal Calibro 300, Grandmaster Chime, lanciato in occasione del 175° anniversario della manifattura, con la differenza che il 300 ha una propria melodia specifica. Osservando le foto si notano alcuni dei componenti principali, come per esempio la chiocciola di ore e minuti, così come i componenti dei quarti e dei minuti.

In breve, l’attivazione della Grande Sonnerie implica l’azionamento del dispositivo per le ore e di quello per i quarti. Si attiva in tal modo l’insieme di leve che gestiscono i martelletti. L’energia è fornita dal fuso (che la prende dai due bariletti delle suonerie); mentre la costanza del ritmo della melodia è garantita da un volano inerziale. Attraverso il vetro zaffiro del fondello è possibile ammirare in azione parte di questo complesso meccanismo.

La Grande Sonnerie

Per rendere più immediata la spiegazione della Grande Sonnerie, abbiamo ruotato il movimento di 90°, in foto, per mostrare l’insieme del meccanismo delle suonerie.

Ipotizziamo che siano le 6 e 30 per comprendere cosa avvenga durante l’azionamento “al passaggio (ossia automaticamente, senza bisogno di interventi) della Grande Sonnerie. Le sei ore saranno segnalate da altrettanti colpi sul gong dal tono più grave; mentre la mezz’ora da due serie (una per ogni quarto d’ora) di colpi tripli, su tutti e tre i gong anulari (acuto, medio, grave). Il successivo azionamento automatico avverrà dopo 15 minuti per segnalare il quarto d’ora successivo.

Cosa accade durante questo lasso di tempo? La chiocciola dei minuti e il componente a quattro bracci (è lo strano pezzo con quattro bracci dai profili seghettati, quello che somiglia ad un’arma da lancio), collegato alla lancetta dei minuti, avanzano di un giro all’ora (equivalente ad un quarto d’ora per ciascuno dei quattro bracci). Sullo stesso asse si trova la chiocciola dei quarti che gira alla stessa velocità.

Verso il sesto minuto dopo l’ultima suoneria, il componente a quattro bracci inizia a sollevare la leva di rilascio automatico fino a quando non si stacca dal braccio del dado. Siamo al terzo quarto: la leva di rilascio si abbassa e – attraverso un “dito” di azionamento – spinge un rocchetto di tenuta che aziona il fuso e quindi l’intero meccanismo della suoneria.

Come appare evidente, il meccanismo della suoneria è azionato dall’ingaggio di una lunga serie di componenti. Tanto per cominciare, la chiocciola delle ore e quella dei quarti, per indicare appunto ore e quarti. Ma in effetti è ingaggiata anche la chiocciola dei minuti, che però nella Grande Sonnerie non è azionata ed è quindi tenuta ferma da una specifica molla.

Vale la pena di ricordare che i minuti – solo quelli eccedenti i quarti d’ora – sono segnalati solo nella funzione di ripetizione minuti, comandata dal pulsante coassiale alla corona. In questo caso (e tenendo presente che la Grande Sonnerie suona “al passaggio” solo ore e quarti d’ora) alle 6 e 31 minuti, premuto il pulsante, si libera la molla di ritegno per la chiocciola dei minuti. Non suonerà 31 volte, ma solo una dopo che il meccanismo avrà suonato le (6) ore e i due quarti d’ora.

I componenti per ore e quarti, nella Grande Sonnerie (ma anche nelle altre funzioni) prendono l’energia necessaria dai bariletti sovrapposti della suoneria. Questa energia è ceduta a un fuso che, a sua volta – dopo che la funzione di Grande Sonnerie è stata attivata tramite il cursore – collega le chiocciole per le ore e i quarti. La coppia di bariletti entra in azione tramite il fuso che, in un primo tempo, cede energia al rocchetto delle ore e conseguentemente alla relativa leva che muove il martelletto delle ore.

Nel nostro caso (le 6 e 30), il martelletto colpisce per sei volte il gong anulare con la frequenza più bassa. Subito dopo, in rapida successione, il fuso mette in movimento le tre leve collegate ai martelletti che suoneranno sui tre gong anulari secondo una melodia specifica di questo calibro. Due serie di colpi ciascuna per indicare due quarti, ovvero mezz’ora.

Immediatamente dopo, il dispositivo si arresta (fermando quindi anche il volano inerziale); perché, come dicevamo, nella Grande Sonnerie non è previsto alcun suono per i minuti, che sono bloccati da una molla. Avessimo invece azionato la ripetizione minuti, il processo della suoneria si sarebbe arrestato solo dopo aver suonato tanti colpi quanti i minuti eccedenti i quarti. Un solo colpo, ad esempio, alle 6 e 31 minuti.

La Petite Sonnerie, il silenziatore… 

Passiamo ora alla modalità Petite Sonnerie. Con il cursore posto su “petite” la suoneria deve soltanto suonare – “al passaggio”, ossia automaticamente – l’ora e poi i quarti d’ora, mai entrambe le informazioni. Spostando il selettore è semplicemente (si fa per dire…) arrestata la parte del dispositivo relativa alle ore; per cui saranno azionate solo le componenti relative ai quarti d’ora.

Se invece non vogliamo che il nostro orologio suoni automaticamente ogni quarto d’ora, dobbiamo solo spostare il cursore sulla destra, in modalità “silenzio”. Il cursore non ha alcuna influenza sul dispositivo della ripetizione minuti, che è invece attivato dalla pressione del pulsante coassiale alla corona di carica.

E veniamo infine ai “secondi saltanti”. Questo dispositivo, sostanzialmente, deve trasformare il movimento continuo delle ruote per fare in modo che la lancetta dei secondi continui si muova al ritmo di un passo al secondo, appunto.

… e i secondi saltanti

Il Calibro 301, si diceva, deriva dal Calibro 300, che però non era dotato di secondi saltanti. Il solo modo, elegante da un punto di vista tecnico, per aggiungere i piccoli secondi saltanti era di integrare nel Calibro 301 il dispositivo brevettato presente nel Chiming Jump Hour, sviluppato per il 175° anniversario della manifattura Patek Philippe.

Nella foto, possiamo ammirare l’insieme del meccanismo dei secondi saltanti. Nella tradizione degli orologi PPSA, abbiamo scelto di posizionare i piccoli secondi a ore 6. Assecondando il nostro desiderio di coniugare tradizione con innovazione, abbiamo scelto di realizzare in silicio la leva e la stella, componenti essenziali di questo dispositivo. La scelta dipende anche da ragioni funzionali, perché con il silicio possiamo trarre vantaggio dalle caratteristiche intrinseche del materiale: leggerezza e bassissimo coefficiente d’attrito.

La ruota dei secondi continui, mossa come sempre dal treno del tempo, effettua un giro completo ogni minuto. La ruota dei secondi saltanti, identica a quella dei secondi continui, ingrana con la “stella di rilascio”, tenuta ferma dal dito terminale di una leva (entrambi questi componenti sono in silicio e riconoscibili, in foto, per il color viola). Tra la ruota dei secondi continui e quella dei secondi saltanti c’è un pignone, imperniato sulla leva.

Ad ogni secondo il pignone, spinto dalla ruota dei secondi continui, fa in modo che il dito terminale della leva salga sul piano inclinato dei denti della stella, che è ferma. Muovendosi, il dito termina il percorso sul piano inclinato fino a scattare; e fa muovere istantaneamente l’ingranaggio a stella di un passo – equivalente al moto di un secondo della relativa lancetta – per poi bloccarla nuovamente. E così via, secondo dopo secondo.

Qualunque commento, da parte mia, sarebbe superfluo. Tranne uno. Avete sentito il minimo accenno di trionfalismo, di autocompiacimento? Ecco, Patek Philippe è anche questo: lavoro serio, fatto come meglio si riesce. Senza pompose dichiarazioni da parte di nessuno.