Approfondimenti

Reine de Naples Coeur. Quando Breguet fa rima con Monet

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Va bene. Ora che abbiamo visto confermato persino dall’Unesco come l’orologeria meccanica possa essere una forma d’arte, proviamo ad osservarla meglio secondo questo punto di vista. Breguet, ad esempio, per lo scorso San Valentino proponeva il Reine de Naples Coeur. Realizzato in una serie di soli 28 esemplari (ovviamente numerati), e destinato a un pubblico piuttosto ricco: 45.600 euro, disponibile solo in poche boutique del marchio.

Da un punto di vista tecnico si tratta di un orologio per donna con indicazione digitale delle ore, in una finestrella sagomata. E fin qui siamo nell’eccellenza, certo, ma l’eccellenza di Breguet già la conosciamo bene. E da un pezzo. Quel che cambia totalmente le carte in tavola nel Reine de Naples Coeur è la lancetta dei minuti, a forma di cuore e con un altro cuore rosso a far da punta della lancetta. Un cuore al quadrato? Due cuori e una villa da favola? Scegliete voi.

La tecnica del Reine de Naples Coeur

Ma il cuore non si limita a girare sul proprio asse. Grazie ad una bella “invenzione” tecnica, cambia forma per far sì che la punta rossa sia in grado di seguire man mano le indicazioni sul perimetro del quadrante ovale, come ovale è la cassa. La nuova lancetta del Reine de Naples Coeur, cioè, si allunga e si dilata continuamente, ogni istante, grazie ad un sistema a doppio ingranaggio.

In pratica, il cuore/lancetta è costituito da un anello a forma di cuore con le due estremità imperniate al centro, come una normale lancetta. Una estremità si limita a girare sul proprio asse, trascinando anche l’altra estremità. Che però è imperniata su un secondo asse. Cavo e concentrico. Girando, un sistema a doppio ingranaggio muta l’inclinazione, l’orientamento della seconda estremità, allargando o restringendo l’angolo fra le due parti terminali.

Ciò modifica in modo programmato la forma del cuore (realizzato per elettroformatura, ma poi trattato in oro rosa, chiaramente), per tenere la punta rossa il più vicino possibile ai numeri sul quadrante.
Al di là della descrizione tecnica, appare chiaro come la micromeccanica di precisione venga qui utilizzata per aggiungere un senso poetico a un orologio artistico. I più esperti appassionati d’orologeria, però, fanno subito un paragone. Il funzionamento del Breguet ricorda tanto quello di un Parmigiani Fleurier!

Un confronto diretto

Si tratta, più precisamente, dell’Ovale Pantographe presentato nel 2017 e prodotto in 50 esemplari. Un orologio del quale Michel Parmigiani mostrava a pochi amici il prototipo già nel 2011. È vero o falso che il Reine de Naples Coeur “abbia copiato” l’Ovale Pantographe? È falso, ovviamente. Ma la storia è molto, molto più interessante. E vale la pena di seguirla per capire come l’arte dell’orologeria si sviluppi nei secoli, passando di genio in genio. Sempre arricchendosi di valori e significati.

Michel Parmigiani “nasce” nell’orologeria come restauratore. Un grande restauratore. È uno dei pochi, insieme a François-Paul Journe, a saper rimettere in sesto le “magiche” Pendule Sympathique di Breguet. Quegli orologi da tavolo nella cui sommità era inserito un orologio da tasca, che si ricaricava e si sincronizzava con il più grande e preciso cronometro da tavolo. Una delle diaboliche invenzioni – risale al 1793 – di Abraham-Louis Breguet, nei confronti del quale gran parte dell’orologeria attuale ha debiti immensi.

Indietro nel tempo, alla fine del ’700

In quello stesso periodo, così fervido d’idee ma anche di scambi culturali, Vardon & Stedman, gioiellieri londinesi con sede in Bond Street, inventavano un orologio da tasca ovale con lancette per ore e minuti a pantografo (avete presente quelli sulle locomotive elettriche?). Cioè che si allungavano o si accorciavano per seguire il perimetro esterno della cassa. Il tutto comandato da una guida ovale, che riprendeva in piccolo la forma del quadrante; e da due ingranaggi sovrapposti, con i quali si poteva allargare o restringere l’angolo della lancetta. Ovviamente nell’orologio c’era un dispositivo per ciascuna lancetta.

L’orologio, restaurato da Michel Parmigiani nel 1997, reca il numero progressivo 1609 e risale ad una data compresa fra il 1796 e il 1798. Non si ha però certezza di chi ne avesse realizzato il movimento. Parmigiani ha ripreso il principio di funzionamento, lo ha modificato e adattato per poter essere usato in un orologio da polso. L’Ovale Pantographe, appunto, che nel 2017 costava circa 58.000 euro.

Nel Reine de Naples Coeur i tecnici di Breguet non solo si sono spinti verso un’ulteriore miniaturizzazione, ma hanno anche fatto una sintesi tecnica del dispositivo. Una sola lancetta, con una sola parte mobile per allargare o restringere l’angolo e quindi la lunghezza, per fornire maggiore affidabilità, prezzo più contenuto e un senso poetico che… Ecco: ora parliamo di quest’ultimo e dell’accostamento con Monet, pittore francese. Tanto per chiudere il cerchio.

Monet e l’espressione poetica

Cito da Wikipedia (che è preziosa e vi prego di aiutare economicamente, quando lo chiede). “Oscar-Claude Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 5 dicembre 1926) è stato un pittore francese, considerato uno dei fondatori dell’Impressionismo francese e certamente il più coerente e prolifico del movimento. I suoi lavori si distinguono per la rappresentazione della sua immediata percezione dei soggetti, in modo particolare per quanto riguarda la paesaggistica e la pittura en plein air”.

Per 27 anni, fino alla sua morte, Claude Monet dipinse le ninfee del proprio giardino in tutte le sfumature, 250 volte. Ma nessun quadro è simile al precedente, anche se molti elementi ricorrono, come il “ponte giapponese” nel giardino “orientale” della sua casa di Giverny, in Normandia. Tele immense, anche di quattro metri, nelle quali ripercorre le infinite variazioni cromatiche e di luce che creano nell’artista “impressioni” forti. Di cui non è mai sazio.

Il percorso non è però casuale: c’è un’evoluzione storica e tecnica che porta Monet, quasi cieco, ad esprimersi in una sintesi che, secondo alcuni critici, traghetta infine la sua pittura dall’Impressionismo ad una forma primaria di Astrattismo. Un percorso che, sia pure diluito in un arco temporale molto più ampio, ricorda il passaggio dal “tasca” di Vardon & Stedman al Reine de Naples Cœur di Breguet. In un’evoluzione che trasforma una splendida invenzione tecnica iniziale nell’espressione poetica di Breguet.

Orologeria e arte. Breguet e Monet. La tecnica come espressione poetica, in definitiva.