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Gli anniversari dell’orologeria, un 2022 da festeggiare 

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Nel 2022 l’orologeria festeggia parecchi anniversari. Per una serie di fortuite coincidenze che si sono create nell’ultimo secolo, l’anno in corso è costellato di ricorrenze, “compleanni” di diversi esemplari famosi. Orologi che hanno fatto la storia, capaci di attraversare indenni il trascorrere del tempo, di superare il susseguirsi delle mode e i cambiamenti del gusto. In grado di sedurre intere generazioni, una dopo l’altra, grazie a piccoli ritocchi estetici e ben più importanti rinnovamenti meccanici.

I loro anniversari nei prossimi mesi saranno celebrati dalle rispettive case produttrici con una certa enfasi. Qualcuno ha già iniziato a fare festa con edizioni speciali, qualcun altro ha già annunciato celebrazioni in pompa magna, altri ancora (forse) saranno più discreti… Ma gli anniversari del 2022 non passeranno certo sotto silenzio – scommettiamo? Vediamoli, intanto, in ordine di anzianità.

I 90 anni del Calatrava

Il simbolo dell’eleganza di Patek Philippe nasce nel 1932, ispirato ai principi minimalisti del Bauhaus: “La forma di un oggetto è dettata dalla sua funzione”. La cassa quindi riflette esattamente la costruzione rotonda del movimento, il quadrante essenziale punta tutto sulla leggibilità e riporta le indicazioni con chiarezza. Il primo modello è la rinomata Referenza 96, con calibro a carica manuale, che diventa l’archetipo del “classico” orologio da polso.

Il Calatrava nel tempo si evolve nei dettagli (lunetta liscia, guilloché o con diamanti, piccoli secondi o secondi al centro, qualche tecnicismo come l’automatismo di carica o il datario), ma non perde mai nulla della propria leggendaria purezza stilistica. L’ultimo modello, lanciato l’anno scorso, è il Calatrava “Clous de Paris” Referenza 6119: in oro bianco o rosa, di dimensioni contemporanee, è animato da un nuovo movimento di manifattura a carica manuale, il calibro 30-255 PS, con autonomia di 65 ore e spirale Spiromax.

I 70 anni del Navitimer

Lanciato da Breitling nel 1952, prende nome dai termini “navigation” e “timer”. Perché fin dal prototipo è equipaggiato con uno strumento specifico per supportare i piloti durante la navigazione aerea: il regolo calcolatore. Un dispositivo meccanico posto fra la lunetta, il réhaut e il perimetro del quadrante, che permette di compiere una serie di operazioni utili in volo. Dalle più semplici (moltiplicazioni, divisioni, calcolo delle percentuali) alle vere e proprie funzioni aeronautiche (conversioni km/miglia, calcolo della velocità al suolo, della distanza coperta eccetera).

In realtà gli anniversari del Navitimer quest’anno sono due. Nel 1962, al modello originale Breitling aggiunge una versione speciale con l’indicazione delle 24 ore per l’astronauta della Nasa Scott Carpenter, quinto americano (nonché primo a mangiare cibo solido) nello spazio e secondo a orbitare attorno alla terra nella missione Mercury Atlas 7. Rimasto sempre in catalogo, il Navitimer nel tempo ha conosciuto innumerevoli versioni; parecchie solo negli ultimi anni, da quando Georges Kern ha preso le redini della marca. A proposito, già si sa che per il 70° anniversario il Ceo di Breitling farà le cose in grande. E ha previsto una serie di lanci: il primo alla fine di marzo. Vi terremo aggiornati…

I 65 anni dell’Omega Speedmaster

La storia dello Speedmaster è troppo nota per essere riassunta in poche righe: chi volesse ripercorrerne le vicende, sul nostro Giornale degli Orologi può trovare diversi articoli a tema (per esempio qui e qui). In questa occasione ricordo solo che il modello originario, lanciato nel 1957, era la celeberrima Referenza Ck 2915, creata per i piloti professionisti della auto da corsa. Interamente in acciaio, montava l’altrettanto famoso calibro 321 a carica manuale, e riportava sul quadrante le lancette Broad Arrow e sulla lunetta la scala tachimetrica.

Omega ha già cominciato a festeggiare il genetliaco dell’amato Moonwatch all’inizio dell’anno con un nuovo Speedmaster 321: un’edizione speciale forgiata in Canopus Gold, l’esclusiva lega in oro bianco della Casa. Ma anche di questo ci siamo già occupati altrove. Staremo a vedere nei prossimi mesi se la Maison di Biel concederà ai fan del cronografo altre occasioni per rendergli omaggio. Nel caso, ne riparleremo.

I 60 anni dell’Autavia

Ai giorni nostri, quando parliamo dell’Autavia, ci riferiamo al cronografo da polso lanciato da Heuer nel 1962. In realtà l’orologio – il cui nome deriva dall’unione delle parole “automobile” e “aviazione” – era nato nel 1933 come strumento di bordo per gli aerei e le vetture da corsa, e tale era rimasto fino al 1957, quando uscì di produzione. Nel ’62, appunto, rinacque per volontà di Jack Heuer, che lo trasformò in un esemplare dedicato sempre al mondo delle gare automobilistiche e indossato soprattutto (ma non solo) dai piloti di rally. Nel 1985 andò di nuovo fuori catalogo.

Torna poi in anni recenti, presentato nel 2019 a Baselworld, in sette modelli dall’estetica coerente con il passato. E quest’anno, a gennaio scorso, è stato riproposto da TAG Heuer che non perde occasione per celebrare i propri anniversari. Due le versioni: cronografo flyback (in due modelli: un panda stile vintage e l’altro d’impostazione più militare) con calibro sviluppato in-house e certificato Cosc; e un secondo fuso orario, anch’esso con movimento certificato Cosc. Perché TAG Heuer

I 50 anni del Royal Oak

Negli anniversari 2022 non può mancare l’icona di Audemars Piguet. Creato dalla matita da Gérald Genta, lanciato a Basilea nel 1972, è stato il primo orologio sportivo di lusso in acciaio. Ma agli esordi non riceve affatto un’accoglienza positiva: troppo grande, troppo costoso, troppo lontano dai canoni dell’epoca (oggi diremmo “troppo avanti”). Ci crede però Carlo De Marchi, l’agente italiano, che ne distribuisce 400 nel nostro Paese (la produzione iniziale era di 1000 esemplari); e ci crede Gianni Agnelli, che lo indossa nel ’74 e ne decreta il successo. Il resto è storia.

A distanza di mezzo secolo, la manifattura di Le Brassus celebra il Royal Oak con un’intera collezione, lanciata lo scorso gennaio. Che lo vede declinato in versione solo tempo e cronografo, in diversi formati (34, 37, 38 e 41 mm) – più il Jumbo (un ultrapiatto da 39 mm, il mio favorito) – e diversi materiali (acciaio, oro nelle differenti tonalità, platino). Ritoccato da un leggero restyling che ne migliora l’ergonomia, mantiene i segni distintivi di sempre, come la lunetta ottagonale fissata con viti dalla testa esagonale, il quadrante Tapisserie e il bracciale integrato.

Dal punto di vista meccanico, tutti gli esemplari della collezione anniversario sono dotati della massa oscillante “50 years”; ma c’è anche un nuovo calibro automatico con 60 ore di autonomia, introdotto nelle referenze da 37 mm. Il discorso è vasto: per saperne di più (in questo caso come per tutti gli altri illustrati in questa pagina), vi rimando al sito ufficiale. Dove potrete trovare anche un approfondimento dedicato, le AP Chronicles, risultato di anni di ricerca del team AP Heritage. Un progetto dal respiro enciclopedico, che per ora copre i primi 10 anni di storia. Tutto da leggere.