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“Robot – The Human Project”. Jaquet Droz in mostra al Mudec

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Conquistarono Luigi XVI e Maria Antonietta. Furono accolti dalle più grandi corti europee del XVIII secolo. Sedussero l’imperatore Qianlong, che aprì per la prima volta le porte della Città Proibita a un marchio orologiero occidentale. Gli storici automi di Jaquet Droz sono ora esposti al Museo delle Culture di Milano per la mostra Robot – The Human Project. Una delle prime al mondo che documenti la passione dell’uomo per la creazione di androidi e animali meccanici. Dai primi congegni dell’antica Grecia alle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale.

Finalmente accessibile a tutti (anche se la prenotazione della visita è vivamente consigliata per evitare code all’ingresso), fino al 1º agosto, il Mudec ha allestito – in collaborazione con prestigiosi centri di ricerca come l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’IIT di Genova – un percorso espositivo stra-ordinario. Eccezionale perché per la prima volta racconta la relazione tra l’uomo e il suo doppio artificiale. Mostrando i successi ottenuti nella creazione di androidi dotati, nei limiti del possibile, di tratti umani come espressioni, gestualità e intelligenza “artificiale”. Un racconto per oggetti (dagli automi dei secoli scorsi agli sviluppi tecnologici dei robot) che svela le frontiere della robotica e della bionica contemporanea.

La presenza degli automi creati da Pierre Jaquet-Droz, così come di un esemplare contemporaneo della Maison orologiera, all’interno di un percorso espositivo e didattico sulla robotica, non lascia dubbi: è un riconoscimento dell’importante contributo che la Manifattura ha dato al passaggio storico dalla creazione di automi a quella di veri e propri androidi. Percorso in cui segnarono una decisa svolta i tre androidi The Writer, The Draughtsman e The Musician, presentati a La Chaux-de-Fonds nel 1774, che garantirono a Jaquet Droz fama mondiale. Come dimostrano (un numero per tutti) i 600 meccanismi esportati in 10 anni nella corte imperiale cinese.

Sicuramente la passione di Pierre Jaquet-Droz per la natura e gli uccelli, reinterpretati in pendole, tabacchiere, orologi da tasca e automi, contribuì non poco al successo cinese. Così come la curiosità che i mandarini avevano per gli orologi meccanici e gli automi europei. Fortunatamente l’azienda, entrata nel 2000 nella galassia Swatch Group, non ha mai perso il proprio savoir-faire, le risorse tecnologiche, e neppure la passione per la natura e le sue creature. Volatili in primis.

Un uccello canoro del 1790, una gabbia per uccelli animati (1780) e un orologio da tasca uccello canoro (1785) sono i protagonisti Jaquet Droz alla mostra Robot – The Human Project. Assieme a un androide realizzato nel 2018: The Poet. Che tanto ricorda The Writer e The Draughtsman di 250 anni fa. E che, per non tradire la passione faunistica, ha sulla spalla un uccello animato e dipinto a mano. Esistono solo 8 esemplari del Poeta con movimento a carica manuale. Perché il Numerus Clausus è uno degli 8 codici estetici in cui Jaquet Droz ha sintetizzato il proprio Dna. Accanto agli Automi, appunto, e poi Grande Seconde, Ateliers d’art, Smalto grand feu, Profilo della cassa, Meccanica d’eccezione e Minerali.

In mostra al Mudec ci sono anche i “Cobot” (ovvero collaborative robot), che sanno riconoscere e trasmettere emozioni, tra i risultati più sorprendenti della robotica moderna applicata alle neuroscienze. Immergendovi in questa esposizione con un approccio tecnico-scientifico, antropologico e artistico, potrete trovare un chiave di lettura del futuro.
Bentornati nei musei!

La mostra Robot – The Human Project è aperta al Mudec di Milano, in via Tortona 56, il lunedì dalle 14.30 alle 19.30; dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19.30 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura). Fino a domenica 1° agosto.
La prenotazione non è più obbligatoria, ma consigliata. Informazioni sul sito internet del Museo.