Il legame tra gli orologi e il volo è antico almeno quanto il volo stesso. Inteso come il volo di uomini sopra aeroplani o navicelle spaziali, s’intende. Tra i marchi che possono vantare familiarità con le imprese aeronautiche c’è Eberhard & Co., la cui storia tra le nuvole inizia grosso modo nella prima metà del secolo scorso. Volete che un marchio la cui sede storica si trova in un edificio noto come “La Maison de l’Aigle”, la casa dell’aquila, non abbia frequentato i cieli durante la sua storia ultracentenaria?
Eberhard & Co. e la funzione flyback
Li ha frequentati eccome, a partire grosso modo dalla prima metà del secolo scorso. Oltre ai dati storici, di cui scriverò tra poco, lo dimostra anche un dettaglio tecnico. Molti dei cronografi prodotti da Eberhard & Co. sono caratterizzati dalla presenza della funzione flyback, conosciuta anche con il nome francese, retour en vol. Una complicazione classica per gli orologi destinati agli aviatori. Offriva praticità e affidabilità in un’era nella quale la gestione del volo non veniva affidata a sofisticati computer di bordo, ma a strumenti meccanici precisi. Come, per esempio, gli orologi indossati dai piloti al polso o sulla coscia.
La funzione flyback fu introdotta sui cronografi negli anni ‘30 per aiutare gli aviatori a tenere il tempo, in maniera comoda e precisa, delle diverse fasi di volo. Se utilizzava un cronografo tradizionale e voleva cronometrare due o più tratte successive, il pilota doveva compiere tre azioni distinte, tramite i pulsanti del cronografo: arresto, azzeramento e riavvio. La funzione flyback consente invece alla lancetta dei secondi di tornare istantaneamente a zero e di riprendere il cronometraggio premendo una sola volta un pulsante, normalmente posto a ore 4.
Capite bene quanto fosse comoda una simile funzione per chi era ai comandi di velivoli non sempre tecnologicamente eccelsi, magari in frangenti pericolosi o in condizioni meteorologiche avverse. Oggi, all’interno delle collezioni di Eberhard & Co., la funzione flyback si trova, per esempio, nel cronografo Extra-fort Roue à Colonnes Retour en Vol oppure nei calibri EB 280 ed EB 380 che muovono i Chronographe 1887.
Il “Sistema Magini”
L’orologio che però racconta meglio il rapporto tra Eberhard & Co. e l’aviazione è senza dubbio il cronografo noto come “Sistema Magini”. Un cronografo da tasca con una storia legata a un’impresa compiuta dalla Regia Aeronautica nel 1942, in pieno conflitto mondiale. Una storia epica da raccontare, indipendentemente dalla collocazione storica e politica dei suoi protagonisti. Un’impresa passata alla annali come Raid Roma-Tokyo, in larga parte resa possibile proprio dall’orologio di cui stiamo parlando, il quale prende il nome da Publio Magini, aviatore e navigatore durante quel raid.
Fu proprio lui a richiedere alla Maison un cronografo rattrapante da tasca per quella missione. Da utilizzare, incorporato a un sestante di nuova concezione, insieme a un altro orologio dedicato al volo, il Longines Angolo orario. L’Eberhard & Co. portava sul quadrante la scritta “Sistema Magini” ed era un pezzo unico di altissima qualità, con doppia funzione di calendario. Le ore e i minuti erano indicati da lancette Breguet azzurrate, a ore 12 era presente una finestrella con il giorno del mese e a ore 6 una con il mese dell’anno.
La storia del Raid Roma-Tokyo
Il Raid Roma-Tokyo si rese necessario perché all’inizio del 1942, le forze dell’Asse cominciarono a sospettare dei servizi segreti britannici e americani. Convinte che gli Alleati stessero decifrando i codici radio segreti utilizzati per le comunicazioni tra Germania, Italia e Giappone, si resero conto della necessità di un nuovo sistema di codifica. Tutte le trasmissioni future sarebbero state compromesse se non fosse stato creato un collegamento aereo specializzato tra l’Europa e il Giappone per trasmettere i nuovi codici. Alternative via terra o via mare erano impraticabili.
Già un tentativo dell’aviazione tedesca era fallito. Così la Regia Aeronautica si avvalse dei servizi di Magini, aviatore, tecnico e navigatore particolarmente abile nel volo cieco, già riconosciuto come uno dei migliori piloti italiani prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Non potendo contare sulla radioguida sopra l’Unione Sovietica, egli capì quanto fossero cruciali gli strumenti adeguati per il successo di un volo del genere.
Magini cercò lo strumento perfetto per guidare l’equipaggio lungo il suo elaborato piano di volo. Un sistema preciso di navigazione astronomica era fondamentale per il successo di quella pericolosa missione. Eberhard & Co. glielo fornì. Il cronografo rattrappante a 24 ore di Eberhard & Co. fu progettato specificamente per quel volo, consentendo ai piloti di misurare i tempi intermedi senza interrompere il cronometraggio dell’intera missione. In cinque giorni, a bordo di un trimotore Savoia-Marchetti SM.75 GA RT, l’equipaggio raggiunse la meta. In seguito la Maison ricevette una richiesta per altri dieci cronografi rattrapanti, che però non furono mai forniti alla Regia Aeronautica a causa della fine del conflitto, rendendo i pochi esemplari viventi storicamente importanti e unici.
Star delle aste
Tra questi, alcuni pezzi da polso uno dei quali è stato battuto all’asta lo scorso mese durante la Monaco Legend Auctions a 78.000 euro. Si tratta di un esemplare conservato quasi perfettamente, caratterizzato da una cassa da 51 mm in tre parti, in acciaio, con fondello a scatto e anse concave con barrette fisse.
Il cronografo reca sul quadrante a ore 3 la scritta “Mod. Magini”, ha un monopulsante coassiale integrato nella corona di carica e un pulsante per la funzione rattrappante posizionato a ore 2. Il quadrante argentato, che porta la firma della Maison a ore 9, è caratterizzato da un’ampia gamma di funzioni. Ha l’indicazione delle 24 ore con numeri arabi e la minuteria con scatti di 1/5 di secondo. A differenza del cronografo utilizzato da Publio Magini, questo ha una sola finestrella per il datario a ore 12, con l’indicazione del giorno del mese.
Il cronografo protagonista del raid Roma-Tokyo fu invece battuto nel 2012 dalla casa d’aste Meeting Art per la bellezza di 56.000 euro.
L’Extra-fort di Eberhard & Co.
Pur essendo il Magini l’orologio che storicamente avvicina di più Eberhard & Co. al mondo del volo, non è certo l’unico. Terminata la guerra, dalla fine degli anni ‘40 e nel decennio successivo si assistette al progressivo affermarsi dell’aviazione civile e commerciale. Un mondo in rapida ascesa anche dal punto di vista tecnologico, con gli aerei dotati di strumentazioni sempre più sofisticate. Nonostante questo, però, l’orologio da polso – cronografo o GMT – restava un compagno inseparabile per piloti e professionisti dell’aria.
Da questo punto di vista, Eberhard & Co. partiva da una posizione di vantaggio, poiché aveva in assortimento alcune importanti collezioni di cronografi eleganti e affidabili, dei tool watch a tutti gli effetti. Tra essi, i pezzi della linea Extra-fort erano quelli su cui più di altri la Maison aveva affidato la propria ricerca costante di eccellenza e performance.
Nato nell’epoca d’oro delle competizioni automobilistiche, come accadde ad alcuni cronografi di altri marchi l’Extra-fort fu presto associato non solo al mondo dei motori su quattro ruote, ma anche all’aeronautica. Un po’ per la rapida ascesa di quest’ultima cui ho accennato poco fa, un po’ perché in entrambi i mondi si abbinavano precisione e affidabilità, Eberhard & Co. fece prendere il volo – nel vero senso della parola – anche all’Extra-fort, come testimoniano alcune affascinanti pubblicità dell’epoca.
Le Frecce Tricolori e il Chronomaster
Dall’aviazione militare a quella civile e ritorno è una strada che anche Eberhard & Co. ha percorso negli anni. Perché a metà degli anni ’80, la Maison ha realizzato la collezione Chronomaster, una di quelle di maggior successo grazie al legame con la Pattuglia Acrobatica Nazionale, meglio nota come Frecce Tricolori.
Il Chronomaster Frecce Tricolori è stato creato in diverse versioni di movimento e di cassa. Alcune referenze montavano un calibro meccanico automatico Lemania, altre un movimento elettromeccanico, come era consuetudine all’epoca per alcune tipologie di orologi destinate alle aeronautiche militari. L’estetica anni ’80 ci parla di cronografi a tre contatori dalle dimensioni di cassa contenute (39 mm) in acciaio, in oro o in acciaio e oro.
Quadranti neri, blu o bianchi recavano l’emblema della Pattuglia Acrobatica Nazionale e una finestrella per il datario. Anche il fondello in acciaio era personalizzato con l’immagine di un aereo delle Frecce Tricolori. Completavano il look del cronografo una lunetta dalla zigrinatura marcata e una corona di carica dotata di piccole sfere per un maggiore grip. Cinturini in pelle e bracciali metallici ampliavano la scelta di un cronografo che aveva il plus di essere testato fino a una forza di 8G, essendo stato adottato per un periodo dai piloti della P.A.N.
Chronoflyer: il tributo di Eberhard & Co. al volo italiano
Infine, l’esempio più vicino a noi che ci parla del volo di Eberhard & Co. è un orologio che io trovo straordinario. È il Chronoflyer 31059 CP, cronografo in edizione limitata di 200 pezzi realizzato nel 2009 per celebrare la ricorrenza dei 100 anni dal primo volo italiano. Creato in collaborazione con l’Aeronautica Militare, l’orologio era un tributo al leggendario velivolo Flyer di Wilbur Wright. Il quale, nel 1909, fu invitato a Roma per mostrare le caratteristiche del proprio aeroplano alla Sezione Aeronautica del Genio militare.
In seguito alle dimostrazioni, il Flyer di Wright fu adottato dal Genio e la scuola di volo militare fu fondata a Centocelle, vicino a Roma, dove sorse il primo aeroporto italiano. Il primo brevetto di pilota fu rilasciato nel settembre 1909 al tenente di vascello Mario Calderara. Egli, insieme al tenente Umberto Savoja, firmò nel febbraio 1910 il primo contratto con i fratelli Wright per produrre in Italia 5 aeromobili.
Presentato il 4 ottobre 2009, il Chronoflyer 31059 CP aveva la cassa in acciaio da 42 mm, impermeabile fino a 5 bar. Era caratterizzato da un quadrante bianco con due contatori tono su tono e dalla finestra del datario a ore 4:30. A ore 12, insieme al logo di Eberhard & Co., riportava l’aquila dell’Aeronautica Italiana; a ore 6 c’era il logo “100” con le date dell’anniversario, 1909-2009.
L’estetica richiama immediatamente gli orologi da pilota, nonostante il quadrante bianco anziché nero. Merito anche della corona oversize con la zigrinatura pronunciata, ideale per essere utilizzata indossando dei guanti. Il fondello è trasparente in vetro zaffiro e la massa oscillante riporta incisa in blu la scritta “1909- 2009 cento anni di volo italiano”.
Nell’alto dei cieli
Dagli albori dell’aeronautica, dal momento in cui il sogno del volo è diventato realtà, Eberhard & Co. ha messo competenza e passione al servizio dei piloti e dei professionisti del cielo. La ricerca della precisione e l’affidabilità proprie degli orologi della Marca ne hanno fatto degli strumenti imprescindibili prima per i pionieri, poi per gli appassionati che amano la meccanica e i velivoli.
Ancora oggi i cronografi della Maison si distinguono nelle aste per le loro quotazioni e per l’interesse che suscitano tra gli amanti del vintage. Ciò testimonia da solo la forza e il valore del legame che stringe Eberhard & Co. al volo. Diceva Jim Morrison che «ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare». Non solo chi sogna, evidentemente: anche chi realizza orologi eccellenti.