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Omega Speedmaster ’57, questione di sfumature

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Quando ho visto con i miei occhi i quadranti vivaci dei nuovi Speedmaster ’57 Calibro 9906 nella boutique milanese di Omega, mi è venuta in mente una frase. La scrisse un tizio che di orologi, ma soprattutto di colori, ci capiva qualcosa, Pablo Picasso: “I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni”.

Perché lo Speedmaster ’57 dà emozioni che corrono il rischio di scatenarsi fino a dividere gli appassionati come neanche le curve di San Siro durante Inter-Milan. Perché? Per la scelta di Omega di dare a questa referenza – conosciuta come “broad arrow”, per via della punta triangolare, larga, della lancetta delle ore – una botta cromatica audace. Ma andiamo per gradi.

Lo Speedmaster delle origini

Comparso nel 2013, l’Omega Speedmaster ’57 rendeva omaggio alla celebre referenza CK 2915-1 del 1957, nata dalla matita del designer Claude Baillod. Era la prima al mondo a essere dotata di una scala tachimetrica sulla lunetta anziché sul quadrante. Il modello del ’57, che ancora non riportava la scritta “Professional”, era un cronografo con cassa da 38,6 mm e quadrante nero con indicazione cronografica a 1/5 di secondo, contatori dei minuti, ore e secondi continui in bianco.

La referenza CK 2915-1 era animata dal movimento a carica manuale Omega 321, evoluzione del calibro 27CHRO C12. Una sigla che sembra un rebus della Settimana Enigmistica, ma che in realtà è semplice da spiegare. Il 27 indica i mm di diametro del calibro, CHRO il fatto che è dotato di funzione cronografica, C12 che l’orologio ha il contatore del crono a 12 ore.

La collezione Speedmaster ‘57

L’Omega Speedmaster ’57 del 2013 riprendeva alcune caratteristiche della CK 2915-1, in primis le anse dritte e gli evidenti pulsanti cronografici. Da tre, i contatori diventavano due e compariva a ore 6 il datario, croce di molti appassionati e delizia di pochi. Ma, per il resto, “la faccia” era quella di 56 anni prima.

Non il cuore né i materiali, naturalmente. Il calibro automatico Co-Axial 9300 che lo equipaggiava era lo stato dell’arte dei movimenti di Omega, alloggiato per quella referenza in una cassa realizzata con differenti materiali: oro giallo o rosso, titanio grado 5, acciaio e oro rosso o giallo, semplice acciaio.

Salvo una sottile revisione nel 2015, lo Speedmaster ’57 era rimasto fermo a quella collezione, i cui esemplari si trovano a prezzi interessanti sul mercato del secondo polso. Un mercato cui l’appassionato ha guardato fino a oggi, chiedendosi quando diavolo Omega avrebbe messo mano a quella linea così legata al passato e, insieme, tanto moderna. Lo Speedmaster ‘57 comparso nella trilogia del 2017 insieme al Railmaster e al Seamaster va infatti considerato come un pezzo singolo, non certo come una collezione.

Eppure si muove…

All’inizio del 2022 si è capito che qualcosa stava succedendo. Omega ha infatti presentato un’edizione celebrativa dei 65 anni dell’orologio, estremamente fedele alla referenza CK 2915-1 del 1957. Con un prezzo, però, che supera gli 81.000 euro, al di fuori della portata di molti. Ne avevamo parlato qui, se volete approfondire, perciò ve la faccio breve.

Un prezzo conseguenza della cassa e del bracciale in Canopus Gold (una lega d’oro bianco 18K esclusiva di Omega, dalla incredibile brillantezza) e del movimento al suo interno: il calibro 321 a carica manuale, usato nello Speedmaster del 1957, che alimentava anche gli orologi indossati durante le missioni Apollo, inclusi tutti gli allunaggi.

Per l’appassionato comune, il cui portafogli non è a fisarmonica e non di rado ha lo spessore di una sottiletta Kraft, è stata solo una questione di settimane. All’inizio di marzo Omega ha presentato gli Speedmaster ’57 Calibro 9906, quattro orologi che ho potuto provare di persona non appena le restrizioni causate dal Covid hanno cominciato ad allentarsi. E ora che sono arrivati nei negozi, è il momento giusto per parlarne.

Parto dalla cassa. Nessun fuoco d’artificio o materiale avveniristico. Per tutte le referenze si parla di solido acciaio, con un diametro di 40,5 mm (meno dell’originale del 1957) e uno spessore di 12,99 mm. Quello 0,01 lo fa stare sotto i 13 mm (contro i 13,58 mm del Moonwatch 3861) ed è merito soprattutto del calibro a carica manuale incassato nell’orologio. Ne parlerò più sotto.

Quadranti moderni

Perché adesso è bene che mi focalizzi sui quadranti, a mio avviso il punto forte della collezione. All’inizio ho parlato di derby non a caso. Per molti appassionati, lo Speedmaster di Omega è più sacro della mamma. Facile che qualcuno non digerisca la scelta di abbandonare lo storico quadrante nero per introdurre un verde e persino un bordeaux (blu se ne sono già visti parecchi).

Dall’altra, mi immagino il favore di chi guarda al mercato e alle tendenze richieste dai clienti negli ultimi anni: quella del colore è tra le più consolidate ed evidenti. Lo dico subito: io mi schiero con questi ultimi, soprattutto dopo aver visto l’orologio dal vivo e averlo indossato. La cromia è azzeccata, bilancia l’estetica del cronografo e soprattutto non è gridata. Niente colori pastello o effetto laccato: il bordeaux, il blu, il verde e il nero vestono lo Speedmaster ’57 come guanti.

Sì, avete letto bene, ho scritto nero. I più attenti di voi mi chiederanno come mai qualche riga più sopra ho parlato di “abbandonare lo storico quadrante nero”. Perché, appunto, quello dell’Omega Speedmaster ’57 non è lo storico quadrante nero profondo. Ha invece ha una finitura sabbiata che lo opacizza e ne vira il colore più sull’antracite.

Il quadrante di questa referenza in nero ha anche un’altra caratteristica: è costruito a sandwich. Si tratta di una particolare struttura costituita da due strati: quello inferiore è ricoperto di materiale luminescente; quello superiore è inciso in corrispondenza dei numeri o degli indici, in modo che si veda la parte luminescente inferiore.

L’effetto è potente e intrigante al buio, ma è sempre molto bello perché regala una profondità accattivante. Sulle referenze in verde, blu e bordeaux, gli indici invece sono applicati e riempiti di Super-LumiNova bianca a emissione verde.

Il calibro Co-Axial Master Chronometer 9906

Quando ho attribuito al movimento dell’Omega Speedmaster ’57 buona parte del merito dello spessore di cassa, mi riferivo al calibro Co-Axial Master Chronometer 9906 a carica manuale. Come tutti i movimenti di fascia alta del Marchio, anche questo ha ricevuto la certificazione ufficiale di cronometro Master Chronometer da parte del Metas, l’Istituto federale svizzero di metrologia.

In soldoni, per ottenerla il movimento deve prima essere certificato dal Cosc (il Controllo ufficiale svizzero dei cronometri); e poi superare 8 rigorosi test, che vanno dalla misurazione della precisione cronometrica alle performance di marcia con l’esposizione ai campi magnetici, dall’impermeabilità al mantenimento della riserva di carica.

Il fatto che il calibro sia a carica manuale, e quindi privo di massa oscillante, ne diminuisce l’ingombro e permette uno spessore più contenuto dell’orologio. Per il resto, lavora a 28.800 alternanze/ora, ha un’autonomia di 60 ore e il cronografo è con ruota a colonna.

È stato sviluppato a partire dal calibro 9900 in sostituzione del 9300 ed è stato il primo dei movimenti cronografici di Omega a ricevere la certificazione Metas, presentato a Baselworld 2016 nel Seamaster Planet Ocean. È parente stretto del Co-Axial Master Chronometer 9908 che equipaggia lo Speedmaster Chronoscope e, come quest’ultimo, è una gioia per gli occhi.

La lavorazione a Côtes de Genève arabescata della platina a tre/quarti si irradia dal bilanciere verso la periferia del movimento. O se preferite, al contrario, porta l’occhio di chi lo guarda dalla periferia verso il cuore dell’orologio sempre in moto. Un cuore che è testato per mantenere la piena efficienza anche sotto un campo magnetico di 15mila gauss, più o meno quello generato da un macchinario per la risonanza magnetica.

Speedmaster ’57: bracciale o cinturino?

Infine un cenno a cinturini e bracciali. Tutte le quattro referenze sono disponibili con entrambe le soluzioni. I cinturini in pelle sono coordinati con il colore del quadrante nei modelli blu, verde e bordeaux, mentre il cinturino per il quadrante nero è marrone.

Il bracciale in acciaio a tre file (satinata quella centrale, lucide quelle laterali) dell’Omega Speedmaster ’57 è ispirato al bracciale dell’orologio lanciato nel 2019 in omaggio alla missione Apollo 11. È dotato di un pratico sistema di regolazione che consente di adattarlo anche ai polsi sottili. Io non ho avuto difficoltà a metterlo a misura al mio, di 16,5 cm.

Dei prezzi e del rispetto

Naturalmente la scelta del bracciale o del cinturino influisce sul prezzo: 9.200 euro per il primo, 8.900 per il secondo. Prezzo che rimane uguale anche per la referenza con il quadrante sandwich, più ricercata e, se vi può interessare qualcosa, la mia preferita.

Badate: il fatto di non modificare il prezzo di una versione che richiede uno sforzo tecnico maggiore per una migliore resa estetica e funzionale non è una banalità. È la prova del rispetto e dell’attenzione di Omega tanto verso la qualità quanto, soprattutto, verso il cliente. Un rispetto non scontato nel mondo del lusso. Un rispetto vero, del quale i quadranti colorati sono solo sfumature. Del resto, non lo ha scritto Charles Bukowski che “la verità sta nelle sfumature”?