Attualità

Pilot Majetek, l’eroe dei cieli di Longines

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Se di mestiere disegnassi orologi, probabilmente per me sarebbe una pacchia lavorare per Longines. L’epopea del Marchio è fatta di pezzi memorabili: basta scartabellare nei suoi archivi sterminati per trovare, anche con poca fatica, modelli cui ispirarsi e ai quali dare una nuova vita. Come nel caso del Pilot Majetek, un orologio da aviatore che ha una storia molto interessante e che Longines ha appena fatto atterrare nel Terzo millennio.

Longines Pilot Majetek: le origini

Dal 1935 al 1948 Longines produsse per i piloti cechi questo modello, sul cui fondello era incisa la scritta “Majetek Vojenské Spravy”, ossia “Proprietà dell’Esercito Cecoslovacco”. Da qui il nome con cui è diventato celebre e con cui scrisse alcune pagine eroiche durante gli anni difficili della Seconda Guerra Mondiale.

Dopo l’occupazione tedesca nel 1938, molti piloti cechi fuggirono in Francia e da lì in Inghilterra, dove circa 90 di loro si unirono alla Royal Air Force. Ancora equipaggiati con i loro Longines, aiutarono la Gran Bretagna a combattere contro la Germania nazista ed ebbero un ruolo importante durante la Battaglia d’Inghilterra. Furono 29 gli aviatori cechi a diventare Flying Aces ufficiali – e uno di loro, Josef Frantisek, abbatté da solo 17 aerei tedeschi nel settembre 1940.

Il Longines Pilot Majetek che lui, come i suoi commilitoni, portava al polso era dotato di una lunetta zigrinata girevole per indicare il tempo trascorso. Il quadrante nero con i numeri arabi, l’indicatore a forma di triangolo e le lancette a cattedrale ricoperti di radio erano facilmente leggibili al buio.

Longines produsse questo modello con tre diversi movimenti (calibro 15.94, 15.26 o 15.68Z), sia per l’aviazione cecoslovacca sia per il mercato civile. Il calibro dell’orologio era alloggiato in una cassa a cuscino, in acciaio, da 40 mm, antimagnetica e resistente agli urti. Il quadrante era sormontato da un vetro infrangibile. Questo particolare design fu registrato il 1° aprile 1935 all’Ufficio Internazionale della Proprietà Industriale di Berna.

Un secolo in volo

Il cosiddetto Majetek è un esempio della storia che lega Longines al mondo dell’aviazione. Da Amelia Earhart a Elinor Smith, da Charles Lindbergh a Howard Hughes, sono innumerevoli i pionieri del volo che hanno legato il proprio nome a quello della Casa della Clessidra alata. Collaborazioni che hanno consentito al Marchio di Saint Imier di sviluppare competenze specifiche che, dopo 100 anni, mettono Longines ancora tra gli specialisti degli orologi da pilota.

Proprio queste competenze hanno portato, per esempio, alla realizzazione nel 1925 del primo orologio da polso capace di indicare due fusi orari, lo Zulu Time, progenitore del modello presentato lo scorso anno. Una complicazione utile per i primi aviatori, che sarebbe poi diventata protagonista nelle collezioni di numerosi marchi.

Pilota nell’anima

Eccoci allora alla versione moderna del Pilot Majetek, che Longines ha appena paracadutato a noi direttamente dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Anche se, a dirla tutta, a Baselworld 2014 il Marchio aveva portato il modello Heritage 1935 che già era ispirato al Majetek, con alcune differenze importanti sia rispetto all’originale, sia al modello presentato ora. Di cui, immagino, vorrete sapere di più, quindi arrivo finalmente al sodo.

L’aspetto dell’orologio è caratterizzato, come quello dei pilot storici, principalmente da un particolare: la ghiera fortemente zigrinata, adatta a essere maneggiata con i guanti da aviatore. È bidirezionale e abbinata a un triangolo di riferimento interno mobile luminescente, il cosiddetto Starting time indicator. Ruotando la lunetta, può essere posizionato sull’ora dalla quale si desidera far partire la misurazione della durata di un evento, tipicamente un decollo.

Il triangolo si trova al di sopra del quadrante e sotto al vetro zaffiro, trattato antiriflesso all’interno e all’esterno, dal quale è indipendente. Nel modello del 1935, la lunetta e il vetro con lo Starting time indicator ruotavano insieme – mentre oggi il vetro è fisso, a beneficio dell’impermeabilità della cassa che arriva a 10 bar.

Una cassa importante

Già, la cassa… Sono 43 mm di solido acciaio, la cui forma coussin richiama quella dell’originale del secolo scorso, con l’aggiunta delle spallette proteggi-corona: una concessione al gusto moderno che bilancia l’estetica dell’orologio. Lo spessore è importante, 13,30 mm, e le anse molto corte provano a dare una migliore vestibilità a un esemplare che al polso si vede e si sente.

È vero che gli orologi da aviatore hanno storicamente diametri importanti per favorire la leggibilità del quadrante, ma personalmente mi lascia un po’ perplesso il passaggio ai 43 mm. Il modello che ha ispirato il Longines Pilot Majetek misurava 40 mm (già l’Heritage 1935 di Baselworld 2014 era salito a 42) ed era un campione di pulizia e chiarezza. Ma immagino che la scelta sia dettata dalla volontà di inserire l’orologio nel perimetro estetico dei pilot contemporanei…

Del resto le dimensioni del movimento non rinfluiscono minimamente su questa scelta. Nel Majetek c’è infatti il calibro L893.6, con certificazione di cronometro da parte del Cosc. Un movimento di derivazione Eta A31.L91 – al pari dell’L893.5 montato, per esempio, nell’Heritage Classic che però ha una cassa da 38,5 mm. D’accordo, quello è un dress watch, questo un tool watch (perdonatemi l’eccesso di anglicismi) e come tali chiamano misure differenti. Ma a mio parere, per quello che vale, i designer di Longines avrebbero potuto fare un lavoro altrettanto egregio con qualche millimetro in meno.

Pilot Majetek: chiaro, essenziale, Longines

Detto questo, la bontà complessiva del risultato non è in discussione. Lo si vede, per esempio, dal quadrante, di una sobrietà francescana. Nero opaco, accentua la visibilità dei numeri arabi bianchi, incisi e trattati con Super-LumiNova dalla tonalità old radium, effetto vintage. Le ore sono evidenziate dalla minuteria a chemin-de-fer che si ritrova nel contatore dei piccoli secondi a ore 6, posto a un livello leggermente inferiore rispetto a quello del quadrante.

Per le lancette di ore e minuti, i designer di Longines si sono staccati dall’originale scegliendo la forma a bastone: erano a cattedrale sia nel pezzo degli anni ’30, sia nell’Heritage 1935 del 2014. Altra differenza è il font del logo, a ore 12. Nel nuovo Pilot Majetek è d’epoca ma in stampatello, mentre l’avo lo aveva in corsivo, con l’ulteriore scritta Anti-Magnetique sopra la secondina a ore 6.

Niente datario, fortunatamente, a conservare l’allure dei primi modelli. Nell’edizione di Baselworld 2014 era invece presente a ore 6 e spezzava il contatore dei piccoli secondi in maniera piuttosto violenta e antiestetica.

Tre cinturini, un solo prezzo

Il Pilot Majetek è disponibile con tre diversi cinturini: pelle marrone o pelle verde, con impunture di fermo beige; oppure Nato, in tessuto color khaki, prodotto a partire da materiali riciclati. Le tre referenze costano tutte 4.000 euro. C’è poi un cofanetto speciale, con doppio cinturino, in pelle e Nato, che ha un prezzo suggerito al pubblico di 4.150 euro.

Cifre tutto sommato competitive per un oggetto indubbiamente fuori dal coro, la cui estetica contribuisce a perpetuare il nomignolo con il quale divenne famoso il suo predecessore: big turtle, ossia tartarugona. Animale saggio, così come saggia si è dimostrata Longines nel produrre questa riedizione, perché la voglia di heritage non muore mai, specialmente se un orologio ha una storia da raccontare. E questo ce l’ha, eccome.