Ci sono marchi e modelli di orologi che hanno uno status ben definito. Il Patek Philippe Calatrava è uno di questi. A che cosa pensi quando leggi questo nome? Cassa tonda, materiali preziosi, linee classiche, quadranti dai colori tenui e rassicuranti. Poi, un giorno, dalle parti di Ginevra decidono che è ora di sparigliare un po’ le carte, di divertirsi a mettere in crisi decenni di certezze. Di far perdere un po’ la bussola agli impallinati di alta orologeria.
E lo fanno come? Estraendo dalla loro manica inamidata non un asso ma tre. Tre Calatrava (quasi) mai visti prima che allo scorso salone di Watches and Wonders hanno fatto strabuzzare non poco gli occhi e sobbalzare il cuore. Perché proprio lì, al cuore e agli occhi, parlano le Ref. 6007G-001, 6007G-010 e 6007G-011 del Patek Philippe Calatrava. Come? Con il colore.
Questo quadrante non mi è nuovo…
Volente e nolente, nemmeno la Manifattura ginevrina può – né vuole perché non avrebbe senso, aggiungo io – resistere alle nuove tendenze dell’orologeria quando si parla di sportività. Tuttavia segue la corrente a modo suo, perché se il Calatrava è l’epitome di un classico dress watch, nella forma che prende con il 6007G è tutt’altro che classico. E la cosa non è per nulla negativa.
Così come non è del tutto nuova. Il “quasi” che trovate tra parentesi poche righe sopra nasce perché, quando ho visto i Calatrava 6007G nel privé di Patek Philippe a Watches and Wonders, mi è venuto alla mente un illustre precedente. Per celebrare la nuova manifattura inaugurata nel 2019, Patek Philippe lanciò nel 2020 un orologio simile, la referenza 6007A, anche se con cassa in acciaio e quadrante blu, in edizione limitata di 1.000 pezzi.
Nei silenziosi corridoi della Manifattura devono essersi ricordati di quanto piacque quel pezzo. E di quanto il fatto di essere un’edizione limitata aveva rassicurato i puristi; i quali forse pensarono che certi dettagli poco Patek Philippe e molto moderni si sarebbero limitati a quei 1.000 pezzi, per poi lasciare il posto ai grandi classici. Ebbene, i puristi si sbagliavano.
Quest’anno la Maison ha deciso di riproporre questo concetto con un nuovo movimento e una cassa in oro bianco. E tanto colore, almeno per gli standard di Patek Philippe. L’edizione 2023 del Calatrava 6007G è disponibile infatti con accenti giocosi in rosso (6007G-010), giallo (6007G-001) e azzurro (6007G-011).
Il quadrante dei nuovi Patek Philippe Calatrava
Proprio su uno dei tratti caratteristici della collezione – il quadrante dai colori rassicuranti – Patek Philippe ha deciso di fare il colpo di teatro. In manifattura sono partiti dal motivo in rilievo del quadrante del 6007A per realizzare un motivo a trama in fibra di carbonio nella parte centrale.
A differenza di quello cui ci ha abituato la Maison, questo motivo non è lavorato a mano con tecnica guilloché, ma è stampato. Una scelta che potrebbe far storcere il naso ai puristi di cui sopra, ma che ha un innegabile vantaggio: mantiene il prezzo dell’orologio entro limiti accettabili. Ovviamente senza arretrare di un centimetro in termini di qualità e di risultato estetico. Vi assicuro che, visto dal vivo, ha una resa eccezionale.
La trama ripetuta, una sorta di scacchiera in diagonale, crea ombre e riflessi che danno profondità al quadrante del Patek Philippe Calatrava. Poi la zona centrale è circondata da tre settori alternati con differenti lavorazioni, che migliorano la leggibilità delle informazioni.
Settore per settore
Il più interno, adiacente alla parte centrale a scacchiera, è un anello della minuteria a chemin de fer bianco, con gli indici delle ore triangolari colorati. Si distacca dal resto del quadrante per la sottile finitura concentrica e per il fatto di essere racchiuso da una scanalatura lucida. Proprio in corrispondenza della scanalatura gira la punta della lancetta delle ore, in perfetto equilibrio con il quadrante.
All’anello dei minuti segue quello delle ore, con grandi numeri arabi in oro bianco applicati e la sottostante finitura a cerchi concentrici. Sia gli indici sia le lancette di ore e minuti sono riempiti di materiale luminescente. Anche l’anello delle ore è racchiuso da una sottile scanalatura lucida, alla quale questa volta si allinea la punta della lancetta dei minuti, in razionale corrispondenza con la disposizione di quella delle ore.
L’ultimo anello contiene una minuteria in stile racing con tacche colorate che si alternano tra l’indicazione di un secondo e la successiva, per rendere la lettura del tempo la più precisa possibile. Dopo gli indici triangolari delle ore e la minuteria racing, il terzo tocco di colore è dato dalla lancetta dei secondi centrali.
È tutto oro quello che luccica
La cassa, dicevo, è in oro bianco, ha un diametro di 40 mm e uno spessore di 9,17 mm. Provato al polso sembra visivamente più grande, forse anche per la larghezza di 22 mm delle anse, non così usuale in rapporto a una cassa da 40. Una sorta di regola non scritta dell’orologeria consiglia infatti di dimezzare la larghezza delle anse rispetto al diametro della cassa. Stando a questa regola, qui avanzano 2 mm, ma vi assicuro che la vestibilità non ne risente.
La finitura della cassa è completamente lucida, salvo una parte dell’anello di incassaggio sul fondello. Le linee sono morbide, bombate, specialmente nella lunetta e nelle anse avvolgenti, che rendono l’orologio comodo al polso. Una costruzione armonica nella quale l’unico elemento di “rottura” è la grande corona di carica con una profonda zigrinatura.
Il calibro del Patek Philippe Calatrava 6007G
Come ho scritto sopra, rispetto all’edizione limitata del 2020 i Patek Philippe Calatrava 6007G utilizzano come movimento il calibro di manifattura 26-330 S C. Non sto a ricordarvi gli alti standard tecnici e qualitativi dei calibri di Patek Philippe, ma in questo caso devo fare un accenno a ciò che, qui, fa la differenza: ossia la ruota che muove i secondi centrali.
È stata fabbricata dalla manifattura utilizzando una tecnologia chiamata LIGA, acronimo delle parole tedesche Lithographie, Galvanoformung, Abformung. Si possono tradurre grossomodo come (mi perdonino i germanisti) “litografia, elettroformatura, stampaggio”. Si tratta di una tecnologia molto avanzata che consente di creare ruote con denti sottili e lunghi, attraverso un processo di stampaggio additivo anziché tagliando i denti delle ruote individualmente o stampandoli da un unico wafer.
Le ruote dei secondi così precise al micron e con i denti così sottili e lunghi danno al calibro il vantaggio di un movimento quasi privo di scatti della lancetta dei secondi. Nonostante il movimento lavori a 28.800 alternanze/ora con 35-45 ore di autonomia, il risultato è un moto della lancetta dei secondi fluido e molto bello da vedere.
Il calibro 26-330 S C ha anche la funzione cosiddetta di hacking seconds, ossia la lancetta dei secondi si ferma quando si estrae la corona di carica. È qualcosa che siamo abituati a vedere diffusamente, ma Patek Philippe l’ha introdotta nei propri movimenti relativamente di recente.
Giù le mani dal cinturino
Una menzione speciale la merita il cinturino. Poveretto, di solito viene lasciato in fondo a ogni recensione e liquidato con pochi cenni, ma nel caso del nuovo Patek Philippe Calatrava vale la pena spendere qualche parola in più.
È realizzato in pelle di vitello nero goffrata, con una trama in fibra di carbonio che richiama il motivo centrale a settori del quadrante, e cuciture in tinta con gli accenti colorati di indici e lancetta dei secondi. Indossando l’orologio se ne può apprezzare la fattura eccellente. A mio avviso, completa alla perfezione l’estetica d’insieme.
In questo senso voglio rendergli giustizia, perché non ha ricevuto commenti sempre positivi. La trama in fibra di carbonio è stata considerata da alcuni colleghi quasi “economica”, fuori posto persino sul modello più dichiaratamente informale nella collezione Patek Philippe Calatrava. Quasi un pagare dazio all’abbinata trita e ritrita carbonio-sportività.
Ebbene, per quanto possa valere un parere modesto e non richiesto come il mio, questo cinturino ha tutti gli elementi per soddisfare in pieno il Dna Patek Philippe. La qualità della pelle e della lavorazione, il fatto che completi alla perfezione il “pacchetto” dell’orologio, il comfort al polso basterebbero da soli a certificarne lo standing in linea con quella della Maison ginevrina.
Perché Patek è Patek
Per concludere, con la referenza 6007G i Patek Philippe Calatrava hanno portato in collezione qualcosa di inatteso e, proprio per questo, intrigante. Anche coraggioso, in un certo senso, perché non del tutto in linea con i gusti degli amanti del marchio.
D’altro canto, però, proprio perché Patek Philippe sa di essere Patek Philippe, non è escluso che con queste referenze abbia pensato anche di poter aprire una nuova strada. Una strada verso la sportività che altri marchi storicamente formali saranno incoraggiati a perseguire. In questo caso, la maison ginevrina avrebbe ragione ancora una volta.
Se è vero che, come recita il payoff della campagna, “un Patek Philippe non si possiede mai completamente. Semplicemente, si custodisce. E si tramanda”, è anche vero che il Calatrava 6007G non incarna proprio l’idea dell’orologio indossato da padre o dal nonno e custodito per essere tramandato alle generazioni successive. La forza del Marchio è anche, e soprattutto, questa.