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Code Coco: variazioni sul tema, chez Chanel

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Si chiamano Code Coco Oversize, Code Coco Leather e Code Coco So Black. Sono tre edizioni limitate che vanno ad arricchire la collezione Code Coco, lanciata nel 2017, in occasione dei 30 anni dell’orologeria Chanel. E seguono un altro esemplare uscito la scorsa primavera, il Code Coco Pixel. Insieme stanno a dimostrare non solo la fantasia dei progettisti della casa – Arnaud Chastaingt e il suo team –, ma anche la versatilità della collezione stessa. Capace di cambiare aspetto, di assumere stili diversi e intanto di acquisire nuovi significati: di far riferimento ai ricordi personali di Mademoiselle, o ai valori storici e alle tendenze fashion di Chanel.

Un pezzo di storia del costume

Del resto il Code Coco nasce proprio come orologio ispirato – o forse dovrei dire dedicato – alla 2.55. E qui concedetemi una divagazione, necessaria perché la 2.55 non è una semplice borsa: è “la” borsa di Chanel. Creata proprio nel febbraio del 1955 (ecco spiegato il nome), è dotata di tracolla perché la grande couturière, ormai 72enne, si dichiarava «stanca di dover tenere le borse in mano e di perderle». È rettangolare, essenziale, di pelle morbida matelassé (cioè trapuntata, a losanghe). Un decoro derivato dalle giacche dei fantini di Chantilly o dei garzoni di scuderia, che la giovane Gabrielle aveva visto quando frequentava il beau monde, parigino e non; sempre rimasto nella sua immaginazione, diventa poi un emblema della moda Chanel.

A dispetto dello stile lineare, però, la 2.55 richiede l’impegno di sei persone, dieci ore di lavoro e centottanta passaggi di fabbricazione. E proprio come accessorio prezioso, metafora di una femminilità indipendente, diventa un riconosciuto status symbol. Ieri come oggi è la borsa preferita di attrici e celebrities, da Liz Taylor a Brigitte Bardot fino a Renée Zellweger, tanto per citarne alcune; e soprattutto è l’oggetto del desiderio della maggior parte delle donne. All’inizio è in pelle nera, ma Karl Lagerfeld la trasforma in un caleidoscopio di colori, dimensioni e materiali diversi. Ed è proprio Lagerfeld a sostituire la classica fibbia sul battente con un’altra fatta con il logo della doppia C intrecciata.

Il Code Coco nasce da un dettaglio

Ma quella clip tradizionale, a forma di T, fa scattare qualcosa nella mente di Arnaud Chastaingt. Diviene il nucleo di un esemplare dall’architettura inedita. Il Code Coco è costruito proprio attorno al fermaglio a barretta che ruota su se stesso; e che, applicato sulla cassa, è allo stesso tempo un elemento decorativo del quadrante e un ingegnoso sistema di chiusura. Il Code Coco infatti non si allaccia al polso con una comune fibbia (tipo ad ardiglione o déployante). Integrato a un’estremità del bracciale, ha invece un grande occhiello che, una volta avvolto l’orologio al polso, si incastra perfettamente attorno alla lunetta. Questa caratteristica rende il Code Coco non solo originalissimo nel design, ma anche estremamente pratico da indossare.

Oltre al fermaglio della chiusura, però, il Code Coco presenta altri dettagli che qualsiasi fashionista sa riconoscere al primo sguardo. Il bracciale, per esempio, ha lo stesso motivo trapuntato della 2.55, riprodotto in orizzontale nel metallo. A me oltretutto ricorda altri due orologi storici di Chanel: il Matelassé e il Chocolat; realizzati tra gli anni ’90 e i primi 2000, da tempo non sono più in produzione, ma si possono ricondurre allo stesso gusto per gli esemplari di forma, dal bracciale fasciante e, appunto, matelassé. Infine c’è quel solitario incastonato al centro della parte superiore del quadrante, chiaro riferimento alla passione per i diamanti di Mademoiselle Gabrielle. Che non a caso intitolò proprio Bijoux de Diamants la sua prima collezione di gioielleria, datata 1932.

Un Code Coco extralarge 

Ma il gioco dei rimandi continua – anzi si amplia – nei tre nuovi esemplari. Il Code Coco Oversize è una manchette che veste letteralmente il polso. In assoluto più grande di qualsiasi precedente in collezione, riprende lo stile macro di certi accessori Chanel, nel recente passato come in quello più remoto. Penso ad alcune borse dell’ultimo decennio, da quella del 2013 che sembra un hula-hoop a un’altra del 2015 simile a un’enorme perla. Ma anche ai bracciali “barocchi” disegnati per lei da Fulco di Verdura, sempre negli anni ’30 – “alla schiava”, li definivano allora –, che Gabrielle sovrapponeva per amplificarne l’effetto. (Ne indossava due insieme, a coprire quasi interamente l’avambraccio: li si vede anche in numerosi, celebri ritratti di Cecil Beaton).

La 2.55 al polso

Mentre il Code Coco Leather è ancora più celebrativo della 2.55. Come la borsa è fatto di pelle: per la prima volta sostituisce al bracciale un cinturino matelassé, con l’identico pattern a diamante riprodotto in miniatura (anche se disposto in senso orizzontale). Oltretutto l’effetto trapuntato, pur in dimensioni ridotte, dona maggiore solidità e resistenza al cinturino stesso. E come la borsa l’orologio è foderato di pelle bordeaux. Un colore funzionale, scelto da Mademoiselle Coco per rendere più evidenti gli oggetti contenuti all’interno della borsa, e facilitarne così la ricerca; (insieme alla struttura, suddivisa in due scomparti e cinque tasche). E voluto da Monsieur Arnaud per fedeltà storica all’originale. 

The little black watch

Quindi il Code Coco So Black, un orologio interamente nero, come indica il nome, anche se con sfumature e riflessi diversi. Beh, qui l’attinenza è fin troppo facile: il nero era il colore prediletto da Gabrielle Chanel (insieme al bianco). Ma il ricordo delle uniformi dell’orfanatrofio di Aubergine, dove aveva trascorso l’infanzia, nelle sue mani assume una valenza rivoluzionaria. Prima di lei nessuno aveva osato vestire le donne di nero, fino ad allora colore riservato ai domestici o al lutto. Ma la sua petite robe noire, disegnata nel 1926, è destinata a cambiare irreversibilmente l’eleganza femminile. (Ancora oggi, quale donna non ha almeno un tubino nero nell’armadio?).

Un’ultima informazione pratica: i tre nuovi Code Coco sono già in vendita. Per i dettagli tecnici e i prezzi vi rimando alle didascalie qui sopra. Qui voglio però ricordare che si tratta di tre serie limitate, quindi la disponibilità è decisamente contenuta. Anche perché ridotti sono i numeri delle tirature: ciascuno è riprodotto in 255 esemplari. Quanti, se no?