Attualità

Orologi da esplorazione. Per tutte le avventure (anche di fantasia)

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Parliamo di orologi da esplorazione. Cioè di esemplari particolarmente robusti, pronti a tutto: in grado di affrontare allo stesso modo climi rigidi, temperature eccessive, pressioni elevate. E di rimanere sempre e comunque affidabili, grazie all’innata e imperturbabile (per quanto possibile) costanza di marcia. In un certo senso sono gli eredi degli orologi da osservazione del passato, strumenti scientifici votati alla precisione e adottati per esempio dalle forze armate per determinare esattamente la posizione di navi o aerei. Ma molto più accessibili di quelli (che raramente lasciavano i laboratori di produzione), perché studiati proprio per l’utilizzo sul campo. Grazie al progredire della tecnologia, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo scorso.

Perché ne parliamo? Perché gli orologi da esplorazione di recente sembrano tornati al centro degli interessi di buona parte dell’industria delle lancette. Prova ne siano non solo le novità presentate a Watches and Wonders 2021, ma anche le campagne di comunicazione di marchi che non hanno partecipato al salone virtuale. È evidente che il marketing orologiero fa leva sul desiderio di evasione, la voglia di viaggiare sempre più irrefrenabile dopo i continui lockdown dell’ultimo anno. Ma anche sul fascino dell’avventura, l’attrazione per l’ignoto che accompagna l’uomo fin dalla notte dei tempi – percepito (almeno a livello mentale) anche da chi passa la vita in poltrona.

La moda degli orologi da esplorazione

Comunque, negli ultimi tempi le figure dei moderni esploratori sembrano molto richieste dalle case di orologeria, che li apprezzano tanto per lo spirito di avventura quanto per l’impegno ecologista (senza dimenticare il numero di followers sui relativi social). Ingaggiati a titolo di ambasciatore, o friend of the brand che dir si voglia, sanno veicolare i valori della marca ben più di tante parole. Per esempio la volontà di mettersi alla prova, di cercare di migliorarsi di continuo, di alzare l’asticella delle difficoltà per spingersi sempre oltre i propri limiti. E poi l’attivismo nella salvaguardia del pianeta, un tema molto sentito soprattutto perché piace all’ambìto pubblico dei Millennials e Post-Millennials.

Cinismo a parte, c’è da dire che la consulenza e le esperienze fuori dall’ordinario di questi personaggi sono degli ottimi test per gli orologi. Che li scortano come fedeli compagni nelle situazioni più estreme: dalla traversata a piedi in solitaria della calotta polare alla circumnavigazione del globo in barca a vela, dalla scalata di un vulcano attivo alla discesa in una grotta sotterranea, fino alle immersioni nelle profondità oceaniche. Tra mille difficoltà e condizioni limite, le avventure dei moderni esploratori contribuiscono non poco a migliorare le prestazioni tecniche degli orologi che portano al polso.

Chi indossa cosa…

In prima fila c’è sicuramente Rolex, che nel tempo ha stretto collaborazioni con numerosi esploratori internazionali. E continua tuttora: qui basti ricordare la partnership con il National Geographic, per il resto vi rimando all’esaustiva pagina sul sito ufficiale. Ma soprattutto la Maison ginevrina ha fatto la storia degli orologi da esplorazione con almeno due esemplari: l’Explorer e l’Explorer II. Il primo nato nel 1953, in seguito alla conquista dell’Everest da parte di Sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay. Il secondo uscito nel 1971 e diventato parte dell’equipaggiamento nelle spedizioni ai confini della Terra. Entrambi quest’anno sono stati rilanciati con movimenti di manifattura: l’uno in versione Rolesor, con dimensioni fedeli all’originale (36 mm); e l’altro ridisegnato nella cassa e nel bracciale.

Da Richemont Group…

E poi c’è Panerai, che quasi vent’anni supporta i progetti di Mike Horn – a partire dalla spedizione Arktos attorno al Polo Nord, nel 2002. Al di là delle sue imprese, però, l’esploratore sudafricano (con residenza svizzera) ha un altro merito: aver spinto la marca sul terreno della sostenibilità. Che oggi ha portato alla creazione del Submersible eLab-ID, un orologio prodotto al 98 per cento (e più) con materiale riciclato. La marca fiorentina ha infatti coinvolto una serie di aziende specializzate per la fornitura di materie prime provenienti dall’economia circolare: dall’EcoTitanio della cassa al silicio dello scappamento, dal Superluminova alle lancette in oro, dal vetro zaffiro fino alla plastica del cinturino (realizzato dalla “nostra” Morellato).

A proposito di testimonial importanti, risale invece allo scorso autunno la collaborazione fra Montblanc e Reinhold Messner. Un personaggio così famoso da non aver bisogno di presentazioni, cui la casa di Amburgo ha già dedicato due special edition del 1958 Geosphere. La più recente rende omaggio alla spedizione da lui effettuata nel deserto dei Gobi, nel 2004: quando l’allora sessantenne alpinista/esploratore italiano riuscì ad attraversare in solitaria quei 2000 chilometri nelle distese della Mongolia in cinque settimane. Un’esperienza ricordata in prima persona durante un interessante webinair trasmesso a Watches and Wonders 2021.

…e da Swatch Group

Dalle terre desolate alle onde più impetuose. Glashütte Original ha sponsorizzato Boris Hermann alla Vendée Globe, la massacrante regata attorno al mondo in solitaria, non a caso chiamata l’Everest dei mari. A bordo del suo Seaexplorer (un 60 piedi con il guidone dello Yacht Club de Monaco), il navigatore tedesco non ha però solo sfidato gli elementi naturali per arrivare sano e salvo a Les Sables-d’Olonne; ha anche raccolto campioni d’acqua ed effettuato misurazioni per gli studi degli istituti di ricerca scientifica, mirati ad analizzare gli effetti dei cambiamenti climatici sugli oceani. Al polso del velista, la manifattura sassone ha allacciato il SeaQ Panorama Date, un subacqueo che si è dimostrato all’altezza della situazione.

Ma quale sfida è maggiore della conquista dello spazio? Non potevamo chiudere questo pezzo senza ricordare Omega e il Moonwatch, forse il più celebre tra gli orologi da esplorazione. O comunque il più estremo, visto che è stato indossato dagli astronauti durante tutte le missioni Gemini e Apollo organizzate dalla Nasa. In attesa delle prossime esplorazioni del programma Artemis sul suolo lunare e di quelle future su Marte. Chissà se il cronografo della casa di Biel varcherà ancora i confini dell’atmosfera…