Approfondimenti

Calatrava 6196P, Patek Philippe e la tradizione di domani

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Non è un segreto: ho un debole per il Calatrava. Quindi faccio fatica a non farmi coinvolgere, a mantenere la giusta obiettività, di fronte a qualsiasi pezzo della storica collezione di Patek Philippe. Ancora di più se si tratta di un esemplare come il nuovo Calatrava 6196P, visto (e provato) a Watches and Wonders Geneva, la scorsa primavera. Perché ha un’impostazione “classica”, la mia preferita: cassa in platino, stile essenziale, quadrante pulito con i piccoli secondi, color salmone. Ma allo stesso tempo ha anche una nuova meccanica: grande, performante, curatissima. Un mix equilibrato di vintage e contemporaneità, purtroppo inaccessibile alle mie tasche (costa 47.520 euro). Ma se non posso averlo fisicamente, posso almeno farlo mio mentalmente: intendo dire, studiarlo, conoscerne la storia, apprezzarne i dettagli. E non è poca cosa: la cultura non è mai una magra consolazione…

Calatrava ieri e oggi

Dicevo dell’impostazione “classica”, perché ai nostri giorni c’è Calatrava e Calatrava. Mi spiego: nell’ultimo decennio la collezione ha conosciuto vari sviluppi e si è differenziata in diversi modelli, anche complicati. Dal Pilot uscito nel 2015 al Calendario settimanale del 2019, dal 24 Ore Travel Time del 2023 fino all’8 Giorni presentato sempre quest’anno, per citarne solo alcuni. A dispetto delle molte anime e molteplici configurazioni, comunque, il Calatrava resta l’archetipo del dress watch, la quintessenza dell’eleganza maschile da polso, il simbolo di un gusto intramontabile. Perché così è nato, nel 1932.

Dopo la crisi del ’29, durante la Grande Depressione, anche Patek Philippe conobbe un periodo di difficoltà finanziaria. Fu quindi acquistata da Charles Henri e Jean Stern, proprietari della Fabrique de Cadrans Stern Frères che era tra i fornitori della stessa Manifattura. Per risollevarla, i due fratelli pensarono di realizzare un esemplare semplice che potesse ampliare la clientela e conquistare il grande pubblico, per andare oltre l’élite di collezionisti alla James W. Packard o Henri Graves. Crearono così il Calatrava, ispirato ai principi della scuola tedesca del Bauhaus, secondo cui “la forma di un oggetto è dettata dalla sua funzione”. La cassa, quindi, doveva essere rotonda, perché tutto in un orologio segue un moto circolare: i ruotismi, il bilanciere, la molla nel bariletto, la corona, le lancette…

La Referenza 96 e i suoi eredi

Fra i primi modelli si affermò la Referenza 96, che ebbe un ruolo fondamentale nel futuro della collezione perché dettò lo stile delle generazioni successive di Calatrava. Cassa di 31 mm, tripartita (una novità, per l’epoca), quadrante privo di orpelli per non distogliere l’attenzione dalle funzioni, lunetta piatta, anse integrate alla carrure… Caratteristiche diventate codici di stile, che andranno a influenzare l’intera storia del design orologiero. La Referenza 96 rimase in produzione per più di 40 anni, e con il trascorrere del tempo diede vita a innumerevoli modelli. Fu realizzata in diversi metalli (dall’acciaio a tutte le tonalità dell’oro fino al platino) e conobbe piccoli ma sostanziali cambiamenti (la lunetta, per esempio, di volta in volta diventò più arrotondata, guilloché Clous de Paris, incastonata di diamanti). Ma rimase sempre fedele alla purezza e alla discrezione originari.  

Un’eco della Referenza 96 si ritrova nella storica 5196, in catalogo dal 2004 fino al 2021, di cui il Calatrava 6196P è il discendente diretto. Lo si evince anche dal nome, ma basta un’occhiata per cogliere le affinità. Stessa configurazione del quadrante – con indici obus (dal francese, obice) sfaccettati, lancette dauphine e piccoli secondi al 6 -, stessa lunetta liscia, lucidata a specchio. Diverso però il movimento. Quel progenitore montava il calibro 215 PS: a carica manuale, sottilissimo (2,55 mm di spessore), vantava il prestigioso Punzone di Ginevra. Tuttavia era nato del 1975 ed era costruito con i criteri e le tecnologie dell’epoca. Mentre il Calatrava 6196P ha conosciuto un upgrade meccanico che fa la differenza. Ma andiamo con ordine e vediamo com’è fatto l’intero orologio.

Il volto del Calatrava 6196P

Cominciamo dalla cassa in platino, con la lunetta lucida e i fianchi satinati. Misura 38 mm di diametro (un millimetro in più rispetto alla Ref. 5196) e ha uno spessore di 9,33 mm (ma diverse proporzioni: il precedente si fermava a 6,8 per via del movimento). Ma soprattutto il colore: caldo, solare, che va a stemperare il rigore dell’algido metallo. Noi lo definiamo “salmone” per abitudine, perché è una tendenza dell’orologeria contemporanea legata alla moda del neo-vintage o modern-rétro che dir si voglia. Ma Patek non lo chiama così, perché si rifà alla tradizione, e usa un più corretto “opalino dorato in oro rosa”.

Su questo sfondo, lancette e indici antracite risaltano con una bella contrapposizione cromatica. L’abbinamento rosa & nero però non è una peculiarità solo del Calatrava 6196P: lo si ritrova anche negli altri Patek “salmone” attualmente in catalogo. Penso al Cronografo 5172G, o alle versioni di Calendario Perpetuo, il 5236P in linea o il 5320G (di cui ci occuperemo presto). Ma in questo caso l’assenza di complicazioni rende il contrasto più efficace e d’impatto. Da sottolineare la presenza discreta del contatore dei piccoli secondi, la cui posizione a ore 6 si differenzia in modo netto da quella della Ref. 5196 proprio perché il Calatrava 6196P monta una nuova meccanica.

Il nuovo calibro 30-255 PS

Presentato nel 2021, il nuovo calibro 30-255, qui allestito con i piccoli secondi (PS), è facilmente sintetizzato come un movimento meccanico a carica manuale di ultima generazione. Perché ha tutte le carte in regola per rispondere alle prestazioni richieste dal pubblico attuale. Prima di tutto, dimensioni ben studiate: 31 mm di diametro per 2,55 mm di spessore, che lo rendono adatto a una cassa di 38/40 mm di diametro. Poi, un’autonomia di 65 ore, garantita da un due bariletti che lavorano in parallelo. La spirale in silicio, antimagnetica e insensibile alle escursioni termiche. Infine un bilanciere dall’inerzia elevata, a dispetto dei 4 Hz di frequenza.

Rispetto al precendente calibro 215, il movimento è stato totalmente re-ingegnerizzato. Il diametro maggiore ha consentito una risistemazione in orizzontale dei componenti, razionale e calibrata, così da mantenere lo spessore estremamente limitato. La maggiore disponibilità di spazio ha permesso l’introduzione di un doppio bariletto, in cui le ruote a cricchetto sono nascoste sotto i ponti dei bariletti stessi. Tra i due si trova una ruota intermedia aggiuntiva, che ingrana con il pignone centrale e tiene distanziata la seconda ruota del treno del tempo dalla ruota del cricchetto dei bariletti.

Ricordo che il doppio bariletto non serve solo a fornire una più lunga autonomia, ma garantisce una curva della coppia più stabile ed elevata e un miglior rapporto di trasmissione fra i bariletti e il pignone centrale, quindi va a influire positivamente sulla costanza di marcia. Stesso discorso per la spirale in silicio, i cui effetti sono ben noti – a dispetto della scarsa considerazione con cui è tenuta dai puristi della meccanica. E per il bilanciere ad alta inerzia, oltretutto più resistente a eventuali perturbazioni o urti accidentali. Il tutto si traduce in una migliore cronometria, che al minimo rispecchia i criteri del Sigillo Patek Philippe (-3/+2 secondi al giorno), ma secondo alcune fonti in Rete dai risultati anche migliori (-1/+2).

In definitiva il calibro 30-255 PS è un movimento progettato con l’obiettivo della stabilità e dell’affidabilità. Ed è definito da soluzioni tecniche eleganti, anche se complesse dal punto di vista della costruzione, sempre mirate al miglior potenziale cronometrico possibile.

Il Calatrava 6196P proiettato nel futuro

Per come la vedo io, il nuovo Calatrava 6196P potrebbe essere il capostipite della futura generazione di Calatrava. Con il nuovo movimento, e proporzioni rinnovate, sembra destinato a rimanere a lungo in catalogo, se segue le orme della precedente 5196. Dopo questa versione in platino, me lo aspetto declinato nelle diverse leghe d’oro – bianco, giallo o rosa. Abbinato ad altre scelte cromatiche per il quadrante, anche se sempre nel solco della tradizione: argenté, nero, blu… Non so se si arriverà a vedere un Calatrava verde, turchese o bordeaux, ma mai dire mai. La collezione è trasformista di suo, non sappiamo come potrà diventare…