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L.U.C Lunar One, la meccanica elegante di Chopard

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Chi di voi ha la avuto la pazienza di leggere i miei articoli in passato, sa che ho un debole per la linea L.U.C di Chopard. Pur avendo una predilezione per gli orologi sportivi, le linee classiche ed equilibrate e la meccanica sopraffina di questa collezione difficilmente tradiscono le mie aspettative. Lo stesso è accaduto con i nuovi L.U.C Lunar One appena svelati. Se avete tempo, cercherò di farvi capire il perché.

L.U.C e le fasi lunari

Non torno sulla genesi e sulla storia della collezione L.U.C: in rete c’è molto materiale e, se volete un rapido excursus, potete leggerlo qui. Comincio invece con il sottolineare come, negli ultimi mesi, si stia assistendo a un rifiorire di orologi con fasi lunari. Dal più recente Speedmaster Moonphase Meteorite al Classique 7787 Moonphase di Breguet, fino ad anteprime di Watches & Wonders ancora sotto embargo di cui non posso scrivere nulla, il nostro satellite torna protagonista al polso. 

A dire il vero, all’interno della L.U.C, le fasi lunari sono presenti da due decenni. Da quando è stata introdotta per la prima volta da Chopard nel 2005 la complicazione con calendario e funzione astronomica, il modello L.U.C Lunar One che la ospita è rimasto l’unico orologio della sua categoria dotato di un’indicazione orbitale di precisione delle fasi lunari attraverso una finestra che ruota.

Ora, Chopard rinfresca la linea Lunar One introducendo due referenze caratterizzate da nuovi colori di quadrante, in un certo senso intramontabili. Abbiamo infatti un blu, ormai presente nell’orologeria di qualunque fascia, e un salmone, che si abbina a referenze classiche o dal sapore vintage scatenando le brame degli appassionati. Sia il quadrante, sia la meccanica, sia la cassa di questi nuovi L.U.C Lunar One hanno molte cose da raccontare, la maggior parte delle quali trovate all’interno delle didascalie. Qui, però, non posso passare sotto silenzio un aspetto interessante, che riguarda proprio la cassa.

È tutto oro quello che luccica

Quella delle due nuove referenze appena presentate è in oro rosa (quadrante blu) o in oro bianco (quadrante salmone). In entrambi i casi si tratta di oro etico, materiale sul quale Chopard ha probabilmente la sensibilità più fine tra i grandi marchi dell’orologeria. Impegnata da anni in quello che chiama il “Viaggio verso il Lusso Sostenibile”, l’azienda ha deciso che una delle tappe di questo percorso sarebbe stato l’approvvigionamento responsabile dell’oro necessario alla produzione dei propri orologi e gioielli.

Da luglio 2018, Chopard ha iniziato a impiegare il 100% di oro etico, reperito attraverso due schemi trasparenti e tracciabili. Da una parte l’oro estratto responsabilmente dalle miniere artigianali e su piccola scala, che consente a Chopard di disporre della tracciabilità completa dalla miniera al mercato. Dall’altra l’acquisto dell’oro – lavorato dalla fonderia interna all’azienda – attraverso raffinerie certificate dalla catena di custodia di RJC – il Responsible Jewellery Council, la principale organizzazione mondiale per la definizione di standard di sostenibilità per l’industria della gioielleria e dell’orologeria.

Entrambe le versioni di cassa uniscono l’impiego di oro etico a una lavorazione raffinata, secondo gli elevatissimi standard di Chopard, e a dimensioni che rendono l’orologio comodo e ben proporzionato. Nonostante la presenza contemporanea di due complicazioni come il calendario perpetuo (con gran data) e le fasi lunari, i due nuovi L.U.C Lunar One differiscono dai precedenti per lo spessore della cassa, che si ferma a 11,6 millimetri per 40,5 mm di diametro. La forma è cosiddetta bassine, ossia caratterizzata da una base più stretta e dalla lunetta bombata e lucida. Un profilo che si ispira agli orologi da tasca nati dall’eredità creativa di Louis-Ulysse Chopard nel XIX secolo.

Il quadrante del L.U.C Lunar One

Del quadrante, oltre ai due colori, anticipo qualcosa qui per lasciare alle didascalie il resto. Si tratta di un quadrante molto pulito, nel quale la disposizione dei contatori è piuttosto classica. A ore 3 i mesi dell’anno con l’indicazione dell’anno bisestile, a ore 6 piccoli secondi e fasi lunari, a ore 9 giorno della settimana e indicatore delle 12/24 ore. Il lavoro pregevole fatto da Chopard sta nell’aver disposto in modo equilibrato i contatori, bilanciandoli con la gran data a ore 12, senza affollare il quadrante e senza sacrificare la leggibilità.

Oltre a questo c’è poi la pregevole lavorazione guilloché a mano. Di quadranti guilloché se ne trovano ormai a centinaia, ma le manifatture in grado di lavorarli a mano e non utilizzando macchine Cnc sono poche e, va da sé, le più pregevoli. Dalla presentazione del primo L.U.C 1860 nel 1997, nei quadranti della collezione Chopard ha deliberatamente tramandato l’eredità orologiera dell’arte del guilloché. La Maison possiede infatti alcuni rari torni con i quali artigiani specializzati guidano i loro bulini su superfici metalliche sottili, per dare vita a motivi ripetuti, precisi al decimo di millimetro.

Anche i quadranti di entrambe le referenze sono in oro etico, e sono lavorati con uno speciale trattamento galvanico per ottenere il colore salmone o il colore blu. L’abbinamento delle due cromie ai differenti tipi di oro della cassa è stato fatto per far risaltare ancora di più la bellezza e la luminosità dei quadranti.

Movimento e prezzo

Due parole finali sul movimento, prima di lasciarvi ai dettagli delle didascalie. Si tratta del calibro L.U.C 96.13.L con certificazione di cronometro da parte del Cosc. È un movimento che prende origine nel 2005 quando Chopard, introducendo per la prima volta una complicazione in un’evoluzione del calibro L.U.C 96.01-L, presentò una delle sue pietre miliari: un calendario perpetuo con gran data e un grado di precisione astronomica che solo poche manifatture potevano vantare, allora come ora.

Il calibro di manifattura L.U.C 96.13.L è a carica automatica e ha uno spessore più che invidiabile di soli 6 mm. Lavora a 28.800 alternanze/ora e ha un’autonomia di 65 ore grazie all’energia erogata dai due bariletti sovrapposti, soluzione che la Manifattura ha battezzato Chopard Twin. Oltre alle lavorazioni, ciò che lo impreziosisce è il microrotore in oro etico 22 carati, che personalmente amo tantissimo. Oltre che dalla certificazione Cosc, di cui ho scritto poco fa, la sua eccellenza è “timbrata” anche dal Punzone di Ginevra, che garantisce la qualità e la provenienza degli orologi prodotti nel cantone della città svizzera fin dal 1886.

Purtroppo, anche i L.U.C Lunar One rientrano tra quegli orologi che mi fanno perdere il sonno, ma che sono al di fuori della mia disponibilità economica. Sia la referenza in oro rosa sia quella in oro bianco costano 92.200 euro, un prezzo giustificato dal costo della materia prima, certo, ma anche dalla meccanica sublime che incassano. L’eccellenza si paga, come è giusto che sia, anche se, rispetto a orologi simili di altri top brand, il fatto che Chopard abbia contenuto il costo finale a 5 cifre e non a 6 non è una banalità. Così non sembrerà di… chiedere la Luna.