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Swatch Group: dati di bilancio, prospettive e sorprese

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Anche per via telematica Nick Hayek riesce a trasformare una noiosa sequenza di numeri in un vero e proprio spettacolo. Con tanto di fuochi artificiali per chiudere.
Nick Hayek (Direttore generale del Gruppo Swatch e membro del Consiglio d’amministrazione) si trasforma nel conduttore di un piccolo show ad uso e consumo dei giornalisti per l’annuale diffusione dei dati di bilancio di Swatch Group. Hayek gestisce la sequenza degli interventi. Su tutti ovviamente quello di spiegazione delle cifre da parte di Thierry Kenel, responsabile di Corporate Finance, Reporting e Investor Relations. E alla fine risponde ad una decina di domande da parte dei giornalisti.

Cina, Usa, Europa

Le cifre? Se vediamo il 2020 sul 2019 il calo è vistoso, solo parzialmente mitigato dalla risalita a fine anno dei mercati cinese e statunitense. Che però valgono da soli più di metà del totale delle esportazioni svizzere d’orologi. A tutti gli effetti, sembra che il punto debole del mondo sia proprio la Vecchia Europa, in questo periodo. Hayek specifica, comunque, che lui considera il 2020 un anno non classificabile e che per quanto lo riguarda i dati che contano sono quelli del 2021 rispetto al 2019. Il che induce a ritenere che Swatch Group potrebbe concludere il 2021 con un pareggio o addirittura con un aumento di fatturato rispetto al 2019.

Il 2020, anno orribile, sarebbe almeno economicamente una brutta parentesi chiusa con largo anticipo rispetto alle previsioni. Che prospettavano una lenta risalita: un paio d’anni almeno per tornare ai livelli del 2019. In quest’ottica i dati dei primi due mesi del 2021 sono in effetti incoraggianti per i primi due principali mercati, Cina e Usa. Che fanno registrare (statistiche globali delle esportazioni svizzere fornite dalla Associazione Svizzera dell’Orologeria) un aumento del 47,9 per cento e del 15,2 per cento sul 2019, appunto.

Secondo Hayek i dati dei primi due mesi dell’anno si prospettano, per Swatch Group, migliori della media del totale delle esportazioni svizzere e marzo potrebbe andare ancora meglio. Mercato globalmente non poi così disastrato, si direbbe, eccezion fatta per l’Europa, dove i cali dovuti alla mancanza di turisti rimangono decisamente notevoli. Anche queste considerazioni sono decisamente attendibili e in linea con la tradizione di Swatch Group, che gode del fatto di possedere marche distribuite sull’intero spettro di prezzi dell’orologeria svizzera e di essere anche proprietaria d’industrie in grado di produrre tutte le componenti necessarie per gli orologi.

Marca per marca

In più, aggiungerei, Swatch Group è l’azienda che più di ogni altra investe per automatizzare tutto quel che ha senso automatizzare nella realizzazione di orologi. Un percorso partito tanti anni fa da Swatch, con un know-how che man mano è stato esteso e adattato ad altri marchi tradizionalmente “industriali” (seppure in gradi diversi) come Tissot, Longines e Omega. Al punto che, ricorda Nick Hayek, per parecchi modelli di queste marche la produzione non riesce comunque a star dietro alla richiesta.

Cosa, che, per altro, sembra si stia verificando anche per Blancpain. Breguet, come sempre, resta un piccolo mondo rarefatto per super intenditori anche se, ricorda Nick, la ricerca sui nuovi materiali ha portato notevoli vantaggi anche alla stessa Casa. Le locomotive del gruppo restano comunque i grandi protagonisti mondiali come Omega, Longines e Tissot. Che, stando alle stime di Morgan Stanley, sono rispettivamente la seconda, la quarta e la settima classificata, per fatturato, nella top ten dell’orologeria svizzera.

Gli investimenti di Swatch Group

Noto, nelle cifre fornite, una consistente liquidità dovuta anche ad un notevole calo degli investimenti (che per Swatch Group sono di solito una priorità). E azzardo come unica domanda concessa ad ogni giornalista l’ipotesi che Swatch possa approfittarne per un buyback, un riacquisto delle proprie azioni in Borsa. Mi prendo un bel cazziatone (secondo il vocabolario Treccani: cazziatóne s. m. [accr. di cazziata], volg. – Rimprovero duro, sgridata, ramanzina) da Nick: «Augusto, pensi davvero che abbiamo così poca fantasia da non sapere come investire la nostra liquidità?». Mi viene il dubbio che tagliare gli investimenti per avere liquidità per investire suona un po’ strano, ma è anche vero che nel 2020 tutti hanno stretto allo spasimo i cordoni della borsa in ogni modo immaginabile.

Lo prendo come un segno di ritorno al sorriso e agli investimenti, come il classico passo indietro per prendere la rincorsa e saltare lontano. E infatti ad una delle domande successive Nick precisa che quest’anno Tissot deve aprire una nuova linea di produzione per il “connesso”, che è un caso unico nel panorama degli smartwatch (ne abbiamo parlato qui). E io mi ritrovo a pensare per l’ennesima volta che Nick non siede su quella sedia solo perché figlio di suo padre, ma perché è un degno figlio di tanto padre.

Altre domande

Tra le tante cose interessanti che Nick dice in risposta alle domande della stampa internazionale, noto che Swatch Group procederà ad ulteriori tagli delle forniture di movimenti a marche esterne («Abbiamo mandato una circolare qualche settimana fa: l’80/90 per cento di questi marchi dovrà trovarsi fornitori esterni»). E questo spiega una sorda, nascosta battaglia per assicurarsi, a tutti i livelli, i migliori tecnici e i migliori dirigenti in grado di creare nuovi reparti di produzione.

Swatch Group pensa di tornare ad esporre in fiera? La domanda è chiaramente tesa a verificare la posizione del gruppo rispetto a Watches & Wonders, che si terrà telematicamente all’inizio del prossimo mese. La risposta di Hayek è netta: Non ci interessa partecipare alle fiere telematiche. Andiamo avanti con i nostri canali di Paese in Paese. Ogni marchio ha la propria strategia locale di presentazione e commercializzazione, con modi e tempi adeguati alle esigenze di ciascun mercato. Una conferma di strategie tagliate su misura, sartorializzate per le peculiarità di ciascun mercato. Il che in qualche modo segna un passo avanti nella battaglia localizzazione contro globalizzazione. O magari per una globalizzazione della localizzazione: sono previsti mal di testa per gli uffici marketing.

E poi si conclude con il fuoco artificiale conclusivo. Per l’intera conferenza stampa Nick Hayek ha sventolato due orologi. Uno ben riconoscibile come il nuovo Tissot T-Touch connesso («Sei mesi di durata della batteria. Ma io lo porto al polso da oltre sei mesi e ancora non ho dovuto ricaricare»); e uno bianco, di grandi dimensioni, interpretabile come uno Swatch. Sì, conferma Nick, è uno Swatch che lanceremo il mese prossimo. È realizzato in bioceramica. Un materiale sul quale non vi dico nulla perché altrimenti i dirigenti di Swatch mi rimproverano…