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Promaster Orca, il ritorno di un “cult” di Citizen

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Mi ha sempre fatto sorridere, fin dalla prima volta che l’ho visto – a una “Basilea” di tanti anni fa. Ed è stata una piacevole sorpresa ritrovarlo di nuovo in collezione, la scorsa primavera: opportunamente rivisitato nel materiale, leggermente ritoccato nell’estetica, ma ancora lui, inconfondibile, subito riconoscibile. Perché il Promaster Orca di Citizen – a mio parere – era e rimane uno dei diver più divertenti e originali in assoluto.

Poi, può piacere o non piacere, certo. Di solito o lo si ama o lo si odia, difficile che lasci indifferenti. E sui gusti è inutile star lì a perdere tempo… Ma chiunque gli deve riconoscere un’indubbia unicità: e la sua forza sta proprio nell’essere così particolare, un mix ben riuscito di ironia e di performance. È questo che lo ha reso un cult dei primi anni 2000.

Poi possiamo discutere delle caratteristiche, passare in rassegna qualità e difetti (siamo qui per questo)… Ma nessuno può negare che al polso, in estate sulle braccia nude, lo si vede lontano un miglio. Definirlo “di grande personalità” è quasi un eufemismo. È un orologio che diventa subito oggetto di conversazione.

In nome omen

Prima di tutto il nome. Il Promaster Orca, è evidente, si chiama così per quelle “bolle” agli indici che ricordano le macchie sul dorso del cetaceo. Ma anche per le dimensioni XL – la cassa misura 46 mm di diametro ed è massiccia, dalle forme arrotondate – e ovviamente per la possibilità di fare immersioni in profondità. Proprio come l’Orcinus Orca, l’orca assassina.

Che, a proposito – e apro una parentesi – in genere non attacca l’uomo (le barche speronate nelle ultime settimane attorno allo stretto di Gibilterra sono un’eccezione), ma è comunque un super-predatore in cima alla catena alimentare oceanica. E in gruppo sferra attacchi letali agli altri abitanti dei mari: non solo pesci ma anche otarie, foche, pinguini, delfini, balene e perfino squali, uccisi in modo quasi “chirurgico”. Chiudo la parentesi.

La cassa possente

Per tornare alle dimensioni del “nostro” Promaster Orca. È vero: quei 46 mm sono difficili da digerire. E diventano proibitivi per chi come me ha un polso 16. Ma invito chiunque abbia un polso dalla circonferenza “umana” a provarlo fisicamente («di pirsona pirsonalmente», direbbe Catarella). Potrebbe restare stupito.

Le anse cortissime e arcuate migliorano la vestibilità della cassa molto più di quanto si potrebbe immaginare. E il cinturino integrato, con tanto di “pinna” centrale, segue bene la curvatura e diventa tutt’uno con il polso. Praticamente non “si sente” più: quando lo si indossa quasi lo si dimentica – alla faccia del diametro imponente. La sensazione era tale soprattutto nell’esemplare del passato, che aveva la cassa in titanio. Ma anche con la cassa in acciaio non è che dia fastidio, anzi.

E poi c’è la chicca del fondello personalizzato, cioè decorato con un’orca smaltata. Un dettaglio nascosto, certo, conosciuto e visibile soltanto al proprietario dell’orologio. Ma proprio per questo amato, amatissimo, e non solo dai collezionisti. Basta guardarlo e fa subito simpatia…

Il quadrante del Promaster Orca

Due parole sul quadrante. Fondo scuro, blu o nero, opaco per evitare fastidiosi riflessi (come del resto tutte le superfici della cassa). Lancette macro: quella delle ore larga e tozza a sfidare anche il più presbite fra i presbiti; quella dei minuti più lunga e sottile, sottolineata da un profilo rosso; quella dei secondi centrali con doppio “lollipop” (ammesso si possa dire). Indici giganti, a “bolle”, appunto, intervallati da altri più piccoli triangolari.

Il rivestimento con materiale luminescente è abbondante ovunque, così da offrire massima visibilità in tutte le condizioni di luce. Due i colori al buio: lancette a emissione verde, indici a emissione blu turchese. In passato ricordo di aver letto che il turchese perdeva luminosità rapidamente: ma lo considero un peccato veniale, perché l’indicazione importante, in fondo, è quella delle lancette.

Ammetto però di non averlo provato per un’intera giornata sott’acqua (magari!). Quando l’ho avuto tra le mani – sotto una pergola, in una bella giornata d’inizio estate – mi sembrava comunque altamente leggibile. Molto dipende anche dal tempo di esposizione al sole, ovvio: un dettaglio importante per il Promaster Orca, soprattutto “alla luce” del movimento… 😉

Il calibro Eco-Drive

Astenersi puristi della meccanica. Come del resto indica il nome completo – Promaster Diver’s Eco Drive 200mt Orca – l’orologio monta un movimento Eco-Drive. Un calibro E168 “a carica luce”, con autonomia di 6 mesi (180 giorni, per essere precisi). Il che vuol dire: precisione del quarzo (dichiarata: + o – 15 secondi al mese), accumulatore alimentato da qualsiasi fonte luminosa, zero manutenzione (almeno in teoria, ma in genere è proprio così).

Lasciamo perdere i discorsi ecologici del marketing: il Giornale degli Orologi si è già occupato altrove degli orologi “a carica solare” e non vale la pena di ripetere il discorso. Piuttosto, sono proprio quelli che ho appena elencato i punti di forza dell’invenzione di Citizen, che risale agli anni Settanta ed è andata via via a evolversi per restare ancora oggi (a quanto mi risulta) la più efficiente. Sia per quanto riguarda l’accuratezza nella misurazione, sia per il tempo di autonomia raggiunto, sia ancora per la disponibilità di funzioni.

Anche se qui il movimento è un “solo tempo” (c’è giusto il datario), senza nessuna diavoleria elettronica. Niente profondimetro, sensori, settaggi vari, data logger e chi più ne ha più ne metta. Il Promaster Orca non è un ibrido più o meno smart. È un semplice orologio affidabile e preciso, stop.

Conclusioni

La finisco qui con le informazioni sul prezzo: 268 euro per il modello “base”, con cassa in acciaio satinato e cinturino in caucciù (la scelta del metallo influisce notevolmente sui costi: e l’acciaio, si sa, costa molto meno del titanio). Qualcosa di più per le versioni con la cassa Ip grigio antracite o con il bracciale in acciaio. Trovate tutto nelle didascalie, insieme ad altre descrizioni. Mi sembra un prezzo più che ragionevole, democratico, raggiungibile praticamente da tutti. Purché piaccia il Promaster Orca, ovvio.

Un prezzo ottenuto con un risparmio intelligente in certi dettagli della costruzione e con le economie di scala che il Gruppo giapponese può permettersi. Del resto, Citizen è una potenza nell’orologeria mondiale. Si dice che nel 2021 abbia prodotto 400 milioni di orologi, contro i 16 milioni di pezzi dell’intera orologeria svizzera. Rendo l’idea?