Storia e storie

Orologi di fantasia: insolite, preziose rarità in miniatura

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Nel vastissimo campo dell’orologeria da collezione vi sono pezzi, rari e ricercati, in cui la misura del tempo sposa la gioielleria, con il piacere di sorprendere grazie a una raffinatezza straordinaria. Non parleremo, questa volta, delle creazioni dei grandi gioiellieri moderni, in cui l’opulenza di cascate di pietre preziose riveste l’esemplare, spesso celandolo. Andremo indietro nel tempo, torneremo a un’epoca precedente l’esordio dell’orologio da polso. E ci occuperemo di particolari orologi da portare addosso, chiamati orologi di fantasia. Si tratta di orologi di forma che comparvero sin dalla nascita dell’orologio portatile, da persona, e furono subito apprezzati dalla clientela più facoltosa ed esigente.

Gli orologi di fantasia: dai Memento Mori

Tecnicamente, gli orologi di fantasia sono di solito classificati tra gli esemplari da tasca, non essendo da appoggio. Spesso, però, si indossavano al collo con una catena oppure appesi alla cintura. Erano piccoli oggetti in cui il quadrante non era normalmente visibile: solo il proprietario, azionando un pulsante segreto, poteva svelare l’orario nascosto. Sempre caratterizzati da dimensioni assai contenute e materiali di pregio, sono esemplari in cui l’orologeria è coniugata all’alta oreficeria. Un binomio che nei secoli è sempre stato sinonimo di successo.

Tra i primi, in ordine cronologico, ricordiamo i celebri Memento Mori. Durante la Controriforma, il richiamo alla caducità delle cose terrene che ritroviamo nella decorazione non risparmiò neppure l’orologeria. Se sulle austere scrivanie dei sapienti del XVII secolo spesso era poggiato un teschio umano, per ricordare quanto sia transitoria la condizione dei viventi, ci fu chi pensò di realizzare orologi da saccoccia proprio nascosti in piccoli teschi d’argento, in cui si consultava il quadrante aprendo le mascelle della macabra cassa.

Ricercatissimi dai collezionisti, quasi sempre di produzione tedesca, furono oggetto di imitazione alla fine del XIX secolo, nell’ambito di quel movimento di ritorno all’antico che pervase il gusto europeo, dando luogo dapprima al Neogotico, soprattutto in Inghilterra, e poi alle rivisitazioni dei diversi stili dei secoli passati. Come non bastassero le copie ottocentesche, qualche anno fa se ne incontravano di recente fattura sui siti di vendita online. Grossolani nelle proporzioni e nelle finiture, erano maldestri tentativi che probabilmente avranno ingannato qualche sprovveduto.

Sempre a tema religioso, meritano almeno un cenno anche gli esemplari a forma di croce, destinati soprattutto alle più alte gerarchie ecclesiastiche e ai notabili del clero secolare. Realizzati con una base in metallo, in genere avevano il coperchio in cristallo di rocca, ed erano scolpiti interamente a mano.

…ai temi naturalistici

Ci fu però un periodo, tra la fine del XVIII secolo e la prima metà del XIX, in cui gli orologi di fantasia conobbero il favore delle classi più agiate. La significativa richiesta del mercato fu soddisfatta soprattutto dai produttori ginevrini, dato che la città, oltre agli orologiai, ospitava da sempre un’importante comunità di orafi e smaltatori. Ma divennero anche oggetto del desiderio per gli acquirenti dei mercati orientali e perfetti doni per propiziarsi i favori dei potenti locali.

Quasi sempre essenziali, nelle loro funzioni – in rari casi dotati di automi –, questi orologetti erano celati in casse che imitavano farfalle, scarabei, fiori, animaletti, ma anche pistole e strumenti musicali… Riccamente smaltati, facevano parte a pieno titolo della sterminata famiglia degli objets de vertu. Diciamolo pure: l’indicazione dell’ora era una scusa per poter esibire il gingillo e suscitare lo stupore degli astanti. Oggi come allora, del resto, l’orologio era uno status symbol. E conferiva prestigio a chi lo sfoggiava, in una gara in cui la fantasia degli ideatori sembrava non avere confini.

Mandolini, arpe, tulipani e coccinelle, fino alle note sferette da portare al collo che riapparvero, ai tempi del charleston, come orologi sautoir da case quali Cartier e Tiffany & Co., spesso con la catena en pendant. Sempre in oro, talvolta adorni anche di perle e pietre preziose, da un punto di vista strettamente orologistico presentavano il pregio della miniaturizzazione. Una ricerca che – come abbiamo già raccontato in un altro articolo del Giornale degli Orologi – aveva portato nei secoli agli orologi incastonati negli anelli.

Più gioielli che orologi? Forse, ma certamente oggetti di grandissima raffinatezza. Testimoni di un mondo e di un modo di vivere in cui, per quanti potevano permetterselo, la ricerca estetica era una componente irrinunciabile della quotidianità.