Approfondimenti

Il Golden Ellipse 5738/1R e il tessuto d’oro di Patek Philippe

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Parliamo del Golden Ellipse 5738/1R. Un esemplare dai nobili natali, parte di una collezione dalla lunga storia, presentato all’ultimo salone di Watches and Wonders Geneva con un inedito bracciale a maglia d’oro che ne accentua la preziosa estetica vintage. L’ideale, almeno in linea teorica, per le occasioni più formali delle feste di fine anno

Sezione aurea. Due parole magiche, capaci di suscitare immagini e ricordi in ognuno di noi. Basta solo pronunciarle e agli storici verrà subito in mente il De divina proportione di Luca Pacioli o l’uomo vitruviano. Agli appassionati di architettura, il Partenone di Atene e la costante di Fidia. I matematici penseranno alla successione di Fibonacci, i biologi alle conchiglie tipo Nautilus, gli astronomi alla forma delle galassie…

Per noi che amiamo gli orologi, invece, l’associazione più immediata è con un classico di Patek Philippe: il Golden Ellipse. Un esemplare elegantissimo ed essenziale, la cui costruzione – si dice – sia ispirata appunto al numero aureo: quel rapporto 1/1,618033… (volutamente troncato, perché è un numero irrazionale), già noto ai matematici greci, sinonimo di formale perfezione e armonia universale. Un archetipo di dress watch, uscito quest’anno in una nuova versione: il Golden Ellipse 5738/1R, con un particolare bracciale in oro che ne accentua l’estetica vintage e lo rende ancora più prezioso.

Una collezione storica

Il Golden Ellipse nasce nel 1968 e si distingue per la forma ellittica, punto d’incontro fra un cerchio e un rettangolo, che lo rende subito riconoscibile. Tra gli anni Settanta e Ottanta riscuote grande successo e diventa un emblema della Maison ginevrina. A metà anni Settanta è declinato in ben 65 versioni, di diverse dimensioni e metalli, anche da signora e di alta gioielleria. Dotato all’inizio di un calibro a carica manuale che ne garantisce la necessaria sottigliezza, nel 1977 è il primo ad adottare il calibro 240 un ultrapiatto con micro-rotore decentrato –, sviluppato in Manifattura.

Non posso ripercorrerne i quasi 60 anni di storia, quindi mi limito a citare gli ultimi esemplari degli anni Duemila. Quando spegne le 40 candeline, nel 2008, il Golden Ellipse acquista la cassa in platino (Ref. 5738P), il quadrante blu soleil (come l’originale, ma in una diversa sfumatura) e un nuovo formato Jumbo, di 34,5 x 39,5 mm. Dieci anni dopo, per il 50° anniversario, conosce due ulteriori varianti. Un’edizione limitata in platino (Ref. 5738/50P), della collezione Rare Handcraft: con quadrante in oro, decorato da volute incise a mano e rivestito di smalto nero. L’altra in oro rosa (Ref. 5738R) con quadrante nero. 

Il Golden Ellipse 5738/1R di oggi

Ed è proprio a quest’ultima che fa riferimento la referenza attuale. Come quel predecessore, infatti, il Golden Ellipse 5738/1R presenta la cassa di 34,5 x 39,5 mm, in oro rosa lucido, finitura che ne dichiara la vocazione elegante. Sul quadrante nero – o, meglio, ebano soleil –, si stagliano ancora i sottili indici a bastone e le lancette stile cheveau, sempre in oro rosa. L’abbigliamento “da sera” è sottolineato dal cabochon in onice nero incastonato sulla corona.

Di differente, però, il nuovo Golden Ellipse 5738/1R ha il bracciale in oro rosa. Ed è la prima volta nel nuovo Millennio che l’orologio è presentato con un bracciale. Non un semplice bracciale tipo Nautilus, s’intende (sarebbe stato inappropriato su un orologio così chic). E nemmeno un bracciale come quello di altri precedenti: né quello a maglia milanese del 1968, né quello a maglia polacca del 1974. Diverso perfino dai bracciali “fantasia” – tipo jaseron, a graffetta o a damier – che si sono susseguiti nei decenni del Novecento, ai quali può essere semmai accomunato per la ricerca dell’originalità.

Un peculiare bracciale a catena

Il bracciale in oro rosa del Golden Ellipse 5738/1R è fatto con un’insolita catena che sembra avere le maglie a V. In realtà è composta da anelli ovali che convergono a due a due, grazie alla speciale costruzione, brevettata. Per metterla a punto i progettisti della Manifattura hanno lavorato qualcosa come 15 anni, a stretto contatto con i maestri catenisti, ed è un ibrido fra produzione industriale e produzione artigianale.

Il bracciale conta 363 componenti, inclusi oltre 300 link, realizzati da macchine Cnc di ultima generazione, in modo da risultare tutti uguali e privi di imperfezioni. Dopodiché ogni singolo anello è lucidato a mano (così come ogni singola barretta) e assemblato da un esperto artigiano, uno a uno, fino a comporre un tessuto flessibile e, in un certo senso, “morbido”. Che crea, oltretutto, un bel contrasto con la pura essenzialità dell’insieme cassa e quadrante.

Una volta indossato, quindi, il bracciale segue perfettamente i profili del polso e regala belle sensazioni. Ricordo di averlo provato la primavera scorsa, a Ginevra: Patek non ne dichiara il peso, ma al polso se ne percepisce tutta la piacevole “presenza” – cui però ci si abitua subito, grazie allo studiato comfort. Anche perché è provvisto di un sistema di regolazione della circonferenza, a suo modo geniale, che permette di allungarlo o accorciarlo con estrema facilità.

Nascoste all’interno della chiusura déployante, ci sono infatti tre tacche di aggancio che creano un gioco di parecchi millimetri, quanto basta per regolarlo a piacere. Oltretutto l’ingegnoso stratagemma risulta del tutto invisibile proprio perché si trova sotto la placchetta della fibbia. Che a sua volta cattura l’attenzione perché è decorata con la Croce di Calatrava, in rilievo su un motivo simile alla lavorazione del bracciale stesso.

Il calibro 240

E passiamo infine al movimento. Si tratta, come scrivevo sopra, del celebre calibro 240, un ultrapiatto a carica automatica – sottile 2,53 mm –, brevettato appunto nel 1977. Si era all’epoca in piena crisi del quarzo, l’orologeria svizzera vedeva chiudere fabbriche e riconvertire produzioni, ma Henri Stern, l’allora Presidente di Patek Philippe, continuava a credere nel futuro della micro-meccanica. Commissionò quindi un nuovo movimento automatico, in grado di competere con i calibri a carica manuale: dallo spessore contenuto per poter dar vita a esemplari extrapiatti, ma che non avesse bisogno di essere ricaricato tutti i giorni. Di moderna concezione, doveva offrire soluzioni tecniche all’avanguardia: una caratteristica rimasta costante nel tempo.

Si racconta che quel calibro fu sviluppato in soli 6 mesi. Al posto dell’ingombrante massa oscillante, aveva un mini-rotore decentrato, inserito a livello dei ponti, realizzato in oro 22 Kt per aumentarne l’efficienza. La carica unidirezionale, che eliminava l’invertitore, permetteva di ridurre gli attriti e un nuovo ruotismo dalla geometria ottimizzata migliorava ulteriormente la trasmissione d’energia. Fin dall’inizio il calibro 240 ha sempre montato il bilanciere Gyromax, anch’esso brevettato, la cui frequenza abbassata a 3 Hz diminuiva ancor di più i consumi, ma garantiva ugualmente prestazioni cronometriche impeccabili.

Nei decenni successivi, comunque, il calibro 240 è stato via via aggiornato con il progredire della tecnologia. Qui mi limito a citare l’adozione della spirale Spyromax in Silinvar, un derivato del silicio, lanciata nel 2006. Ma nel 2011 lo si è visto anche associato all’organo regolatore Oscillomax, che oltre alla spirale Spyromax comprende anche lo scappamento Pulsomax (2008) e il bilanciere GyromaxSi, prodotti dal dipartimento R&D Patek Philippe Advanced Research. Tanto per dire che il calibro 240, grazie alle spessore ridotto, è un’ottima base su cui montare moduli di complicazioni. Ed è quindi utilizzato per molteplici esemplari in diverse collezioni in catalogo.

Il prezzo del Golden Ellipse 5738/1R

Concludo, come sempre, con un’informazione pratica, il prezzo al pubblico. Il Golden Ellipse 5738/1R costa 60.590 euro. Che sono tanti, certo, per noi comuni mortali. Ma credo di aver spiegato fin qui i molteplici motivi per cui vale ogni centesimo necessario per l’acquisto. Chiunque può apprezzare quest’opera di alto artigianato – anche quanti, come me, non se lo possono permettere. A chi ancora si ostina a non capire, rispondo con una facile battuta, che sgorga spontanea (anche se è un po’ acida): è l’alta orologeria, bellezza…