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Locman-Ducati atto IV: italianità al cubo

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Se il caustico Roberto Gervaso era solito dire, non a torto, che «gli italiani danno spesso il meglio di sé nel peggio», è anche vero che quando questo meglio arriva, nessun popolo riesce a starci alla pari. Nessuno. Se poi si mettono insieme due realtà come Locman e Ducati, che hanno il meglio come loro marchio di fabbrica, non c’è davvero gara.
Il brand dell’Isola d’Elba e la Rossa di Borgo Panigale collaborano ormai da cinque anni e il loro rapporto ha dato vita a ben quattro generazioni di orologi Locman-Ducati. Collezioni che si sono evolute e si sono raffinate nel design e nella meccanica. Le prime referenze come la D550 puntavano molto sulla forma tonneau della cassa, resa più sportiva e aggressiva da tocchi di colore e dettagli racing in carbonio. Con il tempo, Locman ha poi spostato il focus anche sulla meccanica, facendo tesoro della collaborazione con le grandi manifatture di movimenti.

Locman-Ducati, un solido rapporto

I modelli Locman-Ducati del 2018 – solo tempo automatico o cronografo al quarzo – erano su cassa tonneau in acciaio satinato o trattato Pvd nero, con quadrante in fibra di carbonio o smaltato grigio con effetto soleil. Nel 2019 Locman è passata alla cassa tonda, con quattro varianti: solo tempo al quarzo, cronografo al quarzo a due o a tre contatori, e solo tempo automatico.

Il punto di svolta, a mio avviso, si è avuto con il lancio della collezione Locman-Ducati 2020, in occasione della presentazione della stagione sportiva della scuderia il 31 gennaio, al Ducati Store di via Ammiano a Milano. Poche settimane dopo, il mondo è sprofondato nell’incubo del Covid e quella collezione non ha avuto l’attenzione che avrebbe meritato, se non altro perché segnava il debutto del primo cronografo automatico legato alla casa motoristica.

Lo animava un calibro Eta Valjoux 7750, elaborato dalla Scuola Italiana di Orologeria (S.I.O.) di proprietà di Locman. Chiamato calibro 077, era ospitato in una cassa modulare dall’architettura complessa e molto sportiva. Proprio da lì, Locman e Ducati sono ripartiti con la quarta generazione degli orologi in co-branding, con un’italianità non più al quadrato ma al cubo. Perché il 2022 delle due ruote e dell’eccellenza italiana, oltre a due marchi – Ducati e Locman – ha anche un nome: Pecco Bagnaia.

La nuova collezione: materiali e lavorazioni

La storica vittoria nel mondiale di MotoGP dell’accoppiata italiana moto-pilota è stata l’occasione per presentare in anteprima su Instagram, lo scorso 5 novembre, la nuova collezione Locman-Ducati. I tre orologi che la compongono sono stati disegnati dal Centro Stile Ducati e sviluppati da Locman. Sono un cronografo automatico (in edizione limitata e numerata di 100 esemplari), un solo tempo automatico e un cronografo al quarzo. Le forme dinamiche e il Dna corsaiolo sono l’evoluzione della collezione 2020 e si sviluppano su due livelli: uno estetico e legato ai materiali, l’altro meccanico. Parto dal primo.

La costruzione modulare della cassa è un retaggio della collezione precedente ed è comune ai tre nuovi orologi. La cassa è composta da quattro pezzi, con le anse separate, in acciaio, che abbracciano e sorreggono la carrure, anch’essa in acciaio; le anse sono fissate con quattro viti a vista, a testa esagonale. Grazie alle due profonde svasature delle anse a ore 3 e ore 9, l’impressione visiva è di leggerezza e ariosità, nonostante i 42 mm di diametro non siano pochi.

E la sensazione di movimento è accentuata dall’alternanza delle finiture: lucida quella di lunetta e carrure, satinata quella delle anse. I pulsanti dei cronografi hanno anch’essi la testa lucida e un’accentuata zigrinatura laterale che richiama quella della corona, sovradimensionata. Dettagli che favoriscono la maneggevolezza dell’orologio e rendono onore allo scrupolo per l’ergonomia che Locman pone nei propri prodotti.

L’estetica dei quadranti

L’attenzione all’estetica è ben sottolineata anche nei quadranti. Quello dei due automatici ha in comune una lavorazione a contrasto: per circa due terzi ha una finitura nera uniforme, il resto è decorato con un motivo diagonale che rende dinamico l’insieme. A mio parere, nel cronografo questa parte è un po’ affollata: la presenza dei loghi Locman e Ducati, del datario, della bandiera italiana e dei numeri 10 e 20 non è del tutto bilanciata dalla disposizione dei tre contatori, pur ariosa, nella rimanente parte del quadrante.

Decisamente più pulito è l’aspetto del cronografo al quarzo, i cui contatori hanno in comune il bel dettaglio dell’ultimo quarto della scala cronometrica accentuato in rosso Ducati. A ore 12 ci sono i loghi dei due marchi, mentre a ore 4:30 si apre la finestra del datario… Solo per gli amanti del genere: chi mi conosce lo sa, come diceva Alberto Tomba.

Locman-Ducati: i calibri

Infine, qualche parola sui movimenti della collezione Locman-Ducati. In una recente chiacchierata, il Presidente di Locman, Marco Mantovani, mi ha raccontato di come il rapporto dell’azienda con alcuni tra i maggiori produttori di calibri al mondo sia ottimo e proficuo. Questo nonostante il marchio elbano sia capofila, insieme allo storico produttore italiano di movimenti Oisa 1937, della rinascita della filiera orologiera italiana.

Ebbene, questa collezione è la prova di quanto Mantovani mi ha raccontato. L’automatico solo tempo è infatti mosso da un calibro lavorato dalla Scuola Italiana di Orologeria, e quindi made in Elba. Il cronografo al quarzo incassa un movimento Miyota, ossia uno dei quarzi giapponesi più precisi e affidabili in circolazione. Nel cronografo automatico batte invece un Sellita SW500 da 28.800 alternanze/ora e 48 ore di autonomia.

Si tratta di uno dei calibri cronografici svizzeri più affidabili e versatili, sulla cui base sono state elaborate decine di altri movimenti che equipaggiano orologi dei più svariati marchi. I due calibri automatici possono essere osservati dal fondello in vetro zaffiro. Entrambe le masse oscillanti sono personalizzate Ducati, ma quella del solo tempo, traforata, effetto carbonio e con il logo inciso, ha una marcia in più.

Non tradire le origini

Chiudo con un dettaglio importante. Alle origini di Locman, prima ancora che l’orologeria, c’è la pelletteria, con la produzione di cinturini e accessori. Un retaggio mai dimenticato, come dimostra il fatto che per la collezione Locman-Ducati è stata scelta la migliore pelle nera di vitello per i cinturini, con il rosso che si ritrova sia nelle impunture, sia nel lato del cinturino stesso.

Prezzi? In linea con il posizionamento di Locman e con la scala di qualità composta dai tre orologi: 498 euro per il cronografo al quarzo, 598 per il solo tempo e 2.298 per il cronografo automatico in edizione limitata. Insomma, “Italians do it better”. Anche nell’orologeria.