Storia e storie

Lip Quartz: l’evoluzione, dall’elettrico al quarzo

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Continua… In Lip ci si interessava al quarzo già dalla fine degli anni ‘50. Nel 1954 il fisico tedesco Auguste Karolus (1893/1972) presentò al Congresso Internazionale della Cronometria di Parigi un quarzo in forma di diapason delle dimensioni di una penna. Paul George, insieme ai consulenti Yves Rocard e Pierre Mesnage del laboratorio Lip, decise di intraprendere gli studi per miniaturizzarlo fino a farlo entrare in un orologio. 

Teniamo presente che fino ad allora i quarzi erano tagliati a forma di barretta e che la frequenza di vibrazione era funzione diretta di lunghezza e larghezza (ma non di altezza): difatti i primi orologi svizzeri e giapponesi avevano quarzi da 8.192 Hz perché, per alzare la frequenza, occorrevano dimensioni che eccedevano le possibilità di un orologio da polso. Si era invece scoperto che tagliando i quarzi in forma di diapason, si ottenevano frequenze più alte a parità di volume.

Lip Quartz: si parte dal mare

Come sempre accade, la prima tappa furono i cronometri da Marina. Perché, dal punto di vista di un orologiaio, hanno due grandiosi pregi: sono molto grossi e possono essere venduti a prezzi alti.

Il primo di questi vide la luce nel 1957 e fu il primo al mondo con un quarzo in forma di diapason.  Solo che eravamo ancora sui tre litri di volume. Nel 1959, con uno di questi Lip ottenne il primo certificato di cronometro al mondo per un orologio al quarzo.

Nel 1963 si arrivò a scendere sotto il litro di volume complessivo. Si comprese come la strada per arrivare ai 3,75 cm cubici fosse ancora lunga: nel 1965 si arrivò a 0,75 (quanto una bottiglia bordolese, insomma) e a 1,5 kg. Mancava ancora un po’, ma intanto si iniziavano a realizzare degli orologi da tavolo. Però, già nel 1962 George – grazie a un nuovo procedimento di taglio a ultrasuoni – era riuscito a ottenere un quarzo di 15 mm e 1.920 Hz: la divisione fino a 60 Hz avvenne tramite uno dei primi chip usciti dalle officine del CEH di Neuchâtel.

Nel 1965 si raggiunsero gli 8.192, i 16.384 e i 32.768 Hz. Come già sappiamo, negli stessi anni tutti gli altri produttori stavano battendo la testa sugli stessi problemi: dimensioni e consumi.

Le invenzioni moderne sono un lavoro corale

Oltre ad alzare la frequenza del quarzo si dovette persino risolvere il problema di riuscire a mettere sottovuoto un tubetto così piccolo, cosa che lo specialista elettronico Gabriel Cart realizzò con l’aiuto di IBM. Il disegnatore Paul Landarchet migliorò il processo fotolitografico dei circuiti. Jean Tortey mise a punto il taglio a ultrasuoni del quarzo e François Jouffroy la metallizzazione sottovuoto a freddo dello stesso. Charles Naly mise a punto il motore.

In quel periodo storico erano già esistenti i motori Lavet, ma consumavano ancora troppo. Lip mise a punto un motore con 4 bobine fisse sul ponte e 8 poli di samario-cobalto incollati a polarità alternate sul rotore: a ogni impulso, il motore effettuava un ottavo di giro. Questo tipo di motore, chiamato – ça va sans dire – Lip e presentato al Congresso di Friburgo del 2 giugno 1972, ebbe vita breve ma lo utilizzarono anche altri produttori, come ESA sui calibri 9180 e 9240. Aveva il pregio di essere molto silenzioso, ma per contro era complesso e costoso da costruire.

Il 14 settembre 1971 Jacques Saintesprit e Jean-Georges Laviolette presentarono in una conferenza stampa un prototipo, che prese il nome di Exachron, con quarzo a diapason di 8.192 Hz di frequenza, motore Lip e chip Motorola MC61. Laviolette spiegò: «Il fattore di qualità di un bilanciere a spirale è nell’ordine di 300 nel migliore dei casi. Quello di un diapason si avvicina a 3.000. Un quarzo si posiziona tra 50.000 e 100.000».

Che cosa cambiava

In termini di precisione, si passò dai 5 minuti/settimana di un meccanico al minuto/settimana dell’elettrico, al minuto/mese di un orologio diapason per arrivare ai due minuti/anno del quarzo. Un prototipo successivo fu mostrato il 25 novembre alla Società di Cronometria di Parigi.

Nel 1973 si arrivò al prototipo Isochronic, presentato al Salone di Basilea. Rispetto all’Exachron guadagnava il quarzo a 32.768 Hz, i secondi centrali ma non ancora il datario, che entrò nella versione R32, finalmente definitiva. La “R”, invece, come tutti i calibri Lip, indicava la forma rotonda, mentre il 32 il diametro e la frequenza in KHz del quarzo. Se ne produssero i primi mille esemplari su un’ébauche prodotta da Durowe. Finalmente il quarzo era pronto per la commercializzazione, ma a bloccare tutto arrivò…

L’Affaire Lip

La casa orologiera fu suo malgrado al centro di uno dei più imponenti movimenti operai degli anni ‘70 in tutta Europa, il cui esito finale si può riassumere nella battuta: «L’operazione è riuscita: il paziente è morto».

La crisi già mordeva dai primi degli anni ‘60: un produttore di qualità com’era Lip vedeva la sua quota di mercato erosa dai meccanici economici, tipo Roskopf. Il numero di oltre 500mila orologi l’anno prodotti, come alla fine degli anni ’50, era ormai una chimera. Nella seconda metà del decennio il bisogno di capitali si fece pressante e Fred Lip si decise al passo di cedere un terzo delle azioni alla svizzera Ebauches SA (ESA), che salì fino al 43% nel 1970. Le vendite scesero comunque: nel 1971 calarono a 400mila pezzi e Fred Lip se ne andò. Gli stipendi dei 1.500 operai assorbivano 30 milioni di franchi su 90 di fatturato.

Nel 1973 il deficit di bilancio raggiunse i 90 milioni di franchi e ad agosto il fallimento fu inevitabile. Gli operai inscenarono manifestazioni, la più imponente delle quali, il 29 settembre, portò in piazza a Besançon oltre 100mila persone. La fabbrica fu occupata e con una sorta di confisca e collettivizzazione si riavviò la produzione e si usarono i proventi delle vendite sottobanco per pagare gli stipendi. Le massicce vendite a basso prezzo, peraltro, misero in crisi anche la rete di vendita ufficiale.

L’agitazione smobilitò del tutto solo a marzo 1974 e gli operai restituirono 7 tonnellate di materiale e documentazione. Le agitazioni si protrassero comunque fino al 1985 e si conclusero con una vittoria totale degli operai, celebrata da tutte le sinistre europee. Entro poco tempo, Lip fu posta in liquidazione e i 1.500 operai licenziati.

Tra un botto e l’altro

Nel periodo tra i due fallimenti gestì l’azienda Claude Neuschwander e sotto la sua guida finalmente uscì in vendità Lip Quartz, nel 1975. In questo triennio ci fu tempo di rivedere il progetto R32, che diventò R33: rispetto alla versione precedente, furono molti i piccoli dettagli modificati: cambiarono la forma e il materiale della schedina elettronica, cambiarono il chip, il trimmer, alcuni ponti, mentre la leva di flyback dei secondi era in un solo pezzo, anziché due, e molto meglio rifinita.

Cambiarono i contatti del motore, che da due inquietanti filini con chiodino in cima da pressare sulle piste della scheda diventarono un nastro flessibile, molto più affidabile. Il motore, con le bobine così grandi e così esposte, restò però tragicamente fragile. Inoltre, il campo magnetico parallelo all’asse di rotazione provocava a lungo andare un’eccessiva usura dell’albero, perché oltre a ruotare oscillava sul proprio asse.

In totale furono prodotti 10mila R33, incassati in 4 modelli diversi, di cui uno in cassa asimmetrica disegnato da Roger Tallon. Resteranno in catalogo fino al 1976, ossia l’anno del secondo fallimento, a un prezzo relativamente elevato: da 800 a 975 franchi.

Non dimentichiamoci delle signore

In tutto questo, ci fu ancora tempo per mettere a punto la versione da signore: il calibro T24 riuscì a far stare gli stessi componenti (quarzo diapason 32KHz, motore Lip) in una forma a tonneau (da cui la T della denominazione) di soli 15 mm di larghezza. Presentato nel 1970, l’anno successivo uscì la versione migliorata T20, che perlopiù sarà utilizzata da ESA – già socia di maggioranza di Lip – col proprio codice T9241.

Lip ieri e oggi: conclusione

Con la storia della Lip si è oltrepassato il periodo degli orologi elettrici per arrivare a quelli al quarzo, abbracciando di fatto tutta la seconda e penultima parte della vita della Casa francese. Il marchio esiste ancora, è di proprietà della famiglia Sensemat e produce, sempre in Francia, orologi anche con lo stesso design del passato, venduti esclusivamente via internet.

I Lip R184 e R50 hanno avuto una larghissima diffusione e non è difficile trovarne un esemplare funzionante. Discorso diverso per i Lip R27: essendo poco affidabili, è un’impresa trovarne uno che funzioni… e comunque le quotazioni sono alte. 

I quarzi R33 e T9241 non sono molto diffusi per via dei bassi numeri di produzione, ma non è difficile trovarne qualcuno, più facilmente in Francia o Germania, dove si vendevano a doppio marchio Dugena/Lip.