Attualità

Locman Aethalia: estetica, meccanica e coerenza

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

La strada intrapresa da Locman per valorizzare la bella orologeria italiana sa prendere direzioni inaspettate. Una di queste si chiama Locman Aethalia. Un tributo alla culla del marchio, l’Isola d’Elba, che nel nome rimanda proprio alla storia millenaria di questo pezzo di terra a un tiro di schioppo dalle coste toscane, con vista sulla Corsica.

Per dare il nome al Locman Aethalia Marco Mantovani, il Presidente del marchio, e il suo team sono andati a ripescare antiche testimonianze storiche. Sono tornati a un’epoca in cui Roma ancora doveva nascere e l’Italia era terreno di conquista per i Greci in cerca di nuovi spazi. Proprio i navigatori ellenici, veleggiando sotto costa davanti all’isola, videro bagliori e scintille sprigionate dai forni che gli antichi abitanti dell’Elba utilizzavano per lavorare il ferro, di cui il territorio era ricco. Scintilla, αιθαλία, appunto, era il nome perfetto per quella terra che sorgeva dal mare come un miraggio.

Il progetto LocmanX

Locman, un marchio attentissimo non solo al made in Italy ma anche alle forti tradizioni locali, non poteva certo lasciarsi sfuggire questo riferimento colto e prezioso. Tanto più che serve a connotare una collezione, Aethalia, che è preziosa di suo. E un progetto, LocmanX, che lo è ancora di più.

Come mi aveva raccontato lo stesso Mantovani lo scorso anno durante un’intervista, LocmanX individua le collezioni che montano movimenti di manifattura e che già solo per questo parlano a clienti con una particolare passione per la meccanica e orientati su una fascia prezzo importante. Insieme a Aethalia, a LocmanX appartiene anche la collezione Decimo Canto.

Con un movimento di manifattura, nel caso del Locman Aethalia lo stacco rispetto alla fascia prezzo degli orologi con calibri standard diventa evidente, così come cambiano le dinamiche industriali di prodizione. È un tipo di approccio completamente differente ed è giusto, per come la vedo io, che il Brand abbia creato all’interno della propria offerta una distinzione ben chiara.

Un calibro italiano

Nel caso di Locman, se parliamo di movimenti di manifattura parliamo di Oisa. La partnership con questa storica azienda produttrice di calibri è stata raccontata con cura sulle nostre pagine, come potete leggere qui. Una collaborazione che è diventata una storia industriale da studiare, che si pone come obiettivo la rinascita e il rilancio della filiera dell’orologeria made in Italy.

Una storia che ha portato come primo risultato alla creazione di un movimento 100% italiano, il calibro 29-50 Cinque Ponti a carica manuale, che abbiamo già ampiamente descritto in questo articolo. È il cuore meccanico della collezione Locman Aethalia, oltre che di altri orologi di fascia alta del Brand elbano. E non penso sia il caso di ritornare sulle sue caratteristiche tecniche, che potete scoprire leggendo il pezzo linkato poco più su.

Quello su cui vale la pena insistere è invece la volontà di Locman di collocare questa collezione nel segmento più alto. Un posizionamento dettato sì dall’impiego di un calibro pregiato, ma anche dal valore storico e celebrativo di Locman Aethalia, cui ho fatto cenno all’inizio, dalla preziosità dei materiali utilizzati, dai dettagli di stile, dal design decisamente audace.

Il quadrante del Locman Aethalia

Mi focalizzerò proprio su questi ultimi punti, perché sono gli aspetti qualificanti dell’orologio, al di là della preziosità meccanica. Parto dal quadrante, che Locman ha strutturato in modo piuttosto complesso, dividendolo sostanzialmente in tre zone: parte centrale, disco della minuteria, réhaut, ciascuna caratterizzata da un’estetica differente.

La parte centrale è a mio parere la più interessante, caratterizzata da una bella lavorazione a Clous de Paris; anche se effettuata a macchina e non a mano, l’effetto estetico è notevole. In questa zona trova spazio a ore 12 il logo Locman, mentre a ore 6 il logo Oisa 1937 ricorda a tutti qual è il calibro meccanico che si cela al di sotto del quadrante. Sotto a questo logo non può mancare, orgogliosamente, il Tricolore italiano.

Il disco della minuteria ha invece una lavorazione liscia, con gli indici stampati, che porta l’occhio verso il réhaut, strutturato su due livelli. Una parte inclinata verso il disco liscio riporta i pallini luminescenti in corrispondenza degli indici; una parte piatta esterna, a contatto con la lunetta, ha la minuteria a chemin-de-fer. Le lancette a daga, luminescenti, di ore e minuti e la lancetta dei secondi centrali completano la struttura del quadrante.

Un’estetica inedita

Notevole l’architettura della cassa. Per realizzare il Locman Aethalia, il marchio ha puntato su una cassa in tre parti: lunetta, carrure e fondello a vite. Ciò che salta all’occhio è proprio la carrure, caratterizzata dal design ipertrofico delle anse. Un’estetica ardita, che individua in maniera netta questa collezione, anche e soprattutto nelle proporzioni. A fronte di una cassa da 40 mm, la distanza da ansa ad ansa (il cosiddetto lug-to-lug) arriva a 49 mm: un rapporto che, sulla carta, non favorisce certo la migliore vestibilità.

Sulla carta. Locman ha infatti adottato alcuni accorgimenti per consentire di mantenere l’estetica particolare dell’orologio senza sacrificarne, per quanto possibile, l’indossabilità. Intanto, la cassa è in titanio, quindi particolarmente leggera. Poi è stata disegnata una buona curvatura delle anse in modo che possano seguire il più possibile la forma del polso.

Infine, il cinturino non è agganciato sul bordo dell’ansa ma più o meno a due terzi della distanza tra il bordo stesso e la cassa; in questo modo, lo spazio tra cassa e cinturino è quasi impercettibile e si accentua l’avvolgenza di quest’ultimo. Come saprà chi di voi legge i miei articoli, io ho un polso piccolo. Ho provato l’orologio e devo dire che non è scomodo, nonostante l’impatto visivo rimanga piuttosto importante.

Resta comunque la volontà di differenziare il Locman Aethalia in maniera netta, soprattutto nell’estetica, dal resto dell’assortimento. Sia con questa collezione sia con Decimo Canto, il lavoro fatto dal Brand sul design delle casse traccia una linea di demarcazione piuttosto netta con quello che è, da sempre, il percepito di Locman da parte degli appassionati. Una scelta che, come mi ha ricordato Mantovani nell’intervista citata all’inizio, rafforza la mission dell’azienda senza snaturarla.

Locman Aethalia e la sfida alle convenzioni 

Chiudo segnalando che l’orologio è disponibile con il cinturino in pelle naturale italiana pienofiore, prodotta da concerie toscane e lavorata a mano. In alternativa c’è un bracciale in titanio a tre file. Esiste anche una preziosissima versione con cassa in oro 18 carati e cinturino in alligatore color testa di moro.

Naturalmente cinturino, bracciale e materiale della cassa incidono sul prezzo finale dell’orologio. La versione con cassa in titanio e cinturino in pelle costa 3.980 euro, che diventano 4.158 se si sceglie il bracciale. La cassa in oro fa lievitare il costo del Locman Aethalia fino a 18.900 euro: una bella sfida, che parla a un target decisamente di nicchia.

Una sfida che ha portato Locman a sterzare decisamente verso un nuovo pubblico e una nuova concezione di orologeria. Una concezione nella quale l’eccellenza meccanica e il design distintivo diventano i pilastri su cui costruire non una nuova identità di brand, ma un posizionamento alternativo e coraggioso. In bocca al lupo per la nuova avventura.