Attualità

Planet Ocean Dark Grey: Omega alla ricerca della leggerezza

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Sedna, Canopus, Moonshine Gold. Sono le esclusive leghe d’oro sviluppate da Omega, da qualche anno impegnata nello sviluppo di materiali innovativi per l’orologeria. Determinata nella ricerca di un ideale di cassa in grado di dare il massimo in termini di design, protezione del movimento e comfort al polso, la Maison di Biel vaglia quindi diverse soluzioni. Basti pensare all’esperimento con il gamma titanio dell’Aqua Terra Ultralight o alla realizzazione del Planet Ocean Ultra Deep in O-Mega Steel. Adesso invece si orienta verso i materiali di sintesi: come la ceramica al nitruro di silicio, applicata nel nuovo Seamaster Planet Ocean 600M Co-Axial Master Chronometer GMT 45,5 Dark Grey. Un nome lunghissimo che da qui in poi riassumerò semplicemente in Planet Ocean Dark Grey.

La ceramica in nitruro di silicio

Il nitruro di silicio è un composto chimico di silicio e azoto con formula Si3N4 e struttura atomica cristallina. È prodotto mediante pressatura e sinterizzazione di polvere di silicio in gas inerte – azoto, appunto – che genera una ceramica particolare per micro-struttura e proprietà. Un materiale super-duro, ma di bassa densità, quindi molto leggero (60% più leggero dell’acciaio e il doppio della ceramica a base di ossido di zirconio). Allo stesso tempo è altamente resistente all’usura, alla corrosione, alle fratture, agli shock termici. Di colore grigio scuro/nero, può essere lavorato e lucidato fino a raggiungere finiture di elevata qualità.

Mi scuso con gli addetti ai lavori e gli esperti del settore per l’estrema sintesi con cui tratto l’argomento. Faccio divulgazione e potrei essere considerata approssimativa e superficiale, ma cerco di concentrarmi su ciò che è essenziale. Del resto la materia è complessa e ha una lunga storia, iniziata a metà Ottocento: quando due scienziati, un chimico francese e uno tedesco, hanno realizzato le prime preparazioni a base di nitruro di silicio. Gli studi sono continuati per circa un secolo, ma sono rimasti a lungo privi di prospettive commerciali. Solo verso gli anni ’50 del Novecento si è cominciato a utilizzarlo a livello industriale.

Le applicazioni pratiche

Non presente in natura e creata solo in laboratorio, questo tipo di ceramica ha lo svantaggio di essere costosa proprio per le fasi di produzione. Il rapporto costi/prestazioni tuttavia può essere conveniente in quelle applicazioni che richiedono una prospettiva temporale molto lunga e bassi costi di manutenzione. La ceramica al nitruro di silicio si pone perciò come valida alternativa alle super-leghe o ad altri materiali high-tech. Comunque, il progredire della tecnologia ne fa diminuire i costi, così da farle trovare impieghi sempre più ampi nei settori più disparati.

Oggi per esempio è usata nell’industria automobilistica ma anche in quella aerospaziale, per i vari elementi dei motori e dei propulsori, così come nei micro-otturatori del telescopio spaziale James Webb. Poi nell’industria meccanica (in senso lato), dai cuscinetti a sfera agli utensili per il taglio e la lavorazione dei metalli, fino ai componenti per pompe, valvole, ugelli. E perfino ambito medico e in elettronica. Ma a quanto mi risulta è la prima volta in assoluto che viene utilizzata in orologeria.

L’estetica del Planet Ocean Dark Grey…

Omega se ne serve ovviamente per la cassa del Planet Ocean Dark Grey – la cui connotazione cromatica deriva proprio dal materiale ceramico. Anche altre caratteristiche si possono desumere già dal nome, come il diametro di 45,5 mm e l’impermeabilità fino a 60 atmosfere (sebbene sia stata testata, come sempre nell’industria orologiera svizzera, fino al 25% in più per garantire maggiore sicurezza in immersione). Mentre l’architettura è quella tipica della collezione Seamaster, tripartita e con le anse integrate, leggermente ritorte.

Proprio per non appesantire la struttura e continuare a giocare con la leggerezza, Omega ha realizzato il quadrante in titanio grado 5 dalla finitura sabbiata. (Non mi soffermo volutamente su questa lega molto diffusa in orologeria e di cui ci siamo già più volte occupati). E sempre in titanio grado 5 sono anche la lunetta girevole unidirezionale, la corona e la valvola di decompressione. L’inserto della ghiera è invece in ceramica al nitruro di silicio, così come il fondello, serrato con il sistema di chiusura (brevettata) Naiad Lock. Fronte e retro sono ovviamente protetti da vetro zaffiro, anch’esso leggero ma molto resistente. Grazie alla presenza di questi componenti, il peso totale della cassa è di 107 grammi, movimento compreso.   

… e la meccanica

Già, perché il titanio grado 5 ritorna anche nel movimento che anima il Planet Ocean Dark Grey: nella platina e nei ponti del calibro Co-Axial Master Chronometer 8906 Ti, chiaramente concepito e fabbricato “in casa”. Se va ricordato che il titanio grado 5 è un materiale estremamente difficile da gestire – s’incendia facilmente, deve essere lavorato in camere pressurizzate con gas inerte e ha quindi alti costi di lavorazione –, di contro va anche detto che ponti e platina in titanio grado 5 conferiscono peculiari doti di rigidità e robustezza al movimento stesso.

Si tratta, in particolare, di uno sviluppo del calibro 8900, il primo a ricevere la certificazione Master Chronometer, dotato appunto di secondo fuso orario. Nel dettaglio, il calibro 8906 Ti monta lo scappamento Co-Axial, la spirale in silicio, il bilanciere senza racchetta e due bariletti che lavorano in serie. A carica automatica, ha un’autonomia di 60 ore. Anche le altre caratteristiche sono quelle comuni agli esemplari che hanno ricevuto la certificazione Metas, come la resistenza ai campi magnetici fino a 15mila gauss e uno scarto di 0/+5 secondi al giorno.

Per concludere

La descrizione non potrebbe essere però completa senza l’indicazione del prezzo al pubblico e la reperibilità sul mercato. Con i suoi 24.900 euro il Planet Ocean Dark Grey è il più costoso fra i Planet Ocean in catalogo (esclusi ovviamente i modelli in oro o con pietre preziose). Ma credo che quanto ho scritto fin qui ne spieghi il motivo. Non si sa ancora, invece, quando sarà messo effettivamente in vendita – un po’ come lo Speedmaster SuperRacing, presentato a inizio anno ma non ancora disponibile. Entrerà a far parte comunque della collezione permanente e non sarà in serie limitata, anche se – c’è da scommetterci – avrà una produzione limitata di pochi pezzi all’anno.

Di certo non si tratta di un orologio “per tutti”. Al di là della disponibilità economica (che è un fattore fondamentale per l’acquisto), ci sono i gusti soggettivi (la monocromia grigia a me personalmente piace, ma non tutti la pensano così) e le dimensioni ragguardevoli (che per alcuni potrebbero essere un deterrente). Per quanto mi riguarda, comunque, non credo che Omega abbia realizzato il Planet Ocean Dark Grey con fini prettamente commerciali, per incidere sul fatturato. Lo ha fatto piuttosto per dimostrare le proprie capacità tecniche, il proprio savoir-faire, la propria volontà di innovare, di sperimentare. E saper apprezzare queste cose, beh, è questione di cultura.