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La collezione Tonda PF: il minimalismo vincente di Guido Terreni

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Il minimalismo è una roba pericolosa. Perché solo pochi grandi professionisti se lo possono permettere.
Fateci caso, i grandi orologi classici della storia sono appunto fantastici esempi di minimalismo. Perché, pur riducendosi a pochi segni fondamentali, riescono comunque a rimanere riconoscibili: da Patek a Vacheron riconosci subito il grande classico. E lo riconosci per il bel lavoro di sintesi estetica, certo, ma anche per via del tempo che ha cristallizzato un’immagine diventata forte negli anni.

Guido Terreni, Ceo di Parmigiani Fleurier e cultore del minimalismo, sta però cercando di spingersi ancora oltre. In pratica, il suo obiettivo è quello di creare un classico moderno, attuale, a partire proprio dall’eliminazione dei segni “inutili” per identificare la collezione Tonda PF. Un lavoro di individuazione di nuove regole per l’avvicinamento al minimalismo. Pericoloso, come dicevo, perché gratta gratta ci vuol poco a fare il buco. Terreni, invece, non solo ha fatto il bis del successo di cui la collezione Tonda PF è stata protagonista; ma ha bissato anche con un’acrobazia filosofica che consiste nel proporti un GMT che sembra un altro Tonda ma non lo è, perché “si apre” in maniera inaspettata.

Ma a questo punto preferisco far parlare lui stesso: del suo percorso estetico, certo, ma anche di un successo che rischia di creare qualche imbarazzo fra richiesta e offerta. Il tutto inquadrato in un discorso più ampio che serve a fare un po’ il punto della situazione su Parmigiani Fleurier.

Un bilancio sul 2021 e su come il mercato lo scorso anno ha accolto la collezione Tonda FP.
Al di là delle più ambiziose aspettative. La collezione Tonda PF ha ridefinito l’identità di marca rispettandone i valori in maniera profonda e attualizzandoli per un cliente colto ed esigente di oggi. La risposta: siamo confrontati a un anno di lista d’attesa. Ma il mio apprezzamento per il 2021 va oltre al dato quantitativo. Non misuro la qualità di quanto abbiamo fatto dal risultato economico: quello è la conseguenza, non il fine. Il vero merito della collezione Tonda PF è stato quello di aver rimesso Parmigiani Fleurier sulla mappa dell’orologeria mondiale, rispettandone il prestigio, e di aver federato i team interni, i dettaglianti, la stampa di settore e i clienti finali attorno a una visione di un orologeria discreta, non ostentatoria e credibile.

Com’è andata a Watches and Wonders? Quali riscontri avete avuto sulle novità che avete presentato?
Grazie alla presentazione del Tonda PF fatta a settembre (il Microrotor, Ndr), siamo arrivati a W&W con un “momentum” incredibile. Il mercato ha sete di un marchio prestigioso, non stravagante e non omologato alla convergenza dei gusti che stiamo osservando da qualche tempo. A tale desiderio di una scelta personale da parte di un pubblico educato all’alta orologeria, si aggiunge l’interesse della distribuzione multimarca che vede restringersi l’accesso a marchi che sempre di più cercano di integrarsi a valle e distribuire direttamente gli orologi ai clienti finali. Il risultato: la domanda ammonta a quattro volte il fatturato dello scorso anno. Impossibile soddisfarla quest’anno, ma è nostra volontà esaudire il desiderio di chi desidera possedere un Parmigiani Fleurier e ci stiamo adoperando affinché ciò avvenga nel più breve tempo possibile. Non ho alcun interesse per le strategie di marketing privativo.

Quest’anno avete ampliato la collezione di ben quattro esemplari: un cronografo, uno scheletrato, un tourbillon volante e quella “bomba” del GMT Rattrapante. Perché avete scelto proprio queste complicazioni? E come siete riusciti a conciliare la contrapposizione “minimalismo/complicazioni”?
Lo stile che la collezione Tonda PF sta affermando è molto preciso: si tratta di una semplicità apparente, dove dietro un effetto estetico puro e minimalista si cela una finitura di altissimo livello. Non invasivi all’occhio, i dettagli sono discreti e si scoprono man mano che si indossa l’oggetto e quindi non “stancano”. L’innovazione tecnica deve seguire questa filosofia di base. La deve esaltare. Per usare un’espressione cara a Michel, la tecnica “è” bellezza. Come si concepisce una funzione ha un impatto estetico fortissimo. Il GMT Rattrapante ne è un esempio lampante. Eleganza, semplicità di lettura e un piacere immediato nell’utilizzo sono alla base dell’idea. Poco importa se non stiamo seguendo le regole. Una prima mondiale non si fa seguendo un libro già scritto. E in Parmigiani Fleurier ci rifiutiamo di pensare che in orologeria tutto sia stato già fatto.

Parliamo del GMT Rattrapante, una complicazione senza precedenti: come ci siete arrivati? Quali sono state le maggiori difficoltà tecniche che avete incontrato? Lo potresti spiegare in sintesi per i nostri lettori?
La genesi del GMT Rattrapante è stata immediata. Quando sono entrato in azienda, a fine gennaio 2021, eravamo in pieno lockdown. Non ne potevamo più di stare a casa. Sognavamo tutti di tornare a viaggiare. Quindi l’idea di reinterpretare una funzione tanto importante in orologeria, seconda solo al cronografo, è sorta spontanea. Ma come dev’essere un GMT di Parmigiani Fleurier? Risposta: puro, elegante e semplice da usare. Dietro queste tre parole c’è un mondo. E soprattutto c’è l’emozione che il fortunato proprietario proverà portando l’orologio.

Partiamo dalla purezza: si definisce GMT un orologio capace di misurare un secondo fuso orario. Tutto ciò che si aggiunge a questa frase è stato eliminato. A dire il vero, abbiamo tolto anche di più, perché il secondo fuso orario non è presente sempre, ma solo quando si viaggia.

Io mi considero una persona che viaggia molto, ma per quanto questo molto sia, arriva ad essere il 30% del mio tempo. Per il restante 70% vivo nel fuso orario di casa. In questo tempo, non desidero essere “disturbato” da una scala a 24h o da un indicatore giorno/notte sul quadrante. Quindi, per la maggior parte del tempo, desidero al polso un orologio elegante a 2 lancette. La funzione GMT perciò prende vita solo quando serve. Quando non serve, le due lancette dellora di casa e del viaggio devono essere sovrapposte. Condizione sine qua non: avere entrambi i fusi orari su una scala a 12h.

Nel decidere come la funzione prende vita, si risponde alla domanda: semplice da usare. Detesto cambiare un fuso orario tramite la corona. La lancetta dei minuti non deve essere interessata dal cambio del fuso orario. Quindi, un avanzamento della lancetta dell’ora locale tramite pulsante era d’obbligo. Dove metterlo questo pulsante? A ore 8, perché è la posizione più naturale in cui premere con il pollice. A ore 9 ci stiamo già contorcendo un po’. Inoltre, è anche la più bella, perché si iscrive nell’ansa caratteristica della collezione Tonda PF, come la pulsantiera del cronografo.

Fin qui, nulla di nuovo. Esistono già sul mercato orologi cosiddetti “dual time” che rispondono a queste caratteristiche. La vera novità è la funzione di “ritorno a casa”, che avviene in modo assolutamente inedito. Infatti, in tutta la storia dell’orologeria, e parliamo di qualche secolo, nessuno aveva mai immaginato di utilizzare la funzione “rattrapante” al di fuori del cronografo. Un mono-pulsante inserito nella corona permette in un istante di ricongiungere la lancetta delle ore del viaggiatore a quella di casa. Dalla via più breve.

Infine, l’eleganza chiama a fare delle scelte: via il datario. Non è elegante avere una data che cambia non all’ora del viaggiatore. Quando non si viaggia, non è elegante avere un buco nel quadrante che mi indica se è giorno o notte. Via l’indicazione night&day. Ritengo non necessario avere una funzione descrittiva del genere, quando si sa che se si viaggia verso est il fuso orario di casa è in anticipo, mentre se si viaggia verso ovest, casa è in ritardo. Un piccolo esercizio che vale la pena di pagare per avere un quadrante integro e puro. Tecnicamente non sarebbe stato complesso inserire questa indicazione, ma volutamente non l’abbiamo fatto. Ha vinto la bellezza sulla funzionalità fine a sé stessa.

Quanto alle difficoltà, mantenere lo spessore limitato non è stato facile, perché la funzione addizionale è al centro del movimento.

Se la vostra produzione limitata non regge le quantità richieste dal mercato, quali scelte avete dovuto attuare per rispondere alla domanda relativa alle novità, soprattutto del GMT Rattrapante? Come avete organizzato il calendario delle consegne?
Avere quattro volte la domanda della produzione è un bel problema, e ti assicuro che è frustrante. La prima cosa che abbiamo fatto è ridurre la distribuzione. È inutile “disperdere” il prodotto ai quattro venti. Oggi siamo contenti di una settantina di dettaglianti autorizzati rispetto ai quasi duecento che la marca aveva al mio arrivo. Secondo, serviamo per primi coloro che hanno una lista di attesa dei loro clienti finali. Terzo, su questa base, cerchiamo di dare un’indicazione della data di consegna attesa.

Ad oggi pensiamo di poter soddisfare la richiesta attuale in 12 mesi. Ogni ordine aggiuntivo va al secondo semestre 2023. Il fatto è che in questo momento la domanda sta crescendo più velocemente della capacità di produzione, quindi è possibile che i tempi possano ulteriormente allungarsi prima di ridursi. Il nostro desiderio è arrivare a 6 mesi di attesa, ma ci vorrà un po’ di pazienza.

L’impressione è che stia rinascendo, da parte di molti, l’apprezzamento per orologi apparentemente semplici. Non vistosi, è chiaro, ma ricchi di contenuti tecnici e culturali inseriti senza autocompiacimenti. Forse stanno tornando gli orologi destinati a durare, gli orologi per i collezionisti veri. Questo cambierebbe non poco le carte in tavola per i piccoli produttori… Trovi sarebbe una buona indicazione per il futuro?
Penso tu abbia ragione. In oltre 20 anni di esperienza, mai come di questi tempi si nota una disponibilità dei clienti ad attendere per avere l’orologio che desiderano. Non ci si accontenta più. Si cerca una soddisfazione duratura, per la quale vale la pena di aspettare. Questo passa attraverso uno stile più pulito, che non stanchi. Preferisco spendere magari un po’ di più ma goderne più a lungo. Mio padre mi diceva sempre che “alla fine chi più spende, meno spende”… Chissà che questi valori ritornino, e si apprezzi il valore delle cose, più che il loro prezzo. Sarebbe bello.

Sia tu che Michel Parmigiani avete un bel bagaglio culturale di architettura del Rinascimento. In questa chiave si può dire che fra le fonti d’ispirazione della collezione Tonda PF c’è anche la pianta di alcune cupole rinascimentali? E come sei riuscito a conciliare sintesi e ricchezza di dettagli? Quei dettagli che – come dicevi – magari non saltano fuori subito, ma sono destinati a essere scoperti e apprezzati. È questa la ricetta per realizzare orologi che non annoiano mai?
Per me l’essenza del Rinascimento sta nella ricerca di una bellezza raffinata. Non si sfocia nel Barocco, negli orpelli ridondanti, nella volgarità del troppo. Certamente, la ricchezza dei dettagli è un ingrediente importantissimo, ma va dosato con maestria. E come in architettura, se non si vuole annoiare, bisogna avere l’ambizione che il lavoro resti per sempre. Questo è vero anche in orologeria. Un orologio potenzialmente ha una vita infinita. E, come un palazzo, può invecchiare male. Non è grave quanto il lavoro di un architetto. Un orologio può finire in un cassetto. Non si può dire la stessa cosa di un palazzo…

Alcuni produttori indipendenti destinano la produzione o parte della produzione direttamente ai clienti finali, anziché ai negozi. Cosa ne pensi?
Io credo molto nella distribuzione multimarca e di conseguenza nella relazione, prima di tutto umana, con i nostri dettaglianti. Credo sia uno dei fattori critici del successo di una marca, ma credo altresì che possa essere anche un fattore di insuccesso, se non c’è una relazione di fiducia e di unione di intenti.

Come in un matrimonio in comunione di beni, l’importante è quanto credi nella relazione e quanto investi nel far crescere nel lungo periodo il rapporto, in questo caso la marca, ognuno facendo la propria parte.
Se ci mettiamo a sindacare a quale cliente finale i dettaglianti vendano, penso stiamo mostrando diffidenza, sfiducia nel loro operato. I nostri dettaglianti portano in dote la loro clientela. Noi portiamo in dote una visione di marca, una creatività autentica e insieme creiamo il desiderio che deve durare nel tempo.

Secondo me, non è controllando a chi si vende che si nutre tale desiderio. Sono molto più sensibile a quanto un dettagliante creda alla nostra proposta. Questo vale di più di un piano marketing. Il nostro ruole è di rendere la vita più facile possibile ai nostri partner; e il loro è quello di rispettare la marca, il suo valore, e di presentarla nella maniera più professionale possibile. Se queste condizioni non si avverano, il divorzio è l’unica soluzione.