Il compianto e storico direttore de La Gazzetta dello Sport, Candido Cannavò, scrisse una volta che “l’Olimpiade è una parentesi tra le contraddizioni dello sport”. Tra poco meno di un mese cominceranno i Giochi di Parigi 2024, un momento di sfida non solo per gli atleti, ma anche per chi deve misurarne le prestazioni. Parliamo di Omega, o meglio, di Swiss Timing, la società di Swatch Group che ha sede nella località svizzera di Corgémont e tiene il tempo dei Cinque Cerchi.
Fondata nel 1972, affonda le radici a più di un secolo fa, alle prime attività di cronometraggio sportivo dei “marchi gemelli” Omega e Longines, i cui team timing si fusero in Swiss Timing nel 1988. L’ho visitata poco tempo fa e ho avuto occasione di parlare con Alain Zobrist, che è Ceo della società ed Head of Olympic Timing per Omega. Il quale mi ha raccontato complessità, emozioni e curiosità dietro all’importante compito di cronometrista olimpico, con vista su Parigi 2024.
Il Giornale degli Orologi: Quando cominciò il rapporto tra Omega e i Giochi olimpici?
Alain Zobrist: La storia è cominciata circa 90 anni fa, nel 1932: quando Omega è stata selezionata come cronometrista ufficiale dei Giochi olimpici di Los Angeles. Inviò un solo orologiaio dalla Svizzera, con 30 cronografi. Fu selezionata perché i suoi 30 cronografi erano certificati con la precisione al decimo di secondo, la più grande innovazione dell’epoca.
GdO: Com’era il cronometraggio prima del 1932?
AZ: Ciascun giudice aveva il proprio cronografo, non c’era uniformità. E le differenze nella qualità della rilevazione erano troppe.
GdO: Che squadra porterete a Parigi 2024?
AZ: Avremo 550 cronometristi e 350 tonnellate di attrezzatura. Abbiamo cominciato a prepararci tre anni fa con una squadra fissa a Parigi. La collaborazione è a tutti i livelli, anche con gli architetti che hanno progettato le strutture, in modo da avere lo spazio per le nostre attrezzature, le connessioni eccetera. Circa 10 giorni prima della cerimonia di apertura prepareremo tutto, ce ne vorranno un paio per allestire e per gli ultimi test: l’obiettivo è essere pronti due giorni prima della cerimonia.
GdO: Quando comincia la preparazione di un’olimpiade?
AZ: Circa 3 anni prima dell’evento. Il team per Los Angeles 2028 andrà in California tra circa un anno, ma abbiamo già un gruppo di lavoro per Milano-Cortina 2026.
GdO: C’è un limite alla misurazione della precisione?
AZ: Penso che l’innovazione non abbia limiti nel nostro campo. I limiti sono altrove. Posso arrivare a cronometrare al milionesimo di secondo, ma il punto sta nell’adattare il cronometraggio alle esigenze di ciascuno sport: è lo sport che impone il limite. Per esempio, nel nuoto avrebbe senso misurare al millesimo di secondo? A mio avviso no, perché in questo sport già un centesimo di secondo equivale al tocco di un’unghia. La precisione nella misurazione del tempo teoricamente non ha limiti, ma oggi quello che interessa di più è forse monitorare ciò che accade durante la prestazione, più che il risultato finale, ed è possibile grazie all‘intelligenza artificiale.
GdO: Quali discipline, secondo lei, hanno avuto i maggiori benefici dal vostro lavoro?
AZ: Non ne sceglierei una in particolare. Cerchiamo di sviluppare la nostra tecnologia in modo olistico, non solo per alcune discipline: diciamo che tutti ne hanno beneficiato in misura diversa. Anche alcuni al di fuori delle Olimpiadi, come nei motori: non tutti sanno che in GT2 abbiamo introdotto un sistema per la gestione del track limit attraverso l’intelligenza artificiale, prima che esso fosse adottato in Formula 1.
GdO: Per l’intelligenza artificiale, Parigi 2024 sarà un bel banco di prova. Come contribuisce al vostro lavoro?
AZ: In due modi. Da una parte misurando i dati, dall’altra analizzandoli. Sono due protocolli distinti che lavorano in sinergia. Abbiamo iniziato nel 2017 a usare i primi modelli di intelligenza artificiale, applicandoli per la prima volta ai Giochi invernali del 2018. Serve tempo per sviluppare e provare questo tipo di soluzioni e non dimentichiamo che abbiamo perso due anni a causa del Covid.
GdO: A Parigi 2024 sarà più difficile cronometrare o elaborare i dati?
AZ: Cronometrare. Per avere i dati corretti devi avere un cronometraggio perfetto. Ho detto tutto.
GdO: Quanto è importante per voi avere alle spalle un grande gruppo come Swatch?
AZ: Fondamentale. Lavoriamo per coprire oltre 500 eventi sportivi all’anno, abbiamo soluzioni adatte a oltre un centinaio di sport. Del resto è una vocazione del gruppo, che ha molti altri marchi impegnati nel cronometraggio sportivo di diverse discipline. Il contratto del Comitato Olimpico è con Swatch Group: questo è un investimento che il gruppo fa con l’intero movimento olimpico.
GdO: C’è un episodio che è stato per lei la maggior fonte di soddisfazione da quanto fa questo lavoro?
AZ: Le due Olimpiadi durante il Covid, Tokyo 2020 e Pechino 2022, perché in 8 mesi abbiamo dovuto gestire due eventi mostruosi come questi. È stato molto sfidante per tutto il nostro team, oltretutto in un ambiente particolare. Essere stati capaci di farlo, con la qualità con cui lo abbiamo fatto, con alcune innovazioni, è stato un grande risultato per l’azienda.
GdO: Quando sviluppate una nuova tecnologia lo fate in collaborazione con gli atleti?
AZ: Sì. Di solito andiamo dove si allenano o gareggiano, parliamo con gli allenatori e lo staff per capire come possiamo esserci utili a vicenda. Devono avere la massima fiducia nella nostra tecnologia, per questo li coinvolgiamo sempre nell’intero processo. Normalmente cominciano a provare i nostri sistemi un paio di anni prima dei Giochi, in modo che possano farci avere per tempo le loro impressioni e suggerirci eventuali miglioramenti.
GdO: Quali sono le competenze che deve mettere nel suo lavoro come Ceo?
AZ: Io ho una formazione economica e di marketing, non sono un ingegnere. Penso non ci siano differenze tra guidare Swiss Timing e guidare un’altra azienda. Devi sapere apprezzare le persone, capire come farle crescere come professionisti e umanamente, coinvolgere gli elementi migliori e farli lavorare al meglio come squadra. Il lavoro di squadra per me è il centro di tutto.