Approfondimenti

J12 Couture Workshop Automaton Caliber 6, la storia animata di Chanel

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Ancora una volta l’orologeria Chanel rende omaggio a Mademoiselle Coco. Ma questa volta non si limita a prendere ispirazione dalla biografia, dal mestiere o dalle passioni della fondatrice della Maison. Tocca invece livelli di virtuosismo tecnico estremi, mai raggiunti finora. Con il nuovo J12 Couture Workshop Automaton Caliber 6 anima letteralmente sul quadrante la figura della grande couturière. Come si intuisce dal nome, infatti, si tratta di un orologio da polso con automi. Che interpreta quindi una tradizione secolare, ma non solo: la rende più attuale. La trasforma con il gusto di oggi attraverso una serie di riconosciute capacità. Un cocktail che ha come ingredienti l’estro creativo, la maestria orologiera, il ricorso ai mestieri d’arte, le competenze gioielliere, il tutto condito dalle suggestioni derivate dalla moda e da uno spiccato senso dell’ironia, divertente e divertito.

Il quadrante istoriato

A prima vista il J12 Couture Workshop Automaton Caliber 6 potrebbe essere scambiato per un “normale” Coco Watch (si fa per dire: tanto normale questo genere di “quadrante istoriato” poi non è…). Ovvero uno di quegli esemplari in cui l’immagine di Mademoiselle Coco è protagonista in vari modi e forme, presenti nel catalogo Chanel fin dal 2017. Ma in questo caso basta una leggera pressione sul pulsante a ore 8, per vedere il quadrante – e Mademoiselle per prima – prendere vita.

La scena si svolge nell’atelier di una sartoria, non molto diverso probabilmente dall’ambiente in cui Gabrielle Chanel trascorreva le giornate. C’è Mademoiselle al lavoro, sorridente ma risoluta, con la mano sul fianco: vestita di tutto punto – indossa uno dei suoi tipici (mitici) tailleur in tweed, la paglietta in testa, le scarpe bicolori ai piedi -, brandisce le forbici, intenta a tagliare una giacca sul manichino. Un’immagine che sembra uscita dalle foto scattate da Douglas Kirkland nei primi anni ’60.

A rendere il tutto più realistico, il cartello affisso alla porta recita “Mademoiselle Privé”. Proprio come quello che si ritrova al secondo piano di rue Cambon, nel suo studio/appartamento tuttora esistente al civico 31 (l’unica differenza è che lì il cartello è appeso fuori dalla porta, non all’interno: ma una licenza poetica ci sta). Bene, non appena si attiva l’animazione, ecco che Mademoiselle oscilla la testa, dondola i fianchi, alza e abbassa il braccio che tiene le forbici, mentre il manichino si solleva sul treppiedi.

Non mi soffermo oltre sull’esecuzione del quadrante. Chi volesse conoscere più in dettaglio com’è fatto, trova tutto nelle didascalie. Qui aggiungo solo che è disposto su cinque livelli e che ha comportato massima precisione non solo nella creazione di ogni singolo elemento, ricco di dettagli, ma anche nell’assemblaggio. La difficoltà realizzativa ovviamente è accentuata dalle dimensioni ridotte di tutti componenti. Ma il risultato è spettacolare, quasi ipnotico: ci si ritrova incantati a guardarlo, e si è tentati di rivederlo, ancora e ancora. Date un’occhiata al video, figuratevi dal vivo…

Il calibro di manifattura

Alla base della magia del J12 Couture Workshop Automaton Caliber 6 c’è appunto il Calibre 6. Chiaramente il sesto movimento di manifattura della Maison, è però il primo con automi. Come i precedenti, è stato ideato dai progettisti dello Studio de Création Horlogerie Chanel guidato da Arnaud Chastaingt. Quindi realizzato con componenti prodotti nell’atelier artigianale di Romain Gauthier, di cui Chanel possiede una partecipazione societaria. E infine assemblato dai maestri orologiai della Manifattura G&F Châtelain, storica sede di Chanel Horlogerie.

C’è da dire però che il Calibre 6 vanta una diretta discendenza dal Calibre 1, uscito nel 2016 e montato nella collezione Monsieur de Chanel. A carica manuale, il Calibre 1 nasceva però con le complicazioni (ore saltanti e minuti retrogradi) integrate. Di conseguenza è stato completamente riprogettato: sia per dover eliminare i componenti che presiedono le funzioni aggiuntive, sia per dover ridurre il formato (da 32 mm a 28,4 mm). Lo spazio di incassaggio qui è infatti inferiore, dato che il diametro della cassa è di 38 mm mentre nel Monsieur è di 40 mm.

In più è stato aggiunto il modulo degli automi. Invisibile dal fondello, è posto direttamente sotto il quadrante ed è un gioco di ruote circolari eccentriche, un insieme di leve e ingranaggi studiati ad hoc per riprodurre le azioni delle figure semoventi. L’energia relativa al loro moto (che si attiva, lo ricordo, su richiesta) proviene dai due bariletti di cui è corredato il calibro, che permettono quindi di fornire l’impulso necessario al momento giusto, senza inficiare la regolarità di marcia delle lancette.

Ultimi dettagli sul J12 Couture Workshop Automaton Caliber 6

Ancora qualche informazione sull’habillage. Come tutti gli esemplari dell’omonima collezione, anche il J12 Couture Workshop Automaton Caliber 6 è interamente realizzato in ceramica ad alta resistenza. Un materiale, vale la pena ricordarlo, prodotto in casa nella “Manifattura Chanel” a La Chaux-de-Fonds – oggetto, in passato, di un nostro reportage. E sul quale in oltre vent’anni i tecnici hanno maturato una lunga esperienza, fino a raggiungere ormai una totale maestria in tutti i passaggi di lavoro, dai processi di fabbricazione alle fasi di finitura.

Lo dimostra anche il nuovo J12, nel quale la ceramica nera di cassa e bracciale è rifinita ovunque con un trattamento opaco, su cui spiccano però i profili smussati, bisellati a mano con una tecnica ancestrale che li rende perfettamente regolari e privi di rigature. Lucidi quanto basta per alleggerire l’effetto estetico dell’orologio, e far risaltare ancora di più la “morbidezza” e la sensazione vellutata della ceramica stessa. Leggera, anallergica e piacevole al tatto già di suo, qui sembra ancora più confortevole. Immaginatevi l’orologio al polso.

Infine i consueti dettagli pratici. Il J12 Couture Workshop Automaton Caliber 6 costa 250mila euro ed è realizzato in un’edizione limitata di 100 esemplari, dedicata ai grandi collezionisti e ai più facoltosi Chanel-addicted. Ma voglio aggiungere un ultimo commento. Il quadrante, in fondo, racconta una storia vera. Perché Mademoiselle Coco non disegnava mai, né faceva bozzetti preparatori delle sue creazioni. Non usava cartamodelli, trasportava in modo diretto l’idea dalla mente alla stoffa, la tagliava a istinto sui manichini e poi si preoccupava di sistemarla con piccoli ritocchi dove necessario. Era una sarta, non una stilista. Una grande couturière…