Qualche giorno fa, scrivendo di Seiko, avevo ricordato come il 2025 sia un anno di ricorrenze in orologeria, che si celebrano dalla Svizzera al Giappone. Proprio al Giappone torno oggi per parlare dell’Aqualand di Citizen – il quale, guarda caso, festeggia anch’esso un importante anniversario, perché si tratta di una cifra tonda: 40 anni. Il regalo che Citizen si è fatta si chiama Promaster Aqualand 40th Anniversary Limited Edition.
Sono dunque passate quattro decadi da quando comparve sul mercato l’Aqualand, che si presentò agli appassionati e al mondo come il primo orologio subacqueo dotato di un sensore elettronico di profondità. Una diavoleria tecnica utilissima, che solo un marchio come Citizen e un Paese come il Giappone, che dell’avanguardia tecnologica ha sempre fatto il vessillo, potevano sviluppare. Erano gli anni ’80, con l’elettronica e il quarzo a farla da padroni in orologeria. Ma la storia dell’Aqualand cominciava molto prima.
Alle origini dell’Aqualand: la linea Parawater
Esattamente, nel 1959, quando Citizen sviluppò la guarnizione O-Ring. Con una tecnologia presa a prestito dal settore aeronautico, sigillava in maniera impenetrabile la cassa dell’orologio. Da quella guarnizione nacque la linea Parawater, che fu l’inizio di tutto. E fu un inizio spettacolare.
Per provare l’efficacia della guarnizione, i tecnici di Citizen buttarono letteralmente a mare centinaia di orologi Parawater, sigillati in speciali capsule, e lasciati al flusso della corrente Kuroshio. Cioè una delle principali correnti oceaniche, che origina dalle Filippine, risale fino al nord Pacifico e scende lungo le coste della California. Ciascuna capsula conteneva un messaggio con delle coordinate geografiche e invitava chi l’avesse trovata a rispedirla a Citizen.
Ebbene, anni dopo questo esperimento che coinvolse il padre dell’Aqualand, una di quelle capsule fu ritrovata proprio in California e rispedita al mittente con una lettera autografa di chi l’aveva rinvenuta. L’orologio all’interno era ancora perfettamente funzionante.
Dopo la ricerca dell’impermeabilità, il passo successivo fu la messa a punto di tecnologie utili ai subacquei professionisti che avrebbero utilizzato gli orologi. Proprio in questo senso è da intendere il sensore di profondità dell’Aqualand, che nel 1985 avrebbe cambiato il modo di intendere l’orologeria subacquea.
Sfide (e soluzioni) che portarono alla nascita dell’Aqualand
Dall’esperienza maturata con il Parawater prima e con l’Aqualand poi, Citizen creò nel 1989 la collezione Promaster, tuttora una pietra di paragone per i diver. Si indirizzava anche ai professionisti dell’aria e della terra, oltre che a quelli del mare, ma l’eredità subacquea della linea era forte alle origini e tale è rimasta, perché ancora oggi porta avanti la rivoluzione del primo Aqualand dell’85. Ossia il fatto che, se prima un orologio da immersione semplicemente resisteva all’azione dell’acqua, ora faceva di più: leggeva, misurava, rispondeva al mare. Grazie al sensore elettronico di profondità e al piccolo display analogico sul quadrante.
Alla base di quell’orologio, Citizen aveva posto sei sfide da dover affrontare e vincere, ciascuna con una soluzione meccanica. La prima sfida: aggiungere un sensore digitale di profondità. La soluzione: sviluppare un sensore di pressione miniaturizzato, capace di misurarla in tempo reale fino a 80 metri. Seconda sfida: fare in modo che l’acqua non raggiungesse i sensori elettronici. Soluzione: cassa e vetro completamente ridisegnate, sigillate con guarnizioni avanzate.
Terza sfida: garantire la durata delle batterie, utilizzandole di piccolo formato. Soluzione: impiego di sensori elettronici a basso consumo di energia. Quarta sfida: leggibilità al buio. Soluzione: display Lcd retroilluminato ad alto contrasto. Quinta sfida: aiutare i subacquei a evitare risalite rapide e pericolose. Soluzione: una suoneria ben udibile che scattava in caso di ascesa troppo rapida. Sesta sfida: lettura accurata delle informazioni nonostante i cambi di pressione e temperatura. Soluzione: sensore auto-calibrante, che proteggeva dalla corrosione e dagli sbalzi pressori.
Il capo sviluppatore dell’Aqualand delle origini, Tatsuo Nitta, provò egli stesso l’orologio in acqua per verificarne la precisione, l’impermeabilità e la leggibilità: «Avevamo bisogno che fosse performante e che fosse creato in modo da essere efficiente», raccontava.
L’Aqualand 40th Anniversary in edizione limitata
In sostanza, quindi, nel momento in cui l’orologio debuttò sul mercato fu subito destinato a lasciare un segno nella storia di Citizen, e non solo in quella. Fu infatti lanciato come Promaster Aqualand, prima che Promaster diventasse una vera collezione (come ho scritto sopra, la cosa accadde quattro anni dopo), anzi, forse “LA” collezione per gli appassionati del Brand. Faceva infatti parte della Sporte MS Series, destinata al mondo del mare, ma si capì subito che quell’etichetta gli stava troppo stretta.
Il Promaster Aqualand 40th Anniversary Limited Edition è stato presentato alla stampa italiana di settore e a un gruppo di selezionati giornalisti esteri la scorsa settimana, in un ambiente in cui l’Aqualand si trova particolarmente a proprio agio. Si trattava della struttura Y-40 The Deep Joy di Montegrotto, in Veneto, che ospita la terza piscina più profonda del mondo, -42,15 metri. Gli ospiti hanno potuto provare l’orologio in immersione con le bombole, seguiti da esperti istruttori. Non era il mare aperto, ma l’esperienza è stata comunque coinvolgente. Noi c’eravamo e lo possiamo testimoniare.
Come avrete capito, in questo articolo ho privilegiato la parte storica, perché di storia dell’orologeria si tratta. Trovate alcuni dettagli tecnici del nuovo Promaster Aqualand 40th Anniversary Limited Edition nelle didascalie. Qui segnalo solo che il prezzo è di 468 euro e che l’orologio è stato creato in 5.800 pezzi per tutto il mondo, di cui 2.000 per il mercato italiano. Una testimonianza di quanto l’Italia sia importante per Citizen e di quanto la community di appassionati del Brand sia forte dalle nostre parti.