Mentre i bambini disegnavano arcobaleni per gridare di balcone in balcone «andrà tutto bene», Serena Pozzolini Gobbi ultimava la collezione Rainbow. Una declinazione colorata di Fairytale, la prima linea di gioielli firmata Serena Gobbi Milano. Che, come secondo capitolo di quella favola, aggiunge zaffiri rosa, gialli e azzurri sul leitmotiv della spirale. Un elemento grafico carico di significati, scelto per omaggiare il patrimonio dell’attività familiare.
Serena Pozzolini Gobbi è Amministratore delegato e Presidente della boutique storica di corso Vittorio Emanuele a Milano, Gobbi 1842, concessionaria ufficiale Rolex, Patek Philippe e Tudor. Una storia imprenditoriale cominciata dal suo bis bis nonno, Raimondo Gobbi, che aprì la sua bottega a Modena, sotto il Portico del Collegio San Carlo. E dieci anni dopo, nel 1852, ricevette dal Gran Duca la qualifica di “Orologiaio della Real Corte”.
Raimondo vendeva e riparava esemplari da tasca e pendole. Il figlio più piccolo, Giuseppe, nel 1896 si trasferì a Milano. Nacque con lui la boutique di corso Vittorio Emanuele, dove subentrarono la nipote Adriana con il marito Luigi Pozzolini, rappresentante di marche orologiere. Protagonisti dei successi anni ’30 furono poi i pronipoti Aldo e Gastone, che vissero la distruzione bellica e la ricostruzione dell’attuale boutique, in cui Serena ha imparato il mestiere dal papà Luca.
«Di insegnamenti da papà ne ho avuti talmente tanti, che non saprei scegliere il principale. Ma direi la pazienza», commenta Serena. Che collega i primi ricordi d’infanzia ai pomeriggi trascorsi in negozio. «Osservavo attorno a me oggetti e persone», racconta. «E scoprivo l’orologeria». Una professione predestinata. «Da giovani si pensano tante cose. Poi però ho seguito il mio destino, segnato dal richiamo familiare, dalla passione. E dalla possibilità di portare avanti una tradizione che non poteva andare perduta. Questo lavoro per me è diventato anche un hobby», sottolinea.
È per celebrare i primi 175 anni della ditta che Serena Pozzolini Gobbi decide di lanciare il proprio brand di gioielleria. «Mancava una linea nostra di gioielli, con cui si potesse identificare il negozio. Ho trovato nella spirale, simbolo del Dna, un collegamento con le origini dell’azienda. Sintesi grafica del patrimonio genetico che custodisce la storia familiare, ha sei giri come le sei generazioni che hanno finora guidato la ditta Gobbi 1842. Ed è anche una parte fondamentale del movimento di un orologio, quella che fa funzionare il cuore del sistema. L’ispirazione nasce da lì», spiega.
Alla guida di uno dei più prestigiosi punti vendita meneghini per l’alta orologeria, ora anche designer di gioielli, appassionata di vela, golf, football americano e cucina italiana, Serena Pozzolini Gobbi subisce da sempre il fascino della micro-meccanica. «Il movimento di un orologio è di per sé una cosa estremamente affascinante. Trovo poi romantico che, sebbene esistano tanti modelli sul mercato, ogni persona riesca a identificarsi con uno in particolare», aggiunge.
«Non a tutti stanno bene tutti gli orologi. C’è quello che ciascuno indossa in modo più naturale, perché sente che gli appartiene. Come un vestito. Capita spesso che i clienti arrivino in negozio per un orologio visto su internet: lo provano, se lo guardano al polso, e si accorgono che non è per loro. Finiscono per incantarsi con un modello a cui non avrebbero pensato». È per questo che Serena Pozzolini Goggi non cambia idea sull’e-commerce. «Il digitale aiuta a dare informazioni. Ma poi trovarsi un orologio al polso dà un’emozione diversa dalla visione sullo schermo», sostiene. «I social, piuttosto, servono a tener viva l’attenzione. Funzionano benissimo come vetrina, ma non possono per me essere veicolo puramente commerciale».
Sicuramente i canali social, attivati con l’ingresso della sesta generazione, hanno fatto circolare l’immagine di Gobbi 1842 anche durante i mesi di lockdown. Quando è dovuto slittare il lancio, previsto per marzo scorso, della collezione Rainbow. Che, seppur presentata in sordina, ora sta lanciando segnali di ottimismo. «In questi mesi abbiamo tutti bisogno di colore. Anche se in verità noi non siamo toccati dalla crisi economica», ammette Serena Pozzolini Gobbi. «In negozio c’è sempre un po’ di movimento. Forse perché gli orologi sono vissuti come beni di investimento. Chi ne ha la possibilità, piuttosto che lasciare denaro depositato in banca, preferisce comprare un oggetto che tende ad acquistare valore nel tempo».
«Piuttosto abbiamo il problema opposto: le richieste superano di gran lunga le disponibilità», sottolinea. «Perché le case produttrici si sono dovute fermare due mesi e ora devono osservare le norme di distanziamento sociale. E anche la presentazione delle novità è slittata di sei mesi. Saltato il salone di Basilea, Rolex ha presentato le novità online a settembre. Patek Philippe ha lanciato un pezzo al mese a partire da settembre. Tutti questi ritardi stanno causando problemi a livello produttivo e distributivo».
Gobbi 1842 non soffre anche perché ha sempre avuto clientela italiana. «Abbiamo decine di persone in lista d’attesa per i riassortimenti», ammette la Presidente e Ad dell’azienda di famiglia. Gli orologi più richiesti dell’era Covid? «Naturalmente il nuovo Submariner, il Cosmograph Daytona e il Gmt-Master II di Rolex. Per Patek Philippe il Nautilus nelle varie declinazioni di modelli e di metalli», riferisce. «Per alcune referenze arrivano a centinaia i clienti che hanno lasciato il nominativo in attesa di essere ricontattati», confessa.
Il cliente medio della storica boutique di corso Vittorio Emanuele a Milano? La donna o l’uomo in carriera che vuole festeggiare una promozione, o il nonno che cerca un regalo per il nipote… Serena Pozzolini Gobbi sta valutando in questi giorni la strategia per affrontare un Natale molto incerto. Per il quale conta comunque confermare i numeri degli scorsi anni. Il consiglio va ai potenziali acquirenti. «Se volete far trovare un Rolex o un Patek Philippe sotto l’albero dovete prenotarlo ora. Le hot reference non saranno disponibili forse neppure tra due anni, ma per tutti i modelli in collezione bisogna affrettarsi. Altrimenti non arriveranno in tempo».