Attualità

Bulova Jet Star e la nobiltà del quarzo

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Appena ho visto il nuovo Bulova Jet Star mi sono fatto una domanda che mi pongo spesso. Da addetto ai lavori o sedicente tale, mi sono chiesto come mai il glorioso Marchio, fondato da Joseph Bulova nel 1875 e oggi appartenente a Citizen Group, non gode sempre della considerazione che merita. Anzi, che stramerita.

La storia di Bulova è infatti ricchissima, sia dal punto di vista dei modelli prodotti, sia da quello dei movimenti. Basta dire Accutron e si apre un mondo di ricerca, sviluppo e tecnologia, che nella seconda metà del secolo scorso ha cambiato del tutto il mondo dell’orologeria. Ma non è certamente solo questo.

Oggi parlo del Bulova Jet Star, ma modelli come il Lunar Pilot, l’Oceanographer o il Computron sono pietre miliari non solo del Marchio, ma dell’intero mercato. Soprattutto grazie alla capacità del Brand di investire in tecnologia, per stare al passo con i tempi e rispondere in modo efficace ai cambiamenti del mercato.

Lavoro a più livelli

Un mercato che negli anni ’70, quando il Bulova Jet Star vide la luce, puntava su orologi con caratteristiche tecniche ed estetiche ben definite. Così definite che questo pezzo, nato nel 1973, le possedeva tutte e oggi le porta nel Terzo Millennio intatte nell’essenza e modernizzate nei materiali e nel design. Operazione non banale, nonostante l’estetica anni ’70 sia ancora tanto apprezzata dagli appassionati.

Non basta, infatti, prendere un orologio di 50 anni fa, fargli un minimo di maquillage e buttarlo in pasto agli appetiti di chi ama le forme rétro. Il lavoro da fare è a più livelli, a partire dai materiali e dai movimenti, per arrivare solo da ultimo all’estetica. Che è sì la prima molla che nella stragrande maggioranza delle persone, appassionate e non, fa scattare l’acquisto; ma che è anche la punta dell’iceberg, il traguardo finale che completa un oggetto che è, non di rado, un organismo perfetto.

Il Bulova Jet Star e la precisione

Ecco perché il nuovo Bulova Jet Star va conosciuto per bene. E credo che il modo migliore per farlo sia partire dall’interno della cassa: dal movimento. Dal ben noto Bulova HPQ Precisionist. Un calibro che, fino ad ora, era impiegato in orologi di dimensioni notevolmente maggiori rispetto a quelle del nuovo Jet Star. La cui introduzione consente dunque a questa tecnologia proprietaria di essere indossata da uno spettro molto più ampio di polsi. 

Dotato di cristallo di quarzo a tre rebbi, l’HPQ Precisionist (dove l’acronimo sta per “high precision quartz”) è un movimento che vibra a 262kHz, una frequenza che spinge la lancetta dei secondi a battere 16 volte al secondo, ed è preciso entro cinque secondi al mese. La frequenza, otto volte superiore a quella di un quarzo standard, potrebbe far pensare a un movimento energivoro, mentre in realtà la durata della batteria è simile a quella di altri calibri al quarzo standard. 

Che si tratti della precisione di movimenti termocompensati come il Superquartz di Breitling o dell’intrigante miscela di quarzo e tecnologia meccanica alla base della serie Spring Drive di Seiko, il quarzo high-tech occupa oggi più che in passato un posto d’onore tra le collezioni degli appassionati più irriducibili.

Finora la serie di movimenti al quarzo ad altissima frequenza di Bulova è stata in gran parte limitata alla serie Precisionist, aggressiva e polarizzante. Con l’introduzione nella collezione Bulova Jet Star per il 2023, tuttavia, il Marchio mira a portare questa tecnologia in orologi con un design dal fascino più ampio.

Comodo e rifinito

E vediamo allora questo design. Come scritto sopra, la cassa riprende nelle forme quella del Jet Star presentato nel 1973. Sebbene misuri 40 mm di diametro, al polso l’orologio ha una dimensione più vicina ai 38 mm grazie alle anse relativamente corte. Ho avuto la possibilità di provarlo sul mio polso da 16,5 cm e lo confermo: il nuovo Bulova Jet Star è comodo e vestibile.

La forma a tartaruga della cassa armonizza dolci curve inclinate e ampi piani angolari. Il contorno è vagamente ottagonale, in contrasto con la forma circolare continua dell’originale del 1973, con ciascuno dei lati della cassa spazzolati verticalmente e suddivisi in tre sfaccettature distinte. Le superfici della parte superiore e le anse sono modellate da ampi piani lucidati che si allargano in modo deciso e creano un insieme brillante.

Vi sono dettagli straordinariamente d’effetto nei punti più fini del design del Bulova Jet Star. Uno di questi si trova sotto la lunetta lucida e inclinata. Piuttosto che una semplice finitura spazzolata o lucida, il sottile anello tra la lunetta e gli smussi della superficie inferiore è rifinito con un’esclusiva spazzolatura soleil, che richiama quella del quadrante e crea una sensazione omogenea.

I quadranti del Bulova Jet Star

Sebbene il disegno del quadrante del Bulova Jet Star possa essere relativamente semplice, l’esecuzione di ottima fattura gli consente di risaltare. È disponibile nelle tonalità del rosso, del nero, del grigio e del bianco. Il rosso, che Bulova chiama merlot, è lavorato con una tonalità dégradé che scurisce man mano che dal centro si passa alla periferia, dove diventa nero. Stesso trattamento per il grigio, che al centro è quasi bianco. Il nero è invece omogeneo.

Interessante la versione con il quadrante bianco, che Bulova ha realizzato in edizione limitata di 7300 pezzi (un po’ tantini, credo, per una limited edition…), di cui 150 destinati all’Italia. Intanto, a differenza delle altre referenze, ha una bella lavorazione soleil che rende il quadrante luminoso. Gli indici applicati (come negli altri modelli), le grandi lancette a bastone e il giro della minuteria sono rossi e blu. Insieme al bianco del quadrante, sono una reminiscenza dei colori della bandiera americana, Paese natale del Marchio.

Rosso e blu è anche il logo dell’infinito che distingue il movimento HPQ Precisionist, posto a ore 6. I medesimi colori si ritrovano nel cinturino in pelle aggiuntivo, con cui è venduto l’orologio, che è in pelle blu con le impunture rosse. È l’unico dei quattro modelli del Bulova Jet Star ad avere l’accoppiata bracciale-cinturino: le referenze con quadrante nero e merlot hanno solo il bracciale in acciaio, quella con quadrante grigio dégradé ha un cinturino nero in pelle con fibbia ad ardiglione.

Puntini sulle i

Per concludere, quindi, il mio giudizio su questo orologio è positivo, indipendentemente dal fatto che possa piacermi o meno. Credo di aver provato a illustrarvi i suoi molti pro, mentre per i contro, ora che rileggo quanto ho scritto, mi accorgo di non averne indicato nessuno.
A voler essere rompiballe, posso segnalare che la versione braccialata non è proprio leggerissima: al polso i suoi 150 grammi circa si sentono tutti. Va meglio per la referenza con il cinturino, per la quale il peso si dimezza.

Oppure, ancora, ammetto che il 12,5 mm di spessore non sono pochissimi per un solo tempo al quarzo, per quanto sappiamo di quale quarzo si parla. Se non altro, però, la percezione dell’altezza della cassa è mitigata dalla vestibilità al polso di cui ho scritto sopra. Di certo, come spesso accade con gli orologi del Marchio americano, il rapporto qualità-prezzo è insuperabile. Parliamo infatti di 429 euro per le versioni braccialate e di 399 euro per quella con il cinturino. La limited edition esce invece al pubblico a 499 euro. Cifre più che concorrenziali considerando i contenuti del Bulova Jet Star. Ho scritto sopra che l’estetica è spesso la prima molla che fa scattare l’acquisto: se abbinata a un giusto prezzo, è ancora più efficace.