Attualità

La Giornata mondiale delle api e le arnie dell’orologeria

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Oggi, 20 maggio, è la Giornata mondiale delle api. Una ricorrenza istituita dall’Onu nel 2017, su richiesta della Slovenia. Paese che conta il più alto numero di apicoltori pro capite del mondo (uno ogni 200 abitanti) e anche primo Stato membro dell’Ue a proteggere per legge le api. Che ha proposto questa data in quanto anniversario di nascita di Anton Janša (1734/1773), l’allevatore e pittore sloveno considerato il pioniere dell’apicoltura moderna.

Perché la Giornata mondiale delle api?

Perché le api, come gli altri impollinatori, ai nostri giorni sono a rischio estinzione. Minacciate dalle malattie e da nuovi predatori, ma soprattutto dall’azione dell’uomo: pesticidi, agricoltura intensiva, ampliamento delle zone antropizzate, inquinamento, cambiamenti climatici. Secondo la Fai (Federazione apicoltori italiani), in appena 30 anni – dal 1980 al 2010, la popolazione di api e vespe si è ridotta di quasi il 40 per cento.

Eppure le api, efficaci indicatori biologici della salute dell’ambiente, non solo svolgono un ruolo fondamentale nel preservare la biodiversità. Si stima anche che il 90 per cento del cibo sulle nostre tavole dipenda in qualche modo dal loro “lavoro” (che oltretutto è fonte di reddito per tanti agricoltori). “Se le api sparissero dalla faccia della Terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”, sembra abbia detto Albert Einstein. Tanto per rendere l’idea di quanto siano importanti per la sopravvivenza dell’intero pianeta.

Dalle api di Napoleone…

La Giornata mondiale delle api, quindi, tende a sensibilizzare le persone sul problema, a livello globale. Del resto, questi insetti sono sempre stati un soggetto al centro della cultura occidentale, in ogni epoca. Simbolo di immortalità e resurrezione nel Cristianesimo, compaiono di frequente nell’iconografia dei santi. Mentre in araldica rappresentano l’operosità, il lavoro, la dolcezza; e sono presenti in numerosi stemmi: per esempio dei comuni italiani, sul blasone nobiliare della famiglia Barberini come su quello di Napoleone Bonaparte.

Rappresentazione simbolica dell’Impero, raffiguravano il popolo francese devoto e fedele a un solo capo. C’è chi dice che il Bonaparte le adottò durante la campagna d’Egitto, dove l’apicoltura era praticata già millenni prima di Cristo (e le api nei geroglifici indicavano la regalità del Basso Egitto). Secondo altri invece le avrebbe scelte in quanto emblema degli antichi sovrani di Francia, utilizzate già da re Childerico, padre di Clodoveo e della dinastia dei Merovingi (anche se poi si scoprì che non si trattava di api, ma di cicale). Divennero un mezzo, insomma, per legittimare il proprio potere.

… a quelle più preziose

Sta di fatto che le api ornavano tutto ciò che circondava Napoleone, dal trono al manto dell’incoronazione, dagli arredi ai libri, al vasellame… Deriva proprio da qui l’uso ricorrente da parte di Chaumet. Perché Marie-Etienne Nitot, fondatore della maison, era gioielliere della corte imperiale e fornitore dell’imperatrice Joséphine. E ancora oggi le api si ritrovano nelle creazioni della casa di place Vendôme: in particolare nella collezione Bee My Love, interamente costruita attorno a un modulo esagonale che evoca le cellette stilizzate di un alveare.

Sì, perché anche la gioielleria e l’orologeria hanno sempre attinto dall’immaginario delle arnie come fuchi dal miele. Un esempio fra tanti: quello di Fulco di Verdura, che negli anni Sessanta realizzò un bracciale a catena con appeso un charm alveare, al cui interno è racchiuso un orologio. Oppure Cartier, le cui preziosissime api (insieme a una libellula) furono immortalate da Irving Penn sul volto di una modella, nel 1966. Ma anche Sabbadini Milano, che le ha elette icone di laboriosità dell’impresa familiare.

E ancora oggi le api svolazzano qua e là su quadranti e cinturini, alcune perfino con sorprendenti effetti “animati”. Interpretate da marche diverse, in diversi segmenti di mercato. Come il brand di accessori Olivia Burton, che dall’Inghilterra le ha propagate in tutta Europa. Mentre, in Italia, Alessandro Michele le ha fatte diventare l’insetto feticcio di Gucci, e le ha diffuse ovunque con un successo planetario. A tal punto da renderle protagoniste perfino nella collezione di Alta Orologeria, lanciata da poco.

In Francia, invece, Dior ha realizzato un’intera collezione di orologi di Haute Joaillerie. Nei Grand Bal Reine del Abeilles, è appunto protagonista l’ape regina che si staglia in 3D sul quadrante: rigorosamente realizzata in oro nei diversi colori e incastonata con pietre policrome dai tagli diversi, è posata su sfondi preziosissimi di diamanti. Che, nel caso degli esemplari con bracciale full pavé, superano perfino i 20 carati. Impressionante comunque è la resa realistica dell’insetto, anche quando assume colori improbabili.

Nell’esemplare N°21, per esempio, il corpo dell’ape regina è perfettamente scolpito nell’oro giallo e completamente tempestato da zaffiri rosa taglio marquise e baguette, smeraldi tondi, a cabochon e baguette, diamanti e rubini rotondi… E, come se non bastasse, è impreziosito da opali tagliati su misura e da piume poste sulle antenne. Frutto di giornate di lavoro da parte di maestri incisori e incastonatori, è un insetto destinato a poche, pochissime fortunate.

Per la Giornata mondiale delle api, adottiamo un alveare

Comunque, la maggior parte degli orologi a tema è accessibile a chiunque: colorati, divertenti, portano una ventata di allegria. E indossarli oggi è un bel modo per festeggiare la Giornata mondiale delle api. Ma se per voi non è abbastanza, potete sempre darvi al social farming. Non solo riceverete a casa miele, polline e propoli – ricchi di proprietà salutari -, ma contribuirete alla lotta contro la scomparsa degli sciami. Basta rivolgersi ai giusti interlocutori: come la startup italiana 3Bee, che segue un network di aziende e apicultori; oppure Le Api di Gioia della fattoria Le Pietre Vive di Montaperti (Siena). Anche perché non servono grandi cifre per adottare un alveare. A distanza, s’intende…