Attualità

Locman Decimo Canto: la “divina” orologeria

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Che cosa lega Locman e Dante Alighieri, a parte la comune origine toscana? Per quanto possa sembrare strano, a unirli sono gli orologi. Sul marchio dell’Elba pochi dubbi, visto che li produce da quasi quarant’anni. Ma Dante, che cosa c’entra? C’entra se scrivo Locman Decimo Canto, la nuova collezione che, come ci ha detto il Presidente del marchio, Marco Mantovani, «segna l’ingresso del Brand in un segmento luxury, senza abbandonare la propria fascia core». Ma faccio un passo indietro e vado a riprendere per mano Dante.

L’orologio… poetico

Forse non è così noto il fatto che uno dei primi riferimenti letterari a un orologio meccanico non da campanile è proprio all’interno della Divina Commedia, nel X Canto del Paradiso: “Indi, come orologio che ne chiami / ne l’ora che la sposa di Dio surge / a mattinar lo sposo perché l’ami”. Si tratta del riferimento alle suonerie dei cosiddetti svegliatori monastici, che servivano a richiamare i monaci dal sonno alle loro funzioni mattiniere. (Chi volesse approfondire l’argomento, può andare a leggere quanto scritto sul Giornale degli Orologi in occasione dell’anniversario di morte del Sommo Poeta, un paio di anni fa: basta cliccare qui).

Comunque, da questo punto Marco Mantovani è partito per ideare Locman Decimo Canto. Lo ha fatto insieme a Sandro Fratini, toscano come lui oltre che uno dei più importanti collezionisti al mondo di orologi e ideatore del marchio L’O. «Dal fatto che l’Italia è stata protagonista della nascita degli orologi e noi italiani, oltre che noi toscani, abbiamo questa passione perché sentiamo da secoli l’arte dell’orologeria», ha affermato ancora il Presidente di Locman.

LocmanX e Locman Decimo Canto

Detto questo, è importante scrivere che, oltre a essere la collezione a oggi più preziosa del marchio, Locman Decimo Canto è anche un tassello all’interno di un progetto più strutturato chiamato LocmanX. Si tratta di una linea che comprende in sé le collezioni mosse da calibri di manifattura: al momento ci sono il Montecristo Oisa, il Montecristo per l’Amerigo Vespucci, la nuova collezione Aethalia e, appunto, Decimo Canto.

I più attenti di voi hanno letto qualche riga più sopra un nome familiare, Oisa. È il calibro 29-50 Cinque Ponti della manifattura lombarda il cuore meccanico di LocmanX e quindi anche di Locman Decimo Canto. Continua infatti la collaborazione tra il marchio elbano e Oisa, iniziata proprio un paio di anni fa con l’obiettivo di riportare a splendere la filiera dell’orologeria made in Italy. E i cui frutti cominciano a vedersi ora.

Non torno sulle caratteristiche tecniche del calibro 29-50 Cinque Ponti: potete leggerle qui in maniera esaustiva. Quello che voglio sottolineare, prima di passare al racconto di Locman Decimo Canto, è la coerenza industriale che ha mosso ancora una volta Marco Mantovani in questa avventura di prodotto. Il fatto che si trovi in una fascia prezzo non familiare per il cliente Locman è giustificato sì dalla preziosità dei materiali, ma anche dal calibro, quello che più fa battere il cuore all’appassionato e che legittima ai suoi occhi il posizionamento alto della collezione.

Quadranti preziosi

E vediamola allora Locman Decimo Canto. Parto da quello che maggiormente mi ha impressionato quando ho avuto il privilegio di vederla in anteprima e un po’ “aumm aumm” a Vicenza Oro, lo scorso settembre: i quadranti. Per i quali il brand ha scelto il sorprendente effetto delle pietre dure: lapislazzuli, malachite, occhio di tigre, diaspro rosso e turchese, affiancate dalla madreperla.

La lavorazione artigianale di queste pietre e della madreperla è un’impresa certosina; ridurle in lastre sottili pochi decimi di millimetro significa rischiare di spezzarle con uno starnuto, dovendo ripartire da capo e buttando via materiale prezioso. Come si suol dire, però, il gioco vale la candela: alla fine ogni quadrante, e di conseguenza ogni orologio, è un pezzo unico.

Proprio la matericità di questi orologi è ciò che li rende pregiati, prima ancora che preziosi. Il quadrante ha gli indici applicati, il logo Locman a ore 12 e il logo L’O a ore sei. Nelle referenze più preziose, Locman Decimo Canto ha gli indici in diamanti naturali incolore. Per la scelta e la lavorazione di queste pietre, Locman si è rivolta a Crivelli, un’azienda italiana capace di interpretare al meglio i concetti di alta gioielleria che la collezione vuole esprimere. La scritta Made in Italy a ore 6, all’interno della minuteria chemin de fer, ribadisce il concetto alla base non solo di questo orologio, ma dell’intera filosofia aziendale.

Naturalmente il quadrante non è “sporcato” dalla presenza di un datario, per due motivi abbastanza logici. Primo, il movimento 29-50 Cinque Ponti di Oisa non ha il disco data. Secondo, solo un maestro Takumi giapponese che volesse fare harakiri potrebbe pensare di intagliare con una finestrella la fragilissima pietra del quadrante…

Parlando (poco) del calibro

Come scritto sopra, non torno sui dettagli delle caratteristiche del calibro montato nella collezione Locman Decimo Canto. Ricordo solo che è un movimento nato per la personalizzazione, sia nei materiali sia nelle finiture. Platina e ponti possono essere fabbricati in ottone, titanio, oro o alpacca ed essere decorati con incisioni, rilievi, smalti o trattamenti Pvd.

Inoltre, il calibro 29-50 è stato concepito come movimento di base da declinare in quattro versioni. Oltre al classico Cinque Ponti può essere a Ponte Unico, con Doppio Bariletto e Riserva di Carica oppure, come vogliono la logica e anche il mercato, a Carica Automatica.

La cassa di Locman Decimo Canto

Ciò che invece vale la pensa sottolineare è la lavorazione della cassa. Intanto è in titanio, materiale per il cui utilizzo in orologeria Locman è stata pioniere. Titanio lucidato quasi a specchio, e voi sapete che infame d’un materiale è il titanio da lavorare (prende fuoco più facilmente di Vittorio Sgarbi), e soprattutto da lucidare.

Poi ha un design unico, una lavorazione a tre balze fatta apposta per ricordare le tre cantiche della Divina Commedia. A fare da elemento connettivo ci sono le quattro anse, molto pronunciate e la cui forma si restringe dal cinturino verso la lunetta. Abbracciano la cassa ed enfatizzano la peculiarità del design e dei volumi. Nelle referenze più preziose hanno i diamanti incastonati.

La cassa è impermeabile fino a 5 bar grazie alla corona con guarnizione interna o-ring. La corona stessa è decorata con una pietra che richiama il materiale del quadrante: dà un tocco elegante ulteriore oltre a uniformare l’estetica di ciascun orologio Locman Decimo Canto.

Qualità italiana

Per la sua collezione più preziosa, il Marchio ha fatto le cose in grande anche con la varietà delle referenze. Ce ne sono decine, ciascuna diversa in base al materiale del quadrante, all’utilizzo o meno dei diamanti, alla presenza del bracciale in titanio a sette file o del cinturino in pelle di caimano.

Un particolare quest’ultimo, che lega ulteriormente la collezione alle radici di Locman. Di quell’azienda che, quasi quarant’anni fa, cominciò con la pelletteria e con i cinturini per poi trasformarsi in un’eccellenza del made in Italy.

Un vantaggio competitivo, quest’ultimo, anche per posizionare in modo corretto sul mercato sia LocmanX sia Locman Decimo Canto. «I mercati di partenza sono soprattutto l’Italia e gli Stati Uniti, sono quelli al momento più giusti secondo noi per queste collezioni, oltre a essere i nostri mercati core», ci ha detto ancora Mantovani. «Abbiamo contatti con altri mercati europei interessati e con il Giappone, poi valuteremo dove sarà corretto esserci con questo tipo di prodotti».

Insomma, va bene la Svizzera ma anche gli italiani “do it better” quando si tratta di lancette. A maggior ragione se pensiamo che con ruote e pignoni abbiamo a che fare dal Duecento e forse anche prima. Dante docet.