Confesso che non mi è facile star dietro alla vena creativa di Frederique Constant. Meno di un mese fa scrivevo del record di 30 calibri di manifattura in 35 anni di vita e il Marchio ora che cosa fa? Presenta il Classic Power Reserve Big Date Manufacture. Calibro di manifattura numero 31. E tutti ad aggiornare le statistiche, io per primo.
E il bello è che per scavallare il fatidico numero di 30 calibri, Frederique Constant ha deciso di crearne uno che unisce la bellezza di tre complicazioni. E di includerlo, vista la natura particolarmente complessa, all’interno della collezione Manufacture, destinata ad accogliere gli orologi con il maggior grado di raffinatezza.
Per il Classic Power Reserve Big Date Manufacture Frederique Constant ha pensato a quattro referenze, mosse tutte dal nuovo calibro FC-735. Le tre complicazioni che è in grado di gestire sono le indicazioni delle fasi lunari, dell’autonomia residua e la gran data. Le prime due sono ben padroneggiate dal Marchio e si ritrovano in diverse referenze. La gran data è invece al debutto e si inserisce in un filone in particolare fermento.
Gran data, gran qualità
La gran data è infatti una complicazione che richiama subito alla mente degli appassionati la tradizione dell’orologeria sassone. Glashütte Original e A. Lange & Söhne, per fermarmi ai due nomi più blasonati, ne fanno una bandiera. Ma, recentemente, è apparsa anche in un pezzo molto interessante di discendenza svizzera, il Multifort TV Big Date di Mido.
E svizzera, a differenza di quanto si potrebbe pensare, è l’origine di questa complicazione. Il primo marchio a introdurla fu Helvetia, nel 1932, con il calibro 75A, un movimento di forma (tonneau) da 15 rubini con il modulo della gran data. Ogni cifra appariva in una finestra separata, rendendola molto più leggibile del primo datario mai comparso su un orologio da polso, pochi mesi prima, brevettato nel 1930 da Otto Graef, proprietario della manifattura Mimo.
La complicazione del datario in una singola finestra apparve infatti due anni dopo il brevetto nell’orologio Mimo-Meter. Fu una rivoluzione, che purtroppo non aveva fatto i conti con la scarsa praticità dovuta alle dimensioni minuscole della finestrella. Ci pensò Helvetia a renderla più fruibile e da allora la gran data è diventata sinonimo, oltre che di leggibilità, anche di raffinatezza.
Come funziona
Tipicamente la gran data funziona grazie a due dischi in parallelo, uno con le cifre delle decine e l’altro con quelle delle unità. La ruota delle ore aziona una ruota intermedia, che innesta il disco delle unità con un ingranaggio sottostante a esso. Tramite questo ingranaggio la ruota delle ore trasferisce energia che, immagazzinata da una molla, viene rilasciata intorno alla mezzanotte: così, in combinazione con un martello, la molla fa scattare in avanti il disco delle unità.
Ogni dieci giorni, una linguetta sul disco delle unità spinge il disco delle decine in avanti di una posizione. Altre molle mantengono entrambi i dischi data nella posizione corretta per visualizzare i numeri nelle finestre. Il movimento deve essere corretto manualmente (quando e se necessario) all’inizio di ogni mese.
Numerosi marchi utilizzano invece un sistema di dischi sovrapposti (o componenti simili) per realizzare la propria gran data. Forse il più famoso è A. Lange & Söhne, che l’ha introdotta per la prima volta nel 1994 all’interno del quadrante del Lange 1 e l’ha fatta diventare una componente quasi imprescindibile del proprio linguaggio di design.
Altri ancora creano la gran data con il disco delle decine posizionato all’interno del disco delle unità. Ciò risolve il problema della collocazione dei numeri su piani diversi, pur mantenendo compatto il meccanismo della grande data. Un esempio è il SeaQ Panorama Date di Glashütte Original.
Complicazioni storiche
Sulla riserva di carica e sulle fasi lunari c’è poco da dire. La comparsa dell’indicazione del moto lunare avviene nientemeno che sulla cosiddetta macchina di Antikythera. Non un orologio in senso stretto, ma comunque un sofisticato meccanismo di calcolo del tempo e dei moti astrali (così almeno è accreditato da studi sempre più recenti), risalente al I secolo avanti Cristo.
Funzioni astronomiche e fasi lunari si diffusero poi a partire dal XVI secolo all’interno delle cattedrali e, in forma più piccola, negli orologi da tavolo delle dimore nobiliari. Dopo essere stata successivamente introdotta negli esemplari da tasca, per l’arrivo della complicazione all’interno di quelli da polso dobbiamo aspettare il XX secolo.
L’indicazione dell’autonomia invece ha una storia relativamente più recente: fu introdotta dal “solito” Abraham-Louis Breguet negli anni ’80 del Settecento. Tutti i primi “orologi perpetui” realizzati dal Leonardo da Vinci dell’orologeria possedevano infatti un indicatore di tensione della molla di carica: una lancetta secondaria che percorreva un settore graduato da 0 a 60 (perché quegli esemplari disponevano di un’autonomia complessiva di 60 ore). Il primo orologio da polso entrato in produzione corrente fu invece il Powermatic di Jaeger-LeCoultre del 1948. Funzionava con il calibro 481 e aveva un’apertura sul quadrante a ore 12: all’interno di essa, un disco colorato indicava quanta carica era rimasta all’orologio.
L’equilibrio del Classic Power Reserve Big Date Manufacture
Ora arrivo al Classic Power Reserve Big Date Manufacture, tranquilli. E parto più o meno da dove ero rimasto prima dell’excursus sulle complicazioni, ossia dalle quattro referenze. Come sta diventando consuetudine, per gli orologi più pregiati Frederique Constant differenzia l’assortimento proponendo sia casse in metalli preziosi sia in acciaio. In questo modo, anche complicazioni come, per esempio, il tourbillon, sono alla portata di un maggior numero di persone.
In questo caso la consueta cassa Classic mantiene il diametro di 40 mm ma è proposta in platino, oro rosa o acciaio. Di quest’ultima ci sono due varianti di quadrante, una blu e una argentata. Il quadrante della versione in oro rosa è grigio mentre quello del modello con cassa in platino è di un sorprendente meteorite blu.
Tutti i quadranti sono accomunati da due caratteristiche: pulizia e leggibilità. La disposizione delle informazioni vede a ore 9 l’indicatore dell’autonomia residua, con una lancetta che si muove lungo un arco graduato. A ore 6 c’è la finestra con le fasi lunari, a ore 2:30 quella della gran data. Tutto molto equilibrato. A mio avviso si sarebbe potuta togliere la lancetta dei secondi centrali, per dare ulteriore chiarezza al quadrante, ma è un parere totalmente personale e non richiesto.
I quadranti delle versioni in acciaio e in oro rosa del Classic Power Reserve Big Date Manufacture hanno la lavorazione soleil e sono impreziositi da dettagli che abbiamo imparato a conoscere in alcuni pezzi della collezione Classic. Mi riferisco principalmente agli indici applicati tagliati a diamante e lucidati a mano, e alle lancette di ore, minuti e secondi anch’esse lucidate a mano.
Un calibro camaleontico
Si diceva del 31° movimento di manifattura. Anche per il calibro FC-735 a carica automatica, Frederique Constant ha lavorato per mantenere alta la qualità, intervenendo anche sulle prestazioni. La collezione Classic ci ha abituati a calibri belli e affidabili ma dall’autonomia piuttosto contenuta, tipicamente 38 ore. Qui è stata aumentata a 50 ore. Bene.
Per questo calibro, come per tutti quelli che ha progettato in passato, il Marchio ha lavorato sulla semplicità d’uso. Le tre complicazioni, così come la regolazione dell’ora, sono tutte regolate dalla corona a cipolla. Niente pulsanti, niente correttori, niente stilo: il calibro FC-735 è pensato per la vita di tutti i giorni ed è in linea con lo spirito della Casa. La missione, coraggiosa, di Frederique Constant è quella di rendere la bella orologeria accessibile al maggior numero di persone, senza richiedere particolari competenze specifiche né per apprezzare né per utilizzare gli orologi prodotti.
La competitività di Frederique Constant
Come sempre vi rimando per altri dettagli alle didascalie e chiudo con i prezzi e con una considerazione. La versione più pregiata, quella con cassa in platino, costa 25.995 euro ed è limitata a 35 esemplari. Per quella in oro rosa servono 17.995 euro e la prontezza di riflessi per portarsi a casa uno dei 350 esemplari millesimati. Le versioni in acciaio non sono in multipli di 35, a festeggiare il compleanno di Frederique Constant, ma sono in collezione corrente a 4.795 euro.
Frederique Constant si è sempre distinta per l’ottimo rapporto qualità-prezzo che fa la felicità dei collezionisti entry-level. Anche in questo caso il livello di orologeria che porta con sé questa referenza è notevole, soprattutto se si considera il valore attribuito oggi ai calibri di manifattura.
In questo senso il Marchio ha avuto l’intelligenza di capire come prendere elementi del calibro di base FC-700 e modificarlo per adattarlo a utilizzi diversi. In questo modo, analizzando l’ampio catalogo del Brand, probabilmente quasi tutti possono trovare un’opzione adatta alle proprie tasche e alle proprie esigenze. Il Classic Power Reserve Big Date Manufacture è un esempio della poliedricità della Casa. Con il mercato che, dopo due anni di follia, pare tornato a una situazione più razionale, avere in collezione esemplari così dà, a mio avviso, un buon vantaggio competitivo.