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Couture O’Clock, Chanel e il tempo della sartoria

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Si chiama Couture O’Clock ed è una delle collezioni meglio riuscite (e divertenti) non solo dell’orologeria Chanel ma di tutto il Salone di Ginevra 2024. L’ho pensato appena l’ho vista nelle teche di Watches and Wonders, lo scorso aprile – e lo credo ancora, a distanza di mesi, dopo averci riflettuto più a fondo. Perché è creativa, coerente e del tutto originale. Non ha paragoni né precedenti nel mondo delle lancette, di ieri o di oggi.

Motivi e ispirazioni di Couture O’Clock

Più volte ho ripetuto che l’orologeria Chanel prende ispirazione dalla figura e dalle passioni della fondatrice della Casa di moda. Con la collezione Couture O’Clock, Arnaud Chastaingt e il team di progettisti dello Studio de Création Horlogerie Chanel hanno trovato un modo nuovo di celebrare Mademoiselle Coco. Hanno reso omaggio all’obiettivo da lei perseguito con impegno per tutta la vita: il suo lavoro.

Couture O’Clock interpreta infatti gli strumenti del mestiere di Gabrielle Chanel in chiave orologiera. Aghi, forbici, ditali, rocchetti da cucito, metri da sarta, spille da balia, puntaspilli, manichini… Tutti gli oggetti, grandi e piccoli, che si ritrovano in un laboratorio di sartoria – usati anche del suo atelier parigino di rue Cambon – sono trasposti in questi esemplari, con fantasia e ironia (perdonatemi la rima, ma non trovo parole migliori).

Couture O’Clock, una capsule molto vasta

Tra l’altro Couture O’Clock è un insieme composito in cui concorrono elementi di alta orologeria, alta gioielleria e mestieri d’arte. Una collezione ricchissima, con pezzi unici, iper-preziosi riservati solo alle più fortunate, ed esemplari più accessibili, benché sempre millesimati. Sì, perché si tratta comunque di una capsule collection, i cui orologi in produzione limitata saranno in vendita solo per un certo periodo di tempo nelle boutique monomarca.

Dato che è impossibile descriverli tutti in una sola occasione, per il momento ho deciso di concentrarmi solo su alcuni. Per gli altri, riprenderemo il discorso in futuro. Ho scelto quindi i modelli meno impegnativi, sia nel senso del costo che della portabilità: non perché non mi piacciano i diamanti (tutt’altro!), ma perché preferisco offrire a più persone possibili la possibilità di partecipare al sogno…

I J12 Couture

Comincio allora dal J12 Couture 38 mm, forse il modello più emblematico. Dimostra come l’immaginazione sia in grado di trasformare un orologio solo attraverso la modifica di dettagli chiave. Al posto delle lancette di ore e minuti ci sono infatti un paio di forbici, quella dei secondi centrali ha la forma di un ago, il lay-out del quadrante riprende la carta quadrettata dei cartamodelli e la lunetta ricorda un metro da sarta.

Oltre alla versione di taglia M, in ceramica nera, c’è anche il J12 Couture 33 mm in ceramica bianca. Identico nell’estetica, se non per il colore e le dimensioni ridotte, si differenzia dal precedente anche per il movimento – lì automatico, qui al quarzo. Ma per non appesantire il racconto, troverete tutte le specifiche tecniche degli orologi (anche di quelli descritti in seguito) nelle didascalie della gallery in alto.

I Première Couture

Nella collezione Couture O’Clock, il primo orologio di Chanel in senso temporale (è uscito nel 1987) si “sdoppia” in due referenze. Da un lato c’è il Première Ruban Couture, in cui il caratteristico cinturino a doppio giro, di solito simile alla catena della 2.55, lascia il posto a un metro da sarta (sempre double tour). Alla piccola cassa è appeso un ciondolo con il volto di Mademoiselle Coco che fa l’occhiolino e manda un bacio.

Dall’altra parte c’è il Première Charms Couture, in cui il tipico cinturino a catena intrecciata con un nastro di pelle nera (doppio, nel senso di sovrapposto) fa da supporto a numerosi charms. Oltre alla cassa dell’orologio, s’incontrano così un piccolo ditale, una spilla da balia, l’etichetta di un outfit Chanel, un rocchetto di filo, il busto di un manichino Stockman e, di nuovo, il volto affettuoso di Mademoiselle.

Il BoyFriend Couture e il Code Coco Couture

E concludo con due ulteriori esemplari. Il Boy∙Friend Couture riprende il motivo della giacca Chanel di tweed. La celeberrima e stra-desiderata little black jacket – già apparsa nel Mademoiselle Privé Pique-Aiguille dello scorso anno – con tanto di punti di imbastitura e con i bottoni dorati, incastonati di diamanti. Da notare la catena che incornicia la lunetta (applicata nella realtà dalle sarte Chanel all’interno delle giacche per assicurarne il perfetto aplomb) e il cinturino in pelle effetto gros-grain.

Infine il Code Coco Couture, in cui il cinturino in pelle nera e oro è interamente decorato con gli attrezzi da sartoria: non solo quelli già elencati sopra, ma anche bottoni, grucce appendiabiti o aghi col filo, accostati a simboli della Casa come la camelia o il numero 31. Per chi non lo sapesse, quest’ultimo è il civico di rue Cambon dove hanno sede il flagship store, i saloni e lo studio/appartamento di Gabrielle Chanel, che acquistò l’edificio nel 1918 per aprirvi il proprio atelier di moda. Tanto può raccontare un solo numero, chez Chanel…