Io che sono diversamente giovane, quando ho visto il Retrovision ’47 di Hautlence ho pensato immediatamente a un’orecchiabile canzone della mia infanzia, Video Killed the Radio Stars, dei semisconosciuti The Buggles. Un motivetto il cui video, due anni dopo, diede il via alle trasmissioni di Mtv, il 1° agosto 1981, a mezzanotte e un minuto. E che mi torna in testa come il classico dei tormentoni estivi ora che mi accingo a scrivere del Retrovision ’47. Ossia di un oggetto che fatico a definire orologio, anche se nasce a tutti gli effetti per segnare l’ora.
Il colpo di genio del Retrovision ’47
Quali siano la storia e la filosofia costruttiva di Hautlence, l’ho accennato poco più di un anno fa in questo articolo, al quale vi rimando per rinfrescarvi la memoria. E, se leggete bene, c’è anche una coincidenza interessante. Là scrivevo del Linear Series 2 e di come mi avesse impressionato una volta visto a Watches and Wonders. Per il Retrovision ’47 è stata più o meno la stessa cosa, a dimostrazione di quanto l’appuntamento ginevrino valga il prezzo del biglietto, specialmente per ciò che mettono in mostra i marchi cosiddetti indipendenti.
Fatta questa premessa, arrivo al Retrovision ’47 perché, per coloro che sono alla ricerca di novità e originalità, questo orologio è semplicemente una bomba. Ed è nato (come spesso accade per gli orologi di Hautlence e di H. Moser & Cie.) per far parlare. Creato come pezzo unico, ha un design dichiaratamente ispirato all’apparecchio radiofonico Model 5A5 della General Television & Radio Corp., realizzato negli anni ’40. Un esercizio di stile e di design per immaginare il tipo di orologio che Hautlence avrebbe potuto costruire se fosse stata fondata allora e non vent’anni fa.
Ebbene, nonostante il Marchio non avesse previsto di metterlo in commercio, questo modello ha talmente colpito nel segno, è stato accolto con così tanto entusiasmo da convincere il management a moltiplicare per dieci il pezzo unico iniziale. Così il Retrovision ha dato vita a un’edizione limitata di 10 esemplari. Se pensiamo poi che un orologio più che su un polso si appoggia sul radio… ebbene, il cerchio si chiude.
Una cassa non banale
In sostanza, quindi, Hautlence ha preso quasi in toto il design rétro di quella radio, lo ha ridotto di scala e lo ha trasformato in un orologio meccanico di altissima qualità. Le differenze visive sono minime – nel Retrovision ’47 mancano le due manopole del ricevitore radio ed è comparsa una seconda maniglia a ore 6 – perché uno degli obiettivi di Hautlence è chiaro: preservare il più possibile l’identità estetica della radio, anziché richiamarla in modo vago con il design e la scelta dei colori.
Il risultato è una cassa dalle linee rettangolari smussate, che misura 44,4 mm di larghezza e 39,2 mm da ansa a ansa, con uno spessore tutto sommato contenuto: 12,1 mm. Il Retrovision ‘47 è leggerissimo perché ha la cassa in titanio grado 5. Oltre alla forma particolare – ancora più notevole se si considera la difficoltà di lavorazione di questa lega -, la cassa ha un’altra peculiarità: è dipinta a mano. Nessun procedimento industriale sarebbe stato in grado di riprodurre l’aspetto marmorizzato verde e bianco del guscio in bachelite della radio Model 5A5.
Il piccolo quadrante è in ottone placcato oro ed è decorato nella parte centrale con un motivo che ricorda il cosiddetto Nastro di Möbius, che Hautlence ha adottato come logo. È protetto da un vetro zaffiro con trattamento antiriflesso, ma il Marchio non specifica se applicato su un solo lato o su entrambi. La griglia dell’altoparlante a fianco del quadrante, la cornice di quest’ultimo e le due “maniglie” curve sui lati verticali della cassa – che fungono da anse – sono in titanio grado 23 lucido, un’altra brutta bestia da lavorare con questo tipo di finitura.
Il movimento di manifattura
Il fatto che qualche riga sopra io abbia definito il Retrovision ’47 un orologio meccanico di altissima qualità è dovuto non solo alle finiture, ma anche e soprattutto al movimento. Che Hautlence ha reso visibile attraverso un fondello in cristallo zaffiro trasparente, anche se forse avrebbe potuto fare di meglio senza esagerare con le scritte.
Considerando le dimensioni ridotte del fondello, l’averci messo “Model ED 20 Made to operate only on 21.600 A/h – Guaranteed Autonomy for 72 hours – Proudly produced in Switzerland” crea qualche difficoltà nella piena visione del calibro. Per quanto le scritte siano traslucide, un movimento di alta manifattura come il D20 automatico meriterebbe di essere messo maggiormente in luce e non mortificato come se fosse un qualunque movimento industriale.
Lasciato spazio a questa considerazione del tutto personale, riservo qualche dettaglio tecnico in più sul movimento per le didascalie, accennando solo a quanto già si legge sul fondello: il calibro lavora a 3 Hz e ha circa 3 giorni di autonomia. E, a proposito di vedo-non-vedo, la griglia sul quadrante non ha solo una funzione estetica, ma anche quella di celare parzialmente alla vista la star del calibro D20: il tourbillon volante a un minuto. Che dà il meglio di sé al buio.
Poiché la griglia lo nasconde parzialmente, Hautlence ha pensato a un tocco magico: lo ha circondato con un motivo a onde radio ricoperto di Super-LumiNova grigia su sfondo nero, che emette un bagliore verde al buio come gli indici sul quadrante. Un effetto suggestivo, che esalta l’ispirazione radio-vintage del Retrovision ’47 ed è del tutto privo di funzionalità pratica. Se si considera inoltre che anche gli indici sul quadrante hanno la stessa luminescenza verde, ma che le lancette non hanno alcun punto di Super-LumiNova, il risultato (voluto) è più una radio che un orologio.
Retrovision ’47: per chi cerca altro
Chiudo con qualche considerazione. Come credo molti di voi abbiano capito, personalmente ho un debole per i marchi indipendenti. Anche se spesso tendono a strafare, in termini di design più che di complicazioni, compromettendo quello che in orologeria è inderogabile: la leggibilità. È un peccato di gioventù, un’esuberanza tipica di brand poco più che adolescenti, che denota però voglia di osare e di rompere, se non gli schemi (un orologio servirà sempre a segnare le ore, altrimenti sarà un oggetto diverso), almeno qualche tradizione codificata.
Ebbene, penso che nel caso del Retrovision ’47 Hautlence non abbia voluto rompere un bel niente se non le scatole ai tradizionalisti in servizio permanente effettivo. Lo ha fatto con un orologio visionario, giustamente inserito in quel segmento premium che il Marchio occupa stabilmente e a pieno diritto.
Dopotutto, 60mila franchi svizzeri non sono una cifra per chiunque. Lo sono, probabilmente, per quanti cercano un pezzo insolito con un’accattivante estetica rétro. Un esemplare che vuole allontanarsi stilisticamente non solo dalla normalità del “già visto” in orologeria, ma anche dalle linee moderne e tecniche che caratterizzano il catalogo di Hautlence. Che dire: beati loro.