È stato presentato in anteprima a un gruppo di selezionati giornalisti durante i Geneva Watch Days, a fine agosto. Poi è stato lanciato a livello internazionale, il 21 ottobre: data che qui in Italia ha coinciso con l’inaugurazione ufficiale del flagship store milanese. Il doppio debutto è indicativo di quanto sia importante il nuovo Chronomat Origins: non una semplice estensione della celeberrima famiglia di Breitling, ma il primo orologio “tracciato” della Casa. All’insegna del lusso sostenibile, il Super Chronomat Automatic 38 mm Origins – questo il nome per esteso – dichiara con la massima trasparenza la propria storia e le proprie origini, appunto: la provenienza dei materiali, la filiera produttiva, l’impronta Fairtrade, tutto testimoniato nel proprio “registro digitale”, crittografato e non modificabile. Un ulteriore passo avanti rispetto a quanto si è già visto finora sul mercato.
Sensibilità ambientale
Del resto non si tratta di un episodio isolato o di exploit improvviso da parte della marca di Grenchen. Tutt’altro: l’impegno di Breitling per il futuro del Pianeta è noto da tempo, e si è manifestato in molteplici occasioni e attraverso diverse partnership. A partire da quella (siglata nel 2018) con Ocean Conservancy, organizzazione non governativa che lotta a livello internazionale per preservare la salute degli oceani e liberarli dai rifiuti. O quella con Outerknown, il marchio di abbigliamento sostenibile co-fondato dal proprio ambasciatore Kelly Slater, per la fornitura di cinturini in Econyl, nylon derivato dalle reti da pesca riciclate.
E ancora le collaborazioni con Solar Impulse Foundation, con Qhubeka, con Sugi Forest – ciascuna delle quali meriterebbe un approfondimento. Senza dimenticare le azioni concrete attuate a livello aziendale: come la neutralità delle emissioni di carbonio, la produzione di elettricità con energie rinnovabili, la volontà di eliminare del tutto i rifiuti in plastica nella sede operativa, l’impegno verso i propri dipendenti, l’adozione di packaging in materiale riciclato e riciclabile… Risultati e obiettivi raccontati in modo esaustivo nel Report sulla sostenibilità realizzato ogni anno (e disponibile al download pubblico e gratuito sul sito ufficiale).
Questioni d’oro
Proprio in questo contesto va visto il Chronomat Origins. Grazie a uno studio condotto sull’approvvigionamento delle materie prime per la produzione, i manager di Breitling hanno capito che l’impatto sociale e ambientale dell’oro e dei diamanti era notevolmente più elevato di quello all’acciaio, in un rapporto inversamente proporzionale alla loro quantità di utilizzo. Per questo hanno sentito l’esigenza di mettere a punto un orologio in oro “etico”. Ovvero proveniente da attività di estrazione che si servono di tecniche e metodi non invasivi, cioè privi diagenti chimici o esplosivi, in armonia con la natura e nel rispetto delle comunità locali coinvolte. Alle quali si garantiscono migliori condizioni di lavoro, equi salari, trattamenti previdenziali e investimenti in infrastrutture.
Breitling ha quindi iniziato a rifornirsi del prezioso metallo da una miniera artigianale in Colombia, la Touchstone, che risponde ai parametri della Swiss Better Gold Association (un’associazione tesa a migliorare vita e ambiente delle popolazioni che estraggono l’oro, e a creare catene di fornitura responsabili per il mercato elvetico). Per ogni grammo di oro acquistato, Breitling dona quindi un contributo a sostegno dei progetti di sviluppo delle comunità locali.
Non solo. Ha messo sotto controllo l’intera filiera di fornitura dell’oro. Per l’importazione si appoggia a un’altra società colombiana, il Grupo Altea, sempre partner della Swiss Better Gold Initiative. Mentre affida la produzione in Svizzera ad aziende altrettanto attente alla sostenibilità, quali la Mks Pump di Ginevra e la Argor Heraeus di Mendrisio. Ma Breitling guarda già oltre il Chronomat Origins per estendere il concetto all’intera produzione. Nei suoi progetti a medio termine, infatti, c’è l’intenzione di servirsi esclusivamente di oro etico e tracciabile entro il 2025.
Il problema dei diamanti
Lo stesso discorso vale anche per i diamanti, per i quali la tracciabilità può costituire un problema. Soprattutto per le gemme più piccole utilizzate in orologeria – chiamate melée –, che proprio per via delle dimensioni non possono avere un certificato individuale e vengono quindi raggruppate in lotti compositi, derivati da tante fonti diverse. Anche gli standard imposti dal Kimberly Process non permettono di risalire alle origini di queste pietre, che rimangono dubbie e potenzialmente contaminate da contatti con guerre, conflitti e violazione dei diritti umani.
Per ovviare la questione della provenienza irrintracciabile, Breitling ha perciò deciso di utilizzare diamanti artificiali, che non implicano operazioni minerarie. Si tratta infatti di prodotti di sintesi, creati con l’applicazione di gas e calore a frammenti di diamanti che possono così cristallizzare e crescere. Praticamente un processo accelerato che riproduce in laboratorio quanto la natura realizza in tempi lunghissimi. I diamanti sintetici utilizzati da Breitling sono a cristallo singolo di tipo IIa, che corrispondono alla migliore qualità. Identici per purezza, colore e composizione a quelli naturali, offrono il vantaggio di essere più economici.
Anche in questo caso, Breitling si è posto l’obiettivo di utilizzare esclusivamente diamanti di laboratorio in tutta la produzione entro il 2024. Si rifornisce da aziende che soddisfano i parametri di sostenibilità dei diamanti (Scientific Certification Systems), relativi a responsabilità etico-ambientale e con speciale attenzione alla neutralità climatica (inquinanti ed emissioni di gas serra). In particolare, per la coltivazione, il taglio e la lucidatura, collabora con la Fenix Diamonds di New York, che produce a Gujarat in India. E per ogni carato acquistato dona un contributo al fondo di impatto sociale a supporto delle comunità locali nelle zone di produzione. Riguardo all’incastonatura invece si affida a Salanitro, prestigioso atelier specializzato di cui Patek Philippe ha di recente acquisito quote societarie.
Il Chronomat Origins fra tecnologia e impegno
A conti fatti, dunque, il Chronomat Origins è il primo passo di un percorso mirato a utilizzare solo oro Fairtrade e diamanti sintetici. Ma non si limita a questo. Grazie alle moderne tecnologie, l’acquirente dell’orologio ne può conoscere la storia e la provenienza per mezzo del relativo Nft supportato da blockchain. Delò resto, fin dal 2020 – come ci raccontava Antonio Carriero –, ogni esemplare realizzato dalla Maison di Grenchen è fornito di un univoco certificato digitale di proprietà, che ne registra anche l’acquisto e i passaggi di mano, la garanzia e tutte le informazioni al riguardo. Nel caso del Chronomat Origins, oltretutto, i dati relativi alla filiera produttiva – dalle materie prime grezze al prodotto finito – sono verificati da un ente indipendente.
Non può mancare, infine, una nota di marketing. Breitling ha associato il Chronomat Origins a Chloe Kim, giovane campionessa statunitense di snowboard dal ricco palmarès, in cui spiccano le medaglie d’oro alle Olimpiadi di Pyeongchang 2018 e di Pechino 2022. Paladina della sostenibilità, collabora con l’associazione Protect our Winters, che lotta per salvaguardare le zone alpine dagli effetti dei cambiamenti climatici. Una figura così motivata: “La sua audacia e la sua spinta verso il miglioramento costante la rendono perfetta per la squadra in rappresentanza di un orologio che sfida Breitling e il settore a fare meglio”. Con la #SquadonaMission to do better, infatti, Breitling mira a rendere più sostenibile il mondo del lusso. E il Chronomat Origins è il punto di partenza per il cambiamento.