Questi “modaioli” sono proprio diabolici. Se ora anche loro cominciano a produrre orologi tecnici come l’Hermès H08, allora il mondo si sta capovolgendo…😉
Non so se succede anche a voi, ma i miei occhi ogni tanto chiedono pietà. Non ne possono più delle solite forme, delle solite geometrie, dei soliti colori. Che se uno si butta sul verde poi tutti fanno quadranti verdi, fino al prossimo colore “di tendenza”. E allora vado a guardarmi gli orologi degli artigiani, degli artisti dell’orologeria. A quel punto, però, è il mio amor proprio a chiedere pietà. Sono felice, sinceramente, che qualcuno possa comprare orologi troppo distanti dalle mie possibilità economiche, ma pur non provando invidia (non molta, almeno) un po’ di rodimento mi prende. E la cosa non fa piacere.
E allora comincio a vagabondare fra le cartelle stampa come farebbe un marinaio senza meta fra le isole greche. Un po’ di qua, un po’ di là, alla ricerca di qualcosa che ti faccia venir voglia di approdare.
Hermès, ad esempio. Hermès? Mi direte voi. Quello delle borsette Kelly, quello delle selle, dei foulard, del modaiolo che più modaiolo non si può? Proprio lui, vi dico. Ma non sono pazzo, lo giuro. Solo folgorato sulla via dell’estetica. Colpa dell’Hermès H08.
Ma cominciamo dalla tecnica
Perché lo so: la prima cosa che viene in mente è chiedersi quale contenuto tecnico possa mai avere un orologio Hermès. Molto, molto più di quanto generalmente si sospetti. Hermès è infatti socia della Fondazione Sandoz nella proprietà della Vaucher Manufacture Fleurier. E la Vaucher è la fabbrica che produce movimenti per Parmigiani Fleurier (anche in questo caso parliamo di Fondazione Sandoz), per Hermès – appunto – ma anche per molte altre marche d’alta orologeria, comprese alcune artigianali. Qualcuno la definisce l’Eta dell’alta orologeria.
E il calibro Hermès H 1837 è la variante iper-personalizzata del calibro automatico di base Vaucher. Non uso a caso il termine “iper-personalizzato”. Non c’è solo il motivo ricorrente della H a decorare il rotore e i ponti posteriori. No, ci sono differenze nella forma dei ponti stessi. Più geometrici e squadrati di quanto non siano nelle versioni “di serie”. Una scelta probabilmente dettata da motivi estetici: il pattern decorativo con le H del logo appare più compatto e il minor spazio fra i ponti rende più monolitico il movimento.
Sta di fatto che da oltre dieci anni Hermès monta nei propri orologi movimenti che può ben definire “di manifattura” dal momento che possiede parte (il 25 per cento, credo) della Vaucher. E su questo movimento innesta talvolta moduli specializzati, progettati in casa e poi prodotti dalla stessa Vaucher o da altri produttori.
Una notazione a margine del movimento. Come praticamente tutti i movimenti in cui c’è la mano di Michel Parmigiani, manca il bilanciere ad inerzia variabile. Parmigiani, infatti, gradisce poco l’aumento di massa dovuto alle viti sull’anello esterno del bilanciere, sostenendo che se il sistema bilanciere/spirale è ben progettato e realizzato, allora l’affidabilità della regolazione può essere pari a quello garantito dall’inerzia variabile. E in questo caso la regolazione micrometrica è affidata all’esclusivo sistema Triovis, prodotto, come del resto l’intero bilanciere, dall’Atokalpa. Azienda, guarda caso, anch’essa proprietà della Fondazione Sandoz. I conti tornano, insomma, e alla meccanica dell’Hermès H08 non ci sono appunti da muovere.
Titanio e dintorni
La cassa dell’Hermès H08 ha una propria forma che, indipendentemente dai gusti personali, gratifica l’occhio. Una sintesi di forme diverse dal solito, che però non aggrediscono con stravaganze eccessive o voli pindarici. C’è chiaramente uno studio molto attento per creare qualcosa di nuovo, sì, ma destinato a non invecchiare rapidamente. Ma queste son cose che verificheremo nel tempo. Quel che si può dire subito è che due dei modelli in cui s’articola la collezione sono ricavati da un solido blocco di titanio – poi satinato oppure ricoperto, tramite un trattamento Dlc, da uno strato di carbonio nero, duro come il diamante. Robustissimo.
Oppure (e qui troviamo i “dintorni”) da un blocco di “composito caricato con grafene” che, in buona sostanza, vuol dire una resina epossidica ad alta concentrazione di grafene. Uno dei materiali del futuro perché leggerissimo, molto resistente e (se progettato per tale uso) ad alta conducibilità elettrica e di calore. È un materiale ancora allo studio e per questo ancora poco diffuso nella vita quotidiana. E per questo anche piuttosto costoso, per ora.
La scelta dei materiali riporta chiaramente ad un utilizzo sportivo dell’Hermès H08, che infatti viene confermato dal dato di tenuta stagna (10 atmosfere) e dalla presenza della corona serrata a vite. Il fondello (con oblò) è invece fissato tramite sei viti, una soluzione che consente di non rischiare lo stress delle guarnizioni di tenuta. Si tratta insomma di un orologio sportivo da indossare tutto l’anno. Per quanto mi riguarda apprezzo enormemente il cinturino nel classico “arancione Hermès”, che ben si collega al colore sulla lancetta dei secondi.
Dettagli estetici dell’Hermès H08
Li usiamo per concludere l’articolo, a dimostrazione che l’Hermès H08 va considerato un orologio tecnicamente impeccabile, prima che di raffinata estetica.
Apprezzo molto, ad esempio, la grafica del lettering: i caratteri tipografici usati, come del resto era già accaduto in passato, sono del tutto originali. Creati per quest’orologio. In particolare, il 3, il 6, l’8 e il 9 spiccano per la loro originalità, senza però nulla cedere in termini di leggibilità. Va anche notato che per coerenza estetica gli stessi caratteri sono stati impiegati per il datario a finestrella. Che in verità è un po’ piccolo. Proporrei di usare caratteri di color arancione (arancione Hermès, ça va sans dire…) per migliorarne la leggibilità.
Apprezzo molto anche la diffusione concentrica dei diversi elementi geometrici (nella cassa e nel quadrante) in gran parte con finiture sabbiate o satinate, com’è giusto per gli orologi a vocazione sportiva. Troppe superfici lucide creano un eccesso di riflessi luminosi. Come sempre il consiglio è quello di recarsi in una boutique del marchio per verificare da sé ogni elemento, aggiungendo quelle sensazioni tattili che soltanto la conoscenza diretta può garantire. Aggiungo anche la notevole ingegnosità della chiusura pieghevole doppia (con pulsanti di sicurezza), specialmente per quanto riguarda le versioni montate con il bracciale in titanio o con il cinturino in tessuto sintetico intrecciato.
Sì, ma i prezzi? Beh, sorpresa sorpresa, i prezzi partono dai 5.100 euro necessari per la versione con cassa in titanio e cinturino in caucciù o tessuto. E si fermano ad 8.000 euro per quella con cassa in composto di grafene e lunetta in ceramica. Il rapporto fra prezzo e qualità è davvero interessante, considerando anche la presenza di un movimento di manifattura raffinato ed affidabile, con tanto di doppio bariletto. Da farci un pensierino. E non solo perché soddisfa il gusto estetico di chi non ne può più del già visto.