Approfondimenti

Breguet Type XX: ritorno al futuro

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Parigi val bene un Breguet Type XX. E anche un Type 20. No, non sto dando i numeri romani né arabi. Perché la scorsa settimana il marchio ha scelto la capitale francese per presentare i nuovi cronografi dedicati al mondo dell’aviazione e chi conosce la storia di questo orologio conosce la distinzione tra i due modelli. Type 20 è la versione militare, Type XX indica la sua specifica civile. 

A Parigi io c’ero e ho potuto essere tra i primi a toccare e indossare gli orologi, al termine della cena di gala che ha concluso un grandioso evento di tre giorni dedicato a stampa e clienti. A dire il vero, il tempo in cui li ho potuti tenere tra le mani è stato un po’ poco per farmi un’idea precisa dei nuovi Breguet Type XX e Type 20, ma qualcosa posso comunque condividere con voi. Prima, però, farei un passo indietro.

Le origini del Breguet Type XX

Solo per ricordare che il legame che unisce la famiglia Breguet al mondo dell’aeronautica è antico. La Société des Ateliers d’Aviation Louis Bréguet, o Bréguet Aviation, è stata una importante azienda produttrice di aeromobili fondata da Louis Charles Breguet nel 1911. Quando la Francia entrò nella Prima Guerra Mondiale, possedeva 120 aerei. Alla fine del conflitto, l’azienda di Louis Breguet aveva contribuito a costruire buona parte dei 55mila apparecchi e dei 110mila motori prodotti durante la guerra. Quarant’anni dopo l’inizio della Grande Guerra, Montres Breguet creò il Type 20, cronografo a due contatori per specifiche militari, e il Type XX a tre contatori. 

L’origine dei due cronografi risale ai primi anni ’50. In quel periodo Breguet apprende che l’Aeronautica Militare francese vuoi fornire ai propri piloti cronografi da polso con requisiti ben precisi. I classici, diremmo: quadrante nero con numeri e lancette luminescenti, movimento capace di resistere alle variazioni di pressione e alle forti accelerazioni, lunetta girevole, funzione flyback o “retour en vol”, alla francese. Il Ministero dell’Aeronautica chiama Type XX questo orologio.

Sono molte le manifatture che si aggiudicano l’appalto, con la possibilità di vendere gli orologi anche ai clienti privati, motivo per cui abbiamo i Type XX e i Type 20. Breguet presenta i propri prototipi nel 1952. Omologati nel 1953 dal Service technique de l’aéronautique, nel 1954 vengono commissionati 1100 Type 20 militari. Orologi oggi ricercatissimi, non hanno la firma sul quadrante, si distinguono per il contatore dei 30 minuti e sul fondello riportano l’iscrizione BREGUET – TYPE 20 – 5101/54.

Tocca poi al Centre d’Essais en Vol (CEV), che riunisce l’élite dei piloti collaudatori, ordinare 80 pezzi consegnati tra il 1956 e il 1957. Hanno il totalizzatore dei 15 minuti e 50 di essi anche un contatore delle 12 ore a ore 6. Sul retro appare l’incisione CEV e un numero identificativo da 1 a 80. Nel 1958 la Marine Nationale commissiona 500 esemplari per i piloti e i naviganti della sua compagine aerea, l’Aéronautique Navale, consegnati nel 1960. Hanno il contatore dei 15 minuti in un cerchio dal diametro ingrandito e finalmente compare la firma Breguet sul quadrante.

Detto che nel 1963 il movimento Valjoux 14 linee è sostituito da un più moderno 13 linee e che la seconda e terza generazione del Breguet Type XX arrivano nel 1971 e nel 1995, non vi voglio annoiare oltre e arrivo alle due novità. 

Breguet Type 20 Chronographe 2057

E parto subito. Il Breguet Type XX Chronographe 2067 è la versione civile a tre contatori, il Type 20 Chronographe 2057 è quella militare a due contatori. Che, metto le mani avanti, mi ha convinto di più. Perché lo trovo più pulito ed equilibrato, nonostante di solito ami di più le versioni a tre contatori. Il quadrante nero, liscio, ospita il contatore dei secondi continui a ore 9 e quello dei 30 minuti a ore 3, dal diametro maggiore in una configurazione chiamata anche “Big-Eye”. Stop. Sono leggermente abbassati rispetto al piano del quadrante e nessuna finitura li distingue da quest’ultimo. Omogeneità totale.

Le lancette di ore, minuti e piccoli secondi sono a daga, quelle dei secondi cronografici e dei 30 minuti a goccia. Una distinzione di forma che distingue anche le due funzioni dell’orologio, misura del tempo e cronografia. Tutte le lancette e i grandi numeri arabi hanno una colorazione luminescente verde menta ripresa anche dal triangolo sulla lunetta a ore 12. Lunetta che, per inciso, è bidirezionale non graduata e scanalata, come nei pezzi d’epoca per i piloti delle forze aeree militari.

E in effetti la vocazione vintage del nuovo Breguet Type XX, ispirato al modello del 1953, è evidente proprio dai dettagli, come la grande corona zigrinata a pera, con la firma Breguet. Indossati, i 42 mm della cassa in acciaio si appoggiano comodi anche a un polso magro come il mio; le anse non proprio corte hanno infatti una curvatura intelligente, che agevola la vestibilità dell’orologio. Molto bella, dal vivo, l’alternanza tra lavorazione lucida della lunetta e dei pulsanti e quella satinata della cassa, con lo smusso lucido delle anse a dare preziosità al tutto.

Breguet Type XX Chronographe 2067

Anche la configurazione civile ha una forte estetica vintage e si rifà ai modelli usciti dal 1957 in poi. In questo caso i contatori delle 12 ore a ore 6 e quello dei secondi continui a ore 9 sono lavorati con un motivo concentrico che li distingue dal resto del quadrante e dal contatore dei 15 minuti a ore 3. Quest’ultimo ancora nella versione “Big-Eye”.

Il lume di lancette, indici e triangolo al 12 questa volta è avorio. Anche in questa referenza la cassa da 42 mm di diametro e 14 di spessore, satinata, contrasta con la lunetta lucidata a specchio. Anch’essa bidirezionale come nel Type 20, è però graduata e ha una zigrinatura meno accentuata. La corona non è oversize ma più piatta e senza logo, mentre i pulsanti a pompa del crono sono gli stessi dell’altra versione.

I calibri

Come ho scritto all’inizio, la terza generazione del Breguet Type XX è apparsa nel 1995 e da lì in avanti, salvo diverse evoluzioni e l’introduzione del Type XXI e del Type XXII nel 2004 e nel 2010, è arrivata fino ai giorni nostri. Ecco perché, per le nuove referenze, è stato necessario fare un grande lavoro anche sul movimento.

Un lavoro di sviluppo durato quattro anni che ha portato alla nascita del calibro 7281 (due contatori) e 728 (tre contatori). Calibri che a Parigi abbiamo avuto tra le mani, singolarmente, prima di poter conoscere l’orologio, grazie a un workshop pomeridiano con gli orologiai di Breguet.

Si tratta di movimenti cronografici flyback: chi non ricordasse le loro specifiche, può dare una lettura a questo articolo. Le caratteristiche principali del calibro 728 sono: ruota a colonne a innesto verticale, frequenza di 5 Hz, spirale, ruota di scappamento e anse dell’ancora in silicio, autonomia di 60 ore.

Poiché sia il Breguet Type XX sia il Type 20 hanno il fondello in vetro zaffiro, la Maison ha usato un occhio di riguardo per la decorazione del calibro. Visto dal vivo, anche attraverso il microscopio, confermo l’alta qualità del lavoro. Alle lavorazioni soleil, a spirale, all’anglage e al perlage si affianca il trattamento Dlc nero della ruota a colonne, che richiama la brunitura della massa oscillante in oro. L’effetto d’insieme è molto elegante. Molto Breguet.

La questione del datario

Ho lasciato volutamente in fondo all’articolo il punto che ha suscitato più perplessità in me e in tanti alla vista dei nuovi Breguet Type XX. Il datario a ore 4:30, sottolineato dalla scritta Swiss Made tra la finestrella e il giro della minuteria che lo rende ancora più visibile. Lo sapete, non sono un fan del datario. E se proprio ci deve essere, lo tollero al 6 e anche a 3. Al 4:30 no.

Detto questo, però, ho provato ad andare oltre l’ego e ragionare in modo oggettivo e non soggettivo. E mi sono chiesto il perché di questa scelta, alla luce del fatto che nelle versioni cui si ispira l’orologio il datario non c’era.

Per farmi aiutare, mi sono letto delle dichiarazioni rilasciate dal ceo di Breguet, Lionel a Marca, a Hodinkee. Che suonano più o meno così: «Se non avessi incluso il calendario, alcuni ne avrebbero chiesto uno. Non puoi mai accontentare tutti. Viviamo ora nel XXI secolo e, viste le tendenze del momento, un orologio che non presenta un calendario non sarebbe molto apprezzato dai clienti. Quindi è quasi una necessità oggi».

E ancora, sulla posizione del datario nel Breguet Type XX: «Se avessimo posizionato la data nel contatore alle 6, avremmo perso il 6. Sarebbe stato un peccato. Lo stesso se la avessimo messa al 3. Quindi ci abbiamo pensato molto e abbiamo ritenuto che il miglior posizionamento fosse tra il 4 e il 5, e mantenendo il 4, il 5 e il 6».

In conclusione

Alla luce di questo capisco che, da un lato, le ricerche di mercato fatte da Breguet evidenziano che si vendono meglio orologi con il datario. Dall’altro, che i designer ritengono quella posizione la migliore per preservare la pulizia del quadrante. Si può condividere o meno, ma ammetto che così la scelta ha un senso. Magari, avendo presentato due referenze, avrebbero potuto riservare il datario a una sola di esse, ma sono cavilli: probabilmente il mercato darà ragione ad a Marca.

Un mercato sul quale i due orologi arrivano con lo stesso prezzo: 19.400 euro. E nel quale, è evidente, puntano a due diversi tipi di appassionato. La versione civile è più mirata a un pubblico di consumatori “generalista”, mentre la versione militare parla ai collezionisti più puristi. Ora la parola passa al mercato, il giudice supremo. Al di là di datari, lancette e nuovi calibri.