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Vacheron Constantin Overseas crono: performance in verde

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Scrisse una volta il filosofo francese Henri Bergson che «esistere è cambiare, cambiare è maturare, maturare è continuare a creare se stessi senza fine». Una frase che è quasi la sintesi della storia del Vacheron Constantin Overseas. Un orologio dalla storia relativamente breve, ma capace di lasciare un segno fortissimo nel mercato e nel cuore degli appassionati.

Sarà anche per questo che, a Watches and Wonders 2024, la Maison ginevrina ha portato un’estensione di gamma della collezione, caratterizzata da un contrasto pazzesco: cassa e bracciale in oro rosa e quadrante verde. Un colore che, stando a quanto raccontato dai signori di Vacheron Constantin, ha necessitato di diversi anni di sviluppo e di prove per ottenere la sfumatura corretta. Un verde unico, diverso da quelli che vediamo in altri marchi e marchietti.

I nuovi Vacheron Constantin Overseas verdi sono declinati in quattro versioni: un automatico con cassa da 35 mm arricchita di pietre preziose, un solo tempo con datario da 41 mm, un dual time con lo stesso diametro di cassa e un cronografo da 42,5 mm. Mi concentrerò su quest’ultimo modello perché è quello che, a mio avviso, ha i maggiori contenuti tecnici ed estetici. Non me ne voglia chi considera il cronografo una complicazione superflua. Ma prima di arrivare a questo nuovo verdone, faccio un passo indietro nella storia dell’Overseas, lo sporty-chic del Marchio.

La seduzione dello sporty-chic

È interessante, perché un marchio caratterizzato da una fortissima classicità come Vacheron Constantin ha dovuto a un certo punto cedere alla tendenza dello sporty-chic. Era il 1977 quando il giovane Jorg Hysek disegnò il 222, con il quale Vacheron Constantin celebrava il proprio 222° anniversario. Prodotto in quantità limitate, in diverse versioni e materiali, il 222 ebbe più successo dopo essere uscito dal catalogo a metà degli anni ’80, diventando più tardi un’icona dell’orologeria. Infatti, il vero boom degli sporty-chic del Marchio arrivò nel 1996, proprio con la linea Overseas.

Erano anni in cui il gruppo Vendôme Luxury aveva da poco acquisito da Investcorp Vacheron Constantin, che aveva intrapreso lo sviluppo dell’Overseas qualche mese prima della cessione. Il compito di ridefinire lo sporty-chic della Casa era stato affidato a un team di progettazione che comprendeva Dino Modolo, un designer di orologi esterno, e Vincent Kaufmann, interno all’azienda. L’idea di base non prevedeva solo uno sportivo di fascia alta: il target del Vacheron Constantin Overseas era quello dei viaggiatori, amanti di referenze sportive ma anche eleganti.

La nascita del Vacheron Constantin Overseas

L’Overseas nacque così attorno a una cassa di forma tonneau, dotata di una lunetta scanalata che ricordava la croce di Malta. Un bracciale integrato con maglie geometriche completava le linee dell’orologio. In tutto questo, il primo Overseas aveva un diametro contenuto di 37 mm, un’impermeabilità fino a 15 bar ed era animato dal calibro automatico VC1310.

A questa prima versione seguirono due modelli con casse più piccole, rispettivamente da 35 mm e 24 mm, e nel 1999 arrivò il cronografo, l’antenato di quello attuale di cui scriverò tra poco. Ancora un attimo di pazienza, perché nel 2004 ci fu la prima evoluzione della collezione Overseas, rivista grazie a un design più moderno, in particolare nel bracciale: ridisegnato e più ergonomico, era caratterizzato dal motivo della mezza croce di Malta, simbolo della Maison. 

I designer di Vacheron ne modernizzarono anche l’integrazione con la cassa, estendendo la maglia centrale fino alla lunetta. Furono tolte le spallette proteggi-corona e, grazie ai nuovi quadranti e alle aumentate dimensioni della cassa (42 mm), l’orologio assunse un aspetto più sportivo. Nella cassa si trovavano i calibri VC1126 e VC1137 e una gabbia in ferro dolce offriva al movimento una protezione completa dai campi magnetici.

La più recente e finora definitiva modernizzazione della famiglia di orologi avvenne nel 2016, quando il Vacheron Constantin Overseas si tradusse in una collezione più sofisticata, senza perdere nulla del carattere avventuroso della linea. Fu ancora la matita di Vincent Kaufmann a disegnare un orologio con linee più fluide, la cui cassa accentuava la forma a botte e in cui un disco, posto al di sotto della lunetta, sottolineava l’apertura del quadrante. La lunetta a croce di Malta passò da 8 a 6 tacche e si estese fino al bordo della cassa. 

Il verde del Vacheron Constantin Overseas

Proprio di quest’ultimo restyling sono figlie anche le referenze di Watches and Wonders 2024. Come anticipato, scegliendo fior da fiore, mi focalizzo sul cronografo. E parto dal quadrante, visto che è ciò che a Ginevra ha fatto parlare di più. Perché questo particolare punto di verde è stato ottenuto con la stesura di diversi strati di laccatura traslucida, che ha come effetto quello di accentuare la profondità del lay-out. La satinatura soleil completa il lavoro di finitura a dir poco maniacale da parte degli artigiani di Vacheron Constantin.

Nel cronografo, i contatori dei piccoli secondi, dei 30 minuti e delle 12 ore hanno una finitura concentrica che stacca con il resto del quadrante e dà l’impressione di una tonalità di verde1 ancora più scura. Il giro interno della minuteria, con satinatura concentrica, ospita gli indici in oro rosa applicati, sfaccettati ed evidenziati dal Super-LumiNova. Ancora più scuro il giro esterno della minuteria, graduato a 5 minuti.

Molto bello il dettaglio delle lancette, tutte in oro rosa, che va apprezzato da vicino. Mentre le lancette delle ore e dei minuti, a daga, sono sfaccettate e lucide, quelle dei secondi cronografici e dei tre contatori hanno una lavorazione satinata verticale. Un’alternanza di finiture che accentua molto la qualità, percepita e reale, di questo Vacheron Constantin Overseas cronografo.

Finiture eccellenti

All’inizio ho scritto di contrasto pazzesco tra il verde e l’oro rosa. Del verde ho detto, eccomi all’oro, che trionfa sia nella cassa sia nel bracciale, senza concedere nulla alla banalità. Come ho scritto sopra, la cassa misura 42,5 mm, una dimensione consueta per un cronografo che va a braccetto con i 12,67 mm di spessore. A Ginevra l’ho indossato sul mio polso sottile e vi posso assicurare che veste comunque molto bene. Chiaramente, il peso dell’oro rosa si sente tutto, ma l’orologio scivola comunque bene sotto al polsino.

Bella l’alternanza di lavorazioni satinate e lucide. Troviamo le prime sul fondello, sul bracciale, sulla parte superiore della cassa e sull’anello al di sotto della lunetta. Che è lucida al pari della corona, dei pulsanti cronografici e del lato cassa. Lucide sono anche le parti interne delle maglie del bracciale, che appaiono e scompaiono a seconda della flessibilità di quest’ultimo.

Il combinato disposto cassa-bracciale, come scrivevo poco fa, si fa sentire al polso. Per fortuna di chi non è un culturista, anche questo Vacheron Constantin Overseas cronografo (come tutti gli esemplari della collezione) è fornito di un cinturino in caucciù verde e di uno in pelle di vitello anch’esso verde, con impunture grigie. Grazie al meccanismo di sgancio rapido (l’ho provato, funziona ed è facile da usare), alternando bracciale e cinturini pare davvero di indossare tre orologi diversi.

Il calibro del Vacheron Constantin Overseas crono

Ultimo, ma non meno importante, è il calibro. Come sempre è di manifattura, ed è il 5200, introdotto da Vacheron Constantin nel 2016 con l’ultimo restyling della collezione Overseas. Attualmente è infatti il movimento cronografico che equipaggia tutte le referenze di questa linea ed è un esempio di affidabilità.

Lavora a 28.800 alternanze/ora, arriva fino a 52 ore di autonomia e, come negli standard moderni, attiva la funzione cronografica tramite una ruota a colonne. La massa oscillante è caratteristica e riconoscibile, grazie all’incisione con la rosa dei venti che è tipica del Vacheron Constantin Overseas. L’oro di cui è fatta ha la giusta densità per assicurare una ricarica efficace.

Il calibro è marchiato dal prestigioso Punzone di Ginevra. A beneficio di quanti non lo conoscessero, si tratta di una certificazione riservata agli orologi fabbricati nella città svizzera. In origine i requisiti cui sottostare per potersene fregiare erano legati principalmente alle finiture e alle lucidature dei diversi componenti. Oltre che certificare la qualità del calibro e assicurare precisioni e prestazioni, testimoniava l’alto livello di finitura manuale. Negli ultimi anni i requisiti per ottenere il Punzone di Ginevra includono anche test sul movimento incassato e sul corretto funzionamento dell’orologio esposto a condizioni particolari.

Insomma, un orologio bello, portabile, ma non per tutti. Non solo per il prezzo – 88.000 euro -, ma perché è pensato per chi ha in sé spirito d’avventura ed eleganza. E credo siano in pochi ad averli insieme. Il tema scelto da Vacheron Constantin per le collezioni di quest’anno è From Geometry to Artistry, dalla geometria all’arte (o alla tecnica, se preferite); per come ho avuto modo di sperimentare dal vivo, se l’Overseas cronografo verde fosse sui banchi di scuola e svolgesse questo tema, si meriterebbe un bel 9.