La rivoluzione Locman – Oisa 1937 è compiuta. Ci sono ora tutte le carte sul tavolo per una nuova era dell’orologeria italiana, al cento per cento Made in Italy. Oggi (alle ore 16) a VicenzaOro/VO’ Clock Privé, nell’area “Esperienze”, l’annuncio di Una vittoria italiana (questo il titolo dell’incontro): il primo movimento automatico di manifattura tricolore, l’Oisa 29-60 Automatico. Una novità assoluta, di cui vi raccontiamo il contesto in questa doppia intervista esclusiva.
A poco più di due anni e mezzo dal lancio sul mercato del primo (o meglio: il primo dopo quasi 50 anni) movimento meccanico di manifattura italiana, a carica manuale, è questo il secondo, decisivo, passo previsto nella sfida lanciata da due imprenditori visionari. Parliamo, naturalmente, di Marco Mantovani, fondatore e Presidente di Locman, e Benedetto Perrotta, socio e Amministratore unico di Oisa 1937. Una coppia vincente che oggi ha preso la scena con due notizie bomba: l’arrivo del movimento Oisa 29-60 Automatico, come dicevo, e l’uscita di Locman dal capitale di Oisa 1937.
Chi – crediamo in pochi – abbia perso i capitoli precedenti di questa storia, può ricostruirla su questo sito, a cominciare dall’articolo scritto da Augusto Veroni nel 2021 e quello successivo del nostro Direttore. Basti qui dire che Oisa 1937 è un’azienda storica (fondata appunto nel 1937, da Domenico Morezzi) che arrivò a produrre fino a 10 mila calibri al mese. Un unicum italiano, piegato dalla crisi del quarzo, che la portò a chiudere nel 1978.
Quarant’anni dopo, Carlo Boggio Ferraris (nipote del fondatore) ha fatto ripartire la produzione in uno stabilimento attiguo alla Officine Meccaniche Futura di Benedetto Perrotta, specializzata in lavorazioni meccaniche di precisione. È in quei capannoni di Albuzzano, a una decina di chilometri dal centro di Pavia, che viene lanciata la sfida di far ripartire la grande tradizione dell’orologeria italiana. Con Marco Mantovani che affianca, consiglia, sprona, condivide entusiasmi con Benedetto Perrotta e tutta la squadra. Fino al lancio sul mercato di Montecristo Oisa 1937, la prima collezione di orologi che monta il calibro Oisa 29-50 Cinque Ponti.
È arrivato il momento per un primo bilancio…
Perrotta: «Quando ho scoperto che in Italia non c’era nessuno che producesse movimenti meccanici per orologi sono rimasto molto sorpreso. Io non nasco esperto di orologeria, il mio mondo è la meccanica di precisione. Grazie alle competenze di una grande squadra, a cominciare dal direttore tecnico Fausto Berizzi, siamo riusciti a ottenere un risultato eccellente, in termini di prestazioni, design e finitura, così come di reclutamento e formazione delle maestranze. In verità, pensavo che il movimento sarebbe stato accolto con maggiore entusiasmo, soprattutto dalle ditte italiane che non avevano prima a disposizione un calibro Made in Italy. Allo stato attuale, la produzione supera le richieste».
All’annuncio dell’industrializzazione del processo produttivo avevate posto l’obiettivo di 10 mila pezzi all’anno entro il 2025…
Perrotta: «Ci siamo fermati prima: sarebbe al momento inutile raggiungere quei numeri. Oggi abbiamo una capacità produttiva di 2mila movimenti all’anno, e ne vendiamo 1.200». (Un plauso alla sincerità e alla trasparenza, ndr).
Primo cliente: Locman…
Mantovani: «Dopo il lancio di Montecristo Oisa 1937, abbiamo montato il calibro anche in edizioni limitate, create per conto terzi. Come l’Amerigo Vespucci Island ref. 613 realizzato per il 93° compleanno della nave scuola della Marina Militare e poi rimasto come regalo diplomatico. E come la collezione per i 70 anni di Editalia realizzata da Tellus in collaborazione la Zecca dello Stato, con una Lira del 1946 in oro incastonata sul quadrante. Locman, per conto suo, ha poi dedicato al Cinque Ponti anche la collezione Decimo Canto, di cui in questi giorni presentiamo nuovi modelli, ancora più preziosi».
Oltre Locman, sono arrivate richieste da altre marche?
Perrotta: «Tre aziende, di cui non posso fare nomi, hanno iniziato a montare il nostro modello, personalizzato».
Mantovani: «Oisa 1937 non è gelosa: ogni azienda può personalizzare il movimento, e dargli il suo nome. Io credo che chiunque acquisti il calibro debba sentirsi onorato di poter scrivere, davvero, “Made in Italy” sul suo orologio. Questa non vuole essere una sfida alla Svizzera. È una sfida con noi stessi, che vogliamo fare le cose per bene, a un rapporto qualità/prezzo difficile da ottenere al di là delle Alpi. Mi auguro che le aziende italiane colgano le opportunità della rivoluzione appena avvenuta».
L’arrivo dell’automatico è la ciliegina sulla torta…
Perrotta: «Solo i veri appassionati scelgono la carica manuale. Il 90 per cento delle persone preferisce l’automatico. Il suo arrivo sul mercato, previsto per il 2025, quintuplicherà le nostre potenzialità».
Uno degli obiettivi del calibro automatico è, per Oisa 1937, conquistare gli acquirenti più giovani?
Perrotta: «Sicuramente. Sta all’orologiaio riuscire a trovare un modello che conquisti i giovani. Loro non comprano un orologio per leggere l’ora, bisogna farli sognare».
Mantovani: Gli smartwatch hanno conquistato molti mercati, non l’Italia. Molti giovani hanno iniziato a guardare, studiare e apprezzare gli orologi dei nonni. Ho incontrato tanti ragazzi che guardano gli esemplari meccanici con lo stesso entusiasmo che colse me quando visitai per la prima volta la fiera di Basilea. Quello stupore e quella passione sono i motivi per cui l’orologeria continua e continuerà a prosperare».
Locman ha previsto una o più collezioni dedicate al nuovo calibro automatico italiano?
Mantovani: «Partiremo da un Montecristo. D’altra parte era automatico il primo orologio di quella collezione. Poi si vedrà. Oisa 1937 ha realizzato un calibro automatico che rispecchia gli stessi criteri di qualità del manuale e ne amplifica le potenzialità. Ora è arrivato il momento che che si presenti sul mercato come società pienamente indipendente, quale è di fatto sempre stata. Perciò Locman esce dal capitale e diventa un cliente».
Dunque, vi separate?
Mantovani: «Come previsto, abbiamo accompagnato Oisa nella parte più faticosa del percorso, controlli tecnici e supervisioni compresi. Ora il rodaggio è finito. La macchina produttiva è molto ben lubrificata. Il nostro compito esaurito. Restiamo però affezionati clienti. Abbiamo già fatto, per primi, gli ordini per il calibro Oisa 29-60 Automatico. Mi auguro che altri marchi italiani colgano quest’opportunità».
Cosa vi mancherà del partner Locman?
Perrotta: «L’esperienza di Marco, innanzitutto. Ma resteremo sempre in contatto».
Mantovani: «Benedetto è molto umile. Oisa 1937 ha raggiunto livelli di eccellenza, con grossissimi investimenti in macchinari di altissima tecnologia e nella formazione del personale. Comunque, i nostri rapporti non cambiano con l’annuncio di oggi. Una giornata importantissima, perché, al di là del nuovo assetto societario, presentiamo il primo automatico della storia dell’orologeria italiana. Ed è giusto che questo lancio venga fatto alla fiera di Vicenza, che tanto ha investito sulla valorizzazione della filiera».
Dopo l’automatico, aspettiamo le complicazioni…
Perrotta: «Gran Data praticamente pronto, e condiviso con Locman. Su Fasi Lunari, Piccoli Secondi o altre complicazioni lavoreremo quando arriveranno richieste dal mercato. Nel frattempo, stiamo attrezzando un laboratorio di finiture a mano».
E Locman presenta nuove collezioni a VicenzaOro?
Mantovani: «Come sempre, settembre è per noi un mese ricco di novità. Tra le altre, una nuova referenza della collezione Montecristo, da sempre nostro core business, altre in collaborazione con Sandro Fratini e con Ducati. E poi, come anticipato, la versione super-preziosa del Decimo Canto, con quadrante full pavé».