«Prenditi il diritto di sorprenderti», scriveva il grande autore ceco Milan Kundera. Una frase che Nomos Glashütte potrebbe utilizzare per le novità presentate a Watches and Wonders Geneva. Proprio alle parole di Kundera ho pensato tirando le somme del Salone, perché gli orologi capaci di lasciarmi di stucco non sono stati tantissimi, a dire il vero. Però, sfogliando il catalogo mentale che mi sono fatto dopo cinque giorni passati a galoppare tra gli stand, il primo marchio che associo alla parola sorpresa è proprio quello sassone.
La cosa curiosa è che Nomos Glashütte ha portato a Ginevra un solo modello, il suo best seller Tangente 38 con cassa in acciaio, ma lo ha declinato in un modo molto originale e, per quanto ne so, mai visto prima. Una scelta che potrebbe sembrare spiazzante a chi non conosce la storia del Marchio e la sua filosofia di prodotto, ma che è perfettamente in linea con tutto questo.
Alle radici di Nomos Glashütte
Ve lo spiego in poche parole, prima di arrivare al Tangente 38 presentato a Watches and Wonders Geneva. Fondata nel 1990, circa otto mesi prima di A. Lange & Söhne, da Roland Schwertner, uomo di finanza alieno al mondo delle lancette, Nomos Glashütte ha applicato la propria idea di design agli orologi fin dai primi modelli del 1992.
È una realtà relativamente piccola, con un approccio industriale puro al prodotto che punta al reinvestimento degli utili in azienda per garantire un focus costante sull’orologio. Non è banale il fatto che il marchio sia tra i pochi ad aver sviluppato un proprio scappamento proprietario, lo Swing-System. Un progetto per il quale Nomos Glashütte ha investito oltre 11 milioni di euro e impiegato sette anni di ricerca e sviluppo in collaborazione con l’università di Dresda.
Qualche anno fa, ho avuto il privilegio (perché tale lo considero) di visitare la manifattura di Nomos Glashütte in Sassonia. O meglio, le manifatture. Perché la realtà industriale del marchio è policentrica, con un quartier generale a Glashütte, nell’edificio della vecchia stazione ferroviaria, e due siti produttivi. Uno poco lontano, a Schlottwitz, dove si fabbricano le parti meccaniche, che poi finiscono nell’altro sito di Glashütte, la Chronometrie, sul fianco occidentale della valle. Qui si concentrano le fasi di pre-assemblaggio dello Swing-System e di assemblaggio di calibri e orologi.
Il cuore creativo è invece a Berlino, al Berlinerblau, il design studio di Nomos Glashütte. Un centro nel quale i designer si confrontano mettendo a fattor comune idee, spunti, suggerimenti per abbozzare le linee delle collezioni. Chi ci lavora ha una formazione nell’ambito del design industriale e di prodotto e molti vengono da esperienze diverse dall’orologeria. Ciò consente loro di guardare all’orologio con un occhio più libero.
Allegria al polso
Proprio da qui, ci scommetto, è nata la sorpresa del Tangente 38 visto a Ginevra. Che è un orologio ormai da anni in collezione corrente ma che per il Salone è stato vestito da Nomos Glashütte con 31 combinazioni di colore. Il risultato è una collezione di 31 diverse versioni del Tangente, ciascuna limitata a 175 pezzi, in onore degli oltre 175 anni di tradizione orologiera della valle di Glashütte.
Ce n’è davvero per tutti i gusti. Si va dal tono su tono tra quadrante e contatore dei piccoli secondi a versioni nelle quali questi due elementi contrastano in maniera decisa. I designer del Marchio hanno poi giocato sul colore degli indici, del giro della minuteria, del disco data, creando accostamenti audaci insieme ad altri più “rassicuranti”. Ciò che rimane costante è il colore delle lancette, bianche, perfettamente leggibili anche sui quadranti più chiari.
Ciascun orologio, quindi ciascuna combinazione di colore, è poi individuata da un nome specifico. Una specie di Pantone in salsa sassone che mescola termini tedeschi – Schlossgrün, Schneesturm, Nachtgesang, per fare degli esempi – ad altri più internazionali e ben riconoscibili come Peace, Love, Stop, Go. Un dettaglio che fa capire l’attenzione alla qualità di questi orologi: ciascun nome è inciso sul fondello, insieme al numero progressivo dell’edizione limitata.
Nomos Glashütte e il lavoro sul calibro
Fondello che, per inciso, è aperto. Perché il calibro di manifattura, a carica manuale, che anima l’orologio, il DUW 4101, merita di essere visto. Lanciato nel 2015, è un’evoluzione del calibro precedente, chiamato Nomos Beta, e incorpora lo scappamento proprietario Swing-System riconoscibile per la spirale del bilanciere blu. Il calibro vanta anche il primo brevetto ottenuto da Nomos Glashütte per il meccanismo del datario. È integrato nel movimento e l’anello della data è posizionato intorno ad esso: in questo modo la finestra di visualizzazione, posta sul bordo del quadrante, è molto ampia.
Il calibro DUW 4101 lavora a 21.600 alternanze/ora, offre 42 ore di autonomia ed è dotato del cosiddetto fermo macchina: estraendo la corona per regolare l’ora, si fermano anche i piccoli secondi. È regolato in sei posizioni ed è caratterizzato dalla platina a tre/quarti tipica dell’orologeria sassone. La decorazione comprende sia finiture a perlage, sia a Côtes de Genève, che in azienda chiamano Côtes de Glashütte.
Sul cinturino, il Marchio ha messo un po’ meno fantasia che sui quadranti, dotando gli orologi solo di una versione in grigio chiaro o di una in grigio scuro in tessuto, entrambe con fibbia ad ardiglione in acciaio. La sorpresa, invece, è arrivata dal prezzo: 1.925 euro, ossia 175 euro in meno rispetto alla referenza base del Tangente 38, mantenendo lo stesso standard di qualità elevato. Un modo di festeggiare questi benedetti 175 anni in maniera rispettosa del cliente e del suo portafogli. Vi pare poco?