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Singer Reimagined 1969: re-immaginazione al potere

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“Mainstream: espressione usata prevalentemente in ambito artistico (musica, cinema, letteratura, ecc.), per indicare la corrente più tradizionale e anche più seguita dal grande pubblico”. Così definisce l’enciclopedia Treccani un anglicismo usato, spesso a sproposito, anche in orologeria. E mainstream è la parola che mi viene in mente, ma a rovescio, quando penso a Singer Reimagined. Perché è tra i marchi meno “allineati” e, proprio per questo, mi piace non poco.

Non si può dire che Singer Reimagined non tenga fede con il proprio nome alla missione che si è data: re-immaginare l’orologeria meccanica. O, almeno, un certo tipo di orologeria meccanica: quella che punta all’originalità abbinata all’eccellenza. Lo fa con la collezione 1969, lanciata a giugno 2023 e composta dal Chronograph Ref. SR201 e dal Timer Ref. SR301. Entrambi gli orologi avevano la cassa e il bracciale in acciaio in acciaio e il quadrante laccato nero.

Ora la collezione 1969 si amplia con quattro nuove versioni, due in acciaio con quadrante color argento spazzolato e due con cassa in bronzo e quadrante verde opaco. Fondamentalmente un’estensione di gamma, a mio parere azzeccata. Per vedere se la pensate anche voi come me, mi permetto di prendere qualche riga per raccontarvi la genesi del Marchio e i suoi due punti di forza: l’estetica e la meccanica.

La filosofia di Singer Reimagined

Singer Reimagined appartiene al Gruppo Singer, la cui specializzazione non è sugli orologi ma su qualcosa di vicino a questo mondo: le auto. Ha sede in California e si è costruito fama e reputazione grazie ai restauri su misura della Porsche 911. Il Marchio orologiero nasce invece nel 2015 dall’incontro tra Rob Dickinson, fondatore di Singer Vehicle Design, e Marco Borraccino, designer italiano di orologi.

Una collaborazione a distanza tra due continenti. Borraccino è in Svizzera, Dickinson in California, ma la distanza non impedisce loro di scambiarsi idee e pareri su auto e orologi, con un punto di contatto forte: il fascino che su entrambi esercitano i miti della meccanica e della micromeccanica. In particolare, in quest’ultimo campo, i due hanno le idee chiare su quelli che sono i modelli intramontabili: i cronografi sportivi classici della fine degli anni ‘60 e ‘70.

Perché allora non pensare a orologi capaci di re-immaginare l’alta orologeria? Serviva una terza anima in questo sodalizio, qualcuno che avesse non solo le idee e i sogni, ma anche le capacità tecniche per dare vita a quanto i due fondatori avevano nella testa. L’incontro decisivo con questa terza anima avviene di lì a poco, quando Marco Borraccino condivide la propria idea di un cronografo mai visto prima con il maestro orologiaio Jean-Marc Wiederrecht.

Nel 2017 Wiederrecht dà vita al movimento AgenGraphe, che sarebbe diventato la base tecnica per buona parte delle collezioni di Singer Reimagined – tra le quali Track1, Flytrack e 1969. E quando Marco Borraccino immagina l’orologio dei sogni, il Singer Track1 Launch Edition, attinge dai modelli degli anni ’70 più amati, a partire dall’Heuer Autavia e dall’Omega FlightMaster. L’ecodi questi due pezzi si trova nella collezione 1969 di Singer Reimagined che, tuttavia, non sarebbe quello che è senza la meccanica sopraffina.

Tutto (o quasi) parte dal calibro

Quando nel paragrafo sopra ho scritto del calibro AgenGraphe, non vi è suonato qualcosa nella memoria? AgenGraphe non vi ricorda per caso Agenhor? Se è così, allora bravi. Perché questa manifattura di calibri e complicazioni di altissima qualità, non a caso partecipata da H. Moser & Cie, è stata fondata proprio da Jean-Marc Wiederrecht e da sua moglie Catherine. Ed ha all’attivo numerose collaborazioni con il Gotha dell’alta orologeria (una per tutte: quella con Van Cleef & Arpels, sfociata in diverse “complicazioni poetiche”).

Il fatto che AgenGraphe sia un calibro con indicazione centrale fa in modo che non sia necessario leggere la misura del tempo breve in un punto diverso dal centro del quadrante. Inoltre, il movimento ha un altro vantaggio: la modularità. Le diverse parti che lo compongono possono essere aggiunte o tolte in base alle necessità o alle richieste del marchio cliente.

AgenGraphe è anche un calibro estremamente preciso. La rilevazione del tempo ha infatti un salto istantaneo, senza latenza, mentre normalmente il salto dei cronografi inizia intorno al 58° secondo e dura circa due secondi. Una precisione che necessita della migliore visualizzazione possibile delle informazioni da parte di chi indossa l’orologio. Ecco perché i designer di Singer Reimagined hanno posizionato le lancette dei secondi, dei minuti e delle ore al centro del quadrante: campo libero per chi guarda.

Singer Reimagined 1969 Chronograph…

Visto che ho scritto del calibro AgenGraphe, questa volta parto dal movimento per parlare dei nuovi 1969, iniziando dal 1969 Chronograph. Sulla base dell’AgenGraphe è infatti nato il cuore di questo orologio, il calibro Singer Reimagined AGH 6365, elaborato e prodotto da Agenhor sulla base delle richieste arrivate dal Marchio. Si tratta di un calibro automatico con ruota a colonne e indicazione centralizzata, chiamata 3-60: 60 ore, 60 minuti cronografici, 60 secondi cronografici.

I cronografi Singer sono gli unici che permettono di cronometrare eventi fino a 60 ore, grazie a un’ingegnosa architettura. Nel 1969 Chronograph, le lancette dei secondi, dei minuti saltanti e delle ore saltanti sono montate al centro e puntano tutte sulla medesima scala, base 60. L’indicazione dell’ora del giorno è visibile nella parte inferiore del quadrante ed è erogata tramite due dischi rotanti. La loro grafica e le frecce che indicano l’ora sono in Super-LumiNova.

Il calibro AGH 6365 del 1969 Chronograph ha un’autonomia di 3 giorni. Il sistema di carica automatica è posto sotto al quadrante: in questo modo, attraverso il fondello in vetro zaffiro, il calibro AGH 6365 è completamente visibile e sembra quasi un calibro manuale. Nello specifico, conta 491 componenti e 56 rubini e lavora a 21.600 alternanze/ora. 

… e 1969 Timer

Analoga cura e ingegnosità è stata messa nel calibro AGH 6363 a carica manuale, che lavora nella cassa del 1969 Timer. Stesse 21.600 alternanze/ora e stessa riserva di carica di 72 ore del 6365. Si tratta di una versione re-ingegnerizzata del calibro Flytrack di Singer Reimagined, dotata di una funzione ingegnosa governata dal pulsante a ore 2, che ha comportato lo spostamento della corona di carica a ore 4. Perché un pulsante in più su un orologio solo tempo?

Perché l’AGH 6363 è dotato di un sistema di azzeramento combinato con un dispositivo flyback. Premendo il pulsante a ore 2 è possibile misurare il tempo trascorso in modo immediato, utilizzando la lancetta centrale dei secondi. È un sistema per eseguire misurazioni istantanee e sequenziali, senza che interferiscano con il funzionamento regolare dell’orologio.

Grazie a un dispositivo di frizione brevettato, si può dissociare la lancetta centrale dei secondi dal movimento, mantenendola ferma, e la si può rimettere in moto rilasciando il pulsante. In questo modo, la lancetta centrale dei secondi diventa un contatore di un minuto. Con il pulsante a ore 2 si azzera e si riavvia rapidamente il cronometraggio, senza utilizzare la consueta sequenza start-stop-reset.  

Le due nuove referenze

Le due nuove referenze, Chronograph ref. SR201-S e Timer ref. SR301-S, combinano i quadranti color argento spazzolato soleil con la cassa e il bracciale in acciaio inossidabile di Singer Reimagined. Lo stile del marchio è riconoscibile dal design, contemporaneo e classico al tempo stesso. Con i loro 40 mm di diametro, i modelli stanno bene sia sui polsi femminili sia maschili.

L’estetica nitida dei quadranti argentati e delle casse abbinate tono su tono amplificano l’eleganza e il fascino della collezione. La finitura spazzolata soleil del quadrante crea un gioco di luci che si fonde con la finitura della cassa. Questo colore del quadrante è anche un omaggio alla prima Track1 Launch Edition, edizione limitata del 2017 che ha dato il via alla storia di Singer Reimagined.

Interessante il design del bracciale, composto da due elementi a contrasto: le maglie spazzolate ad H e le maglie centrali arrotondate e lucide. Il bracciale garantisce vestibilità e comfort, anche per mezzo del meccanismo di microregolazione che consente di adattarne la lunghezza fino a 2 cm. La regolazione può anche essere fatta senza togliere l’orologio dal polso. 

Ben diverse le casse in bronzo del Chronograph ref. SR203 e Timer ref. SR303, una novità per Singer Reimagined. Il bronzo è infatti un materiale robusto e resistente, che si evolve e cambia visivamente a seconda dell’ambiente circostante. Per via delle sue particolari proprietà è spesso preferito all’acciaio, in quanto non solo è durevole, ma anche resistente alla corrosione dell’acqua salata e alle condizioni atmosferiche estreme.

La cassa in bronzo scolpito da 40 mm dei due orologi è evidenziata dai bordi lucidi e si combina con il quadrante verde opaco, con inserti color crema e tocchi dorati, che esalta il look vintage dei 1969 Bronze, rendendo omaggio a un’epoca sinonimo di avventura. Per questi primi modelli in bronzo, Singer Reimagined ha scelto un’altra “prima”, il cinturino. Si tratta di un cinturino realizzato a mano, in tessuto e pelle verde, abbinato al colore del quadrante e chiuso da un velcro. Una scelta estetica e pratica, che si sposa con la vocazione outdoor delle due referenze.

L’intelligenza di Singer Reimagined

Insomma, re-immaginare l’orologeria tradizionale non è certo facile, soprattutto perché è un campo nel quale il “già visto” è all’ordine del giorno. Per uscire dal mainstream con cui ho aperto questo articolo servono idee, visione e la capacità di tradurle in un progetto solido, in grado di convincere mercato e appassionati. Una sfida non banale, alla quale il marchio Singer Reimagined si è avvicinato con intelligenza e umiltà.

Lo ha fatto puntando su ciò che serve a distinguersi con un prodotto di qualità: meccanica ed estetica. Solo abbinando queste due componenti base dell’orologeria di qualità in modo che si sposino a un’idea forte e visionaria, è possibile provare ad avere successo in un mercato sempre più esigente e orientato verso l’alto di gamma.

Un mercato nel quale il marketing deve lasciare spazio alla sostanza, dove lo storytelling deve essere funzionale al prodotto e non viceversa. Ebbene, la collezione 1969, a mio parere, va esattamente in questa direzione: tanto arrosto e poco fumo. Perché di fumo, su lancette e quadranti, ne abbiamo già fin troppo.